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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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L’inverno islamico soffia su Gerusalemme 03/04/2013

L’inverno islamico soffia su Gerusalemme
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz)


Mordechai Kedar              Emiro del Qatar


Gerusalemme

L’emiro del Qatar ha utilizzato tutta la sua ricchezza nella lotta contro il nemico sbagliato, è questa  
una delle maggiori denunce del regime siriano contro il coinvolgimento del Qatar in Siria nel corso degli ultimi due anni. Invece di combattere Israele, che è il vero problema di arabi e musulmani, l’emiro del Qatar usa la sua forza e le sue ricchezze per combattere i regimi, in particolare Siria e Libia, che adottano forti posizioni  contro Israele e il sionismo. Il Qatar in genere non risponde ad accuse di questo genere, perché tutti sanno che Israele è sempre stato utilizzato per nascondere i veri problemi del mondo arabo e musulmano, che si identificano con quei regimi corrotti, crudeli e illegittimi.

Tuttavia, la propaganda siriana alla fine ha avuto successo. Martedì scorso (26 marzo), mentre il popolo ebraico celebrava il primo giorno della Festa della Libertà, il vertice della Lega Araba si è riunito a Doha, capitale del Qatar, e ha preso due importanti decisioni: la prima è stata quella di armare l’opposizione siriana ( che, com’è noto, comprende anche alcuni gruppi jihadisti vicini ad al-Qaeda, come “Jabhat al- Nusrah”) ed estromettere Bashar Assad e il suo regime dalle istituzioni della Lega, sostituendolo con l’opposizione siriana. Alla conferenza al vertice infatti, dietro l’insegna della “Repubblica araba siriana”sedeva Muath al-Khatib, capo della coalizione delle organizzazioni di opposizione.

La seconda decisione è stata quella di istituire un fondo di un miliardo di dollari per rafforzare il carattere arabo e musulmano di Gerusalemme e, per aumentare il senso di legittimità e risolvere questa decisione, il Qatar ha annunciato che sta donando mezzo miliardo di dollari al fondo.  Quest’ultimo servirà a finanziare progetti e piani per rafforzare la determinazione degli abitanti di Gerusalemme e dare impulso all’economia palestinese al fine di liberarla della dipendenza economica da Israele. Per la gestione del fondo è stata nominata la “Banca di sviluppo islamico”. Parallelamente, la conferenza al vertice ha deciso di formare una delegazione di ministri guidata dal Primo Ministro e Ministro degli Esteri del Qatar, lo sceicco Hamad bin Jassim al-Taib, e che comprenderà membri provenienti da Giordania, Arabia Saudita, Palestina, Egitto e Marocco, oltre al segretario generale della Lega. La funzione di questa delegazione sarà di fare pressione sul governo americano in merito alla Palestina in generale e sulla questione di Gerusalemme in particolare.

Il problema  è se considerare seriamente le intenzioni del Qatar, soprattutto alla luce del fatto che tra un mese saranno trascorsi 46 anni dall’unificazione di Gerusalemme.  Tra quattro anni saranno 50 anni che il mondo islamico piange la perdita di Gerusalemme , ritornata capitale di Israele, e 50 anni ha un valore simbolico di eternità. E’ probabile che il Qatar si riferisca alla questione di Gerusalemme con assoluta serietà, per diversi motivi:

1. Il controllo islamico su Gerusalemme Est, e in particolare sull’area del Monte del Tempio, significa secondo l’Islam l’abolizione del giudaismo, e l’applicazione del concetto islamico secondo cui l’Islam è venuto nel mondo per sostituirsi all’ebraismo e al cristianesimo. I musulmani non possono tollerare il dominio ebraico sul Monte del Tempio, perché dal loro punto di vista, significa che l’ebraismo è tornato a essere una religione importante dopo  che l’Islam l’aveva sostituito quando si diffuse nel settimo secolo dell’era volgare.

2. Più di ogni altra cosa, l’autorità ebraica sul Monte del Tempio è il simbolo delle vittorie israeliane sul mondo arabo nelle guerre fin dal 1948. Questo è un insulto per l’onore arabo e per l’orgoglio islamico.

3. Non c’è, né potrebbe esserci un’altra interpretazione: gli ebrei possono vivere come “dhimmi” (un popolo protetto) dell’Islam, purché accettino i limiti che il regime musulmano gli impone, e in nessun modo è possibile che gli sia permesso di vivere come popolo sovrano sul territorio  che l’islam aveva dichiarato proprio,  chiamato con il nome “al-Aqsa” già dalla fine del VII secolo, cioè  il Monte del Tempio.

4. Dato che la “primavera araba” - che il Qatar ha finanziato e promosso per molti versi – viene vista come un bagno di sangue le cui vittime sono arabi e musulmani, il Qatar deve espiare questo peccato, utilizzando le proprie risorse contro il  rivale storico, l’ebraismo  e Israele in particolare.

5. Il fatto che il Presidente degli Stati Uniti abbia un rapporto positivo nei confronti dei palestinesi e dei loro fratelli arabi, significa che c’è una forte probabilità  che l’attuale amministrazione sarà in sintonia con le richieste palestinesi, arabe e islamiche che riguardano Gerusalemme.

6. All’interno del mondo arabo e musulmano c’è un consenso quasi unanime che vede Gerusalemme come proprietà islamica. Questo consenso, ovviamente,affida  al Qatar la gestione del problema  con l’approvazione pressochè generale.

7. La battaglia per Gerusalemme è quasi l’unico aspetto sul quale si trovano d’accordo  tutte le fazioni  palestinesi, per cui  può essere utilizzato come base per la riunificazione di Fatah e Hamas.

8. In Israele numerosi “buonisti” pensano che rinunciare a Gerusalemme servirebbe a calmare  arabi e  musulmani, dopo di che Israele potrebbe vivere in pace. Chiedono il “compromesso”, il che significa che Israele dovrebbe rinunciare a Gerusalemme Est, Monte del Tempio incluso,  per questo il Qatar può contare anche su di loro nella lotta contro Israele.

Che cosa possiamo aspettarci?

Un miliardo di dollari è una cifra enorme, e il Qatar può utilizzarla in molti modi, tutti autorizzati dalla legge israeliana: acquistare edifici e terreni da ebrei e cristiani  a un prezzo esorbitante; far in modo da impedire a ebrei e cristiani di acquistare edifici e terreni; istituire organizzazioni sociali e civili  islamiche  “caritatevoli” ,  con la partecipazione di ebrei e cristiani, vuoi per ingenuità o interessi personali; promuovere le attività e il “mantenimento” del controllo del Waqf sul Monte del Tempio con iniziative per adulti e giovani,  organizzate dai gruppi islamici a Nord e a Sud di Israele; fare donazioni per i residenti arabi di Gerusalemme per l’edilizia, con o senza una licenza legale; risarcire i residenti arabi di Gerusalemme per le abitazioni che sono state abbattute dallo Stato o dalla municipalità e finanziare chi agisce per impedire  la distruzione di altri edifici; aumentare a Gerusalemme la copertura mediatica di al-Jazeera, il canale jihadista del Qatar, al fine di risvegliare la consapevolezza dell’”occupazione”, dopo che gli eventi della “Primavera araba” l’avevano emarginata dall’attenzione internazionale; finanziare  azioni legali per ottenere la restituzione delle proprietà in cause individuali o contro il Comune o l’ “Autorità statale  sulla Terra di Israele”; finanziare azioni legali per ritardare e cancellare i progetti di sviluppo della città; rilanciare attività a livello internazionale per aumentare la consapevolezza dell’“occupazione” israeliana a Gerusalemme; promuovere la convocazione di conferenze internazionali sul tema della “giudeizzazione di Gerusalemme”; attivarsi contro le iniziative israeliane all’estero che mostrano come Gerusalemme è la capitale di Israele; sostenere gli appelli alle organizzazioni internazionali e ai tribunali contro le misure che Israele adotta a Gerusalemme; finanziare il sistema educativo arabo a Gerusalemme, per impedire l’ingerenza del Ministero dell’Educazione israeliano; finanziare la costituzione e lo sviluppo di infrastrutture (acqua, fognature, elettricità, comunicazioni, strade, marciapiedi , parchi) a Gerusalemme Est;  finanziare la costruzione di moschee a Gerusalemme Est; finanziare le ONG israeliane come “Ir Amim” e altre con gli stessi scopi attraverso il Nuovo Fondo Israele o fondi americani come la Fondazione Ford; pagare i politici israeliani che sostengono la divisione di Gerusalemme; finanziare  delegazioni internazionali  per “capire la realtà” di Gerusalemme; finanziare i “viaggi alle radici” a Gerusalemme per le persone provenienti dagli Stati Uniti e dall’Europa ;  promuovere la diffusione di libri e pubblicazioni sul passato islamico e il “ triste presente” di Gerusalemme; sostenere l’unione dei lavoratori stranieri musulmani - e soprattutto dall’ Eritrea - a Gerusalemme; finanziare le manifestazioni a Gerusalemme, affinchè appaiano  sui mezzi di informazione; sostenere in modo occulto le famiglie dei “martiri” che si sono sacrificati e di coloro che si sacrificheranno in attentati terroristici a Gerusalemme.

Queste sono solo alcune delle attività che il Qatar sarà in grado di finanziare, apertamente o indirettamente. Alcune sono già operative! E’importante notare che il Qatar è in grado di far entrare il denaro in Israele attraverso fondi monetari, società e organizzazioni finanziarie che agiscono legalmente in Europa o negli Stati Uniti, ed è estremamente difficile, per un paese democratico come Israele, porre fine al flusso di questo denaro  interrompendone  le attività collegate.  Si potrebbe  utilizzare la “Legge Fondamentale su Gerusalemme”, al fine di ampliare le autorità dello Stato in modo che affronti efficacemente la minaccia del Qatar di portare a Gerusalemme un “inverno islamico”, come sta già facendo fin dal dicembre  2010. La democrazia non deve permettere al jihad di attaccarla, anche se questo jihad utilizza mezzi che all’apparenza paiono legali. Questa si chiama “democrazia difensiva”, e uno stato democratico che si astiene dal difendersi è una “democrazia suicida”.

Il sostegno del Qatar agli antisemiti non è una novità: solo pochi mesi fa l’emiro del Qatar aveva visitato la Striscia di Gaza e donato al governo terrorista di Hamas quasi un miliardo e mezzo di dollari, certo non per finanziare una delegazione di “innamorati di Sion” nella Striscia. Così il Qatar ha dimostrato di essere uno Stato che sostiene il terrorismo, e nel modo più ufficiale. Se il popolo ebraico e i suoi sostenitori cristiani non si svegliano in tempo, ci potremmo trovare vittime del  jihad che il Qatar ha dichiarato contro Israele riguardo a Gerusalemme. Il corpo legislativo israeliano deve agire immediatamente, al fine di definire il quadro normativo per la battaglia difensiva  di quella che è da 3000 anni la capitale di Israele e degli ebrei.

Il mondo ebraico e cristiano deve usare le sue capacità politiche e le risorse finanziarie per prevenire il male invasivo che minaccia Gerusalemme, portato dalle tribù del deserto e finanziato con i soldi del petrolio.

Nel novembre dell’anno 636 dC iniziò l’assedio islamico di Gerusalemme, che era allora sotto il comando del vescovo bizantino Sofronio. Sei mesi più tardi, verso la fine di aprile del 637, dopo che il califfo Omar bin al-Khattab era arrivato alle porte della città, Sofronio si arrese e consegnò le chiavi di Gerusalemme al crudele sovrano delle tribù del deserto. La domanda che il mondo si pone ora è la seguente: saranno le chiavi della Città Santa di nuovo consegnate alle tribù del deserto che entrano dalla penisola arabica sulle ali dei petrodollari? Non è giunto il momento di annullare l’eredità di  Moshe Dayan, che ha concesso il controllo  del Monte del Tempio al Waqf, in modo da poter continuare a raccogliere reperti archeologici dei quali sempre stato un grande collezionista  ?  Il mondo ebraico e cristiano permetterà al denaro derivato dal petrolio di sottomettere nuovamente la Città Santa e mettere in ginocchio i suoi residenti ?

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link:
http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com/


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