Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 26/03/2013, a pag. 3, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Erdogan e Netanyahu fanno pace, cattiva notizia per Assad ". Pubblichiamo il commento di Deborah Fait dal titolo " Netanyahu , Erdogan e solidarietà a Riccardo Pacifici ".
Ecco i pezzi:
INFORMAZIONE CORRETTA - Deborah Fait : " Netanyahu , Erdogan e solidarietà a Riccardo Pacifici "
Deborah Fait Bibi Netanyahu
Recep Erdogan
Ho letto svariate opinioni sulla “pace” fatta tra Israele e Turchia, ho letto anche tanto sarcasmo del tipo: “altro che Eurabia, voi israeliani calate subito le brache davanti a un paese islamico dopo un ordine di Obama” e giu’ risate ironiche sulla supposta “debolezza” di Israele. Critiche degne della famosa “casalinga di Voghera” che, notoriamente, poco capisce di politica e molto di gossip, alle quali vorrei rispondere.
Il mondo arabo islamico riesce sempre miracolosamente (approfittando della credulita’ degli occidentali) a cambiare le carte in tavola, e’ accaduto anche stavolta e , dopo la telefonata tra Netanyahu e Erdogan, si sono scatenati i soliti noti, vale a dire Nasrallah, capo di Hezbollah, Haniye’, capo di hamas, preceduti dalle dichiarazioni di Erdogan e del suo primo ministro Ahmet Davutoglu, strombazzando al mondo che Israele ha accettato, capitolando, tutte le richieste turche.
Facciamo qualche passetto indietro, anzi un passone, incominciando dalla guerra dei 6 giorni vinta da Israele con delle azioni che ancora oggi sono studiate nelle Accademie Militari di tutto il mondo. Bene, dal 1967, nonostante la disfatta araba, in Egitto, Siria e circondario, la guerra in questione veniva presentata come “grande vittoria” del mondo arabo contro il nemico sionista “distrutto”. Nasser, prima di cedere al coccolone, urlava ai suoi di risparmiare solo le belle donne e annunciava al mondo di essere gia’ arrivati a Tel Aviv e di aver iniziato la strage.
Dopo la seconda guerra tra Israele e Libano , Nasrallah, dal suo bunker a molti metri sotto terra urlava dai microfoni . “Abbiamo vinto, i sionisti si ritirano ” ..... pero’... da allora.... non ha ancora avuto il coraggio di uscire all’aria aperta e sono fermi in depositi sotterranei i missili che faceva lanciare su Israele. Anche l’altro campione arabo di menzogne e morte , Haniye’, dopo l’ultima operazione di Israele a Gaza, operazione resa necessaria dalle centinaia di missili lanciati su Israele, ha dichiarato vittoria....anche se da allora stanno calmini e soprattutto non cadono piu’ missili nel sud di Israele se non qualche rarissimo risveglio tanto per ricordarci che esistono.
Potrei anche ricordare tutte le bugie diffuse negli anni dagli arabi palestinesi, Pallywood, avete presente? Palle sul numero dei loro morti mettendo nel mucchio anche chi moriva di appendicite e chi ammazzavano loro stessi, palle su Mohamed Al Durra, palle sui morti di Jenin, aggiungendo uno zero alle 58 vittime reali, palestinesi e israeliane, per loro solo palestinesi e aumentate nella loro fantasia a 500, palle sui funerali con il morto che cammina. Palle su tutto, persino sull’11 settembre, soffiando al mondo la notizia che tale mostruosita’ fosse compiuta da ebrei e americani e non da loro, i santi figli di Allah. Purtroppo il mondo gli crede sempre, dimostrando ottusita’ mista alla solita paranoia antiebraica e antiamericana.
Gli arabi, sti grandi figli di ...Allah, hanno avuto anche la barbarie di mentire sulla strage della famiglia Fogel diffondendo la calunnia che era un massacro fatto da ebrei contro ebrei e la parte piu’ schifosa del mondo occidentale ha creduto anche a questo,( letto personalmente sui piu’ indegni siti antisemiti di sinistra e di destra).
Per cultura e per legge i musulmani possono mentire , la menzogna e’ il loro pane quotidiano se detta per il bene dell’islam e il bene dell’Islam per un musulmano e’ tutto quello che fa parte della vita quindi.... avanti prodi ....con la Takjia o tekke’ ovvero la licenza di mentire sempre e comunque . Questa concessione si e’ generalizzata diventando regola religiosa cui e’ tenuto ogni musulmano. Capirete quindi che e’ bene prendere colle pinze ogni loro dichiarazione.
Veniamo ai fatti : da mesi Israele pensava a una specie di riconciliazione con la Turchia per vari motivi, la situazione drammatica in Siria, il desiderio di entrare ufficialmente nella NATO di cui la Turchia e’ membro, non ultimo gli antichi legami di amicizia risalenti al 1492 tra ebrei e popolo turco e intrerrotti dall’isteria islamica di Erdogan che fino all’altro giorno urlava che la riconciliazione con Israele era impensabile.
Tanto impensabile che e’ avvenuta senza le scuse per essere saliti sulla Mavi Marmara, ma solo per le vittime turche negli scontri avvenuti sul ponte della nave. Nessuna dichiarazione pubblica come pretendeva Erdogan, ma molto privata, al telefono, e non rivolta alla persona di Erdogan ma al popolo turco da parte di Israele.
Le parole esatte, una formula pensata mesi prima dell’arrivo di Obama a dimostrazione che quest’ultimo e’ stato solo il tramite di una decisione gia’ presa in Israele: .”Alla luce delle indagini svolte da Israele sugli incidenti e eventuali errori nell’operazione .....il Primo Ministro esprime il dispiacere di Israele al popolo turco per ogni azione che possa aver portato alla perdita di vite umane...”
STOP!
Quindi nessunissima scusa per aver bloccato in mare la Mavi Marmara, diritto di Israele a fronte dei terroristi imbarcati sulla nave, diritto ammesso anche dalla commissione Palmer (ONU) del luglio 2011.
Chiediamoci perche’, mentre gli arabi sbraitavano la capitolazione di Israele, il nostro governo non ha risposto. Ce lo spiega Herb Keinon sul Jerusalem Post: l’obiettivo di Israele, nonostante la solita retorica islamica, e’ di normalizzare i suoi rapporti con la Turchia, non di imbarazzare i turchi, in poche parole : dicano pure cio’ che vogliono a noi interessano i fatti, cioe’ essere alleati dei turchi nel momento in cui la Siria sta portando il MO nell’inferno.
Le “casalinghe di Voghera” ridano pure, a noi interessano le cose serie.
Riccardo Pacifici
E cose serie accadono anche in Italia. Sono rimasta davvero male leggendo il comunicato dell’Unione delle Comunita’ Ebraiche contro Riccardo Pacifici, presidente della comunita’ di Roma che aveva giustamente messo in guardia contro l’antisemitismo di Beppe Grillo e di un certo numero di suoi seguaci.
Quello che accade in Italia dopo la fine del governo Berlusconi, e’ preoccupante. Il Movimento 5 stelle ha preso il posto dei partiti antisemiti la cui politica antisraeliana era il programma preponderante dei governi cattocomunisti.
Per alcuni anni siamo stati in pace, comunisti, fascisti, centri sociali stavano abbastanza in silenzio, adesso quegli orfani hanno trovato una nuova mamma nel movimento 5 stelle e ricominciano gli attacchi, per il momento solo verbali, contro ebrei e Israele.
E’ sufficiente andare sul blog del comico per rendersi conto del pericolo, per farsi venire la pelle d’oca, per capire che corsi e ricorsi storici sono una realta’.
Un grido di preoccupazione era necessario e Riccardo Pacifici lo ha lanciato al momento giusto “state attenti ebrei”. Gli ebrei devono stare attenti non solo in Italia ma in tutta Europa per un sentimento antisemita in crescita e divenuto bipolare, non piu’ solo europeo ma eurabico. Europei cristiani e i loro amici islamici, contro Israele, contro gli ebrei, contro la giustizia e la democrazia. Non si tratta di casi isolati ma di una politica trasversale che attraversa tutta Europa divenuta ormai portavoce delle organizzazioni islamiche e culla di antisemiti storici come accade in Ungheria.
La tristissima presa di posizione dell’Unione e dell’UCEI contro Pacifici, cui esprimo la mia totale solidarieta’, dimostra l’eterno problema di parte del mondo ebraico, guardarsi dal gridare:“scappate ebrei il pericolo e’ imminente” ma un piu’ tanquillizzante e pericolosissimo, quanto irresponsabile: “passera’, ebrei, passera’, stiamo tanquilli, nessuno ci odia”.
Ricordo a coloro che condannano Riccardo Pacifici per le sue giuste perplessita’ sul comico genovese che gli ultimi che pensavano “passera’ la buriana” sono finiti nei forni crematori.
Basta! Basta col “verificare i concreti comportamenti “ degli antisemiti.
Basta ebrei. Su la testa e su la schiena.
Basta con la diplomazia, guardate negli occhi i nostri nemici, a testa alta, l’ebraicita’ non e’ un partito politico, e’ un essere uomini, e’ essere ebrei, uniti contro chi ci vuol male, contro chi ci diffama, contro chi vuole ancora la nostra scomparsa.
Ricordatevi ebrei che, da 2000 anni a questa parte, ogni secolo ha avuto la sua brava persecuzione in Europa. A quando la prossima?
Il FOGLIO - Carlo Panella : " Erdogan e Netanyahu fanno pace, cattiva notizia per Assad "
Carlo Panella Bashar al Assad
Roma. “La riconciliazione tra Israele e Turchia può accelerare la caduta di Bashar el Assad”: il premier turco e quello israeliano Recep Tayyip Erdogan e Bibi Netanyahu, a distanza di poche ore l’uno dall’altro, hanno espresso questa valutazione che fornisce il bandolo di interpretazione della complessa operazione di ricucitura tra Gerusalemme e Ankara. Il giorno dopo il varo della road map che deve condurre alla fine della guerra civile in Turchia con i curdi di Abdullah Ocalan, è dunque iniziata una seconda road map che coinvolge in prima persona Erdogan e che ha come fine dichiarato la ricostruzione di quella stretta alleanza tra Turchia e Israele che ha determinato gli scenari del medio oriente sino al 2010, in maniera strettissima sul piano militare a partire dal 1994. Sullo sfondo, nell’immediato, un intervento decisivo nella crisi siriana. A seguire, una gestione bilanciata del “dopo Assad” e infine, ma non per ultima, una politica se non comune almeno non difforme di Turchia e Israele – con l’appoggio americano – nei confronti dell’atomica iraniana. Da notare che la clamorosa “prima volta” di Israele, che dal 1948 in poi mai ha porto “scuse” per un’azione militare, ha tra gli sponsor proprio Benny Gantz, comandante delle Forze armate, che ha lavorato anche come “sherpa” per definirne le modalità. L’apparente contraddizione, che ha visto il massimo vertice militare israeliano premere perché Netanyahu si scusasse per un’azione militare, si spiega proprio con i dubbi da sempre espressi da Gantz e da tanta parte dei vertici militari (e dei servizi) di Gerusalemme nei confronti di uno “strike” contro l’Iran con un Israele che non godesse più del fondamentale raccordo con la Turchia (che è peraltro il principale acquirente di alta tecnologia militare e armamenti di Israele). Per comprendere questa dinamica, saltata nel maggio 2010 con l’episodio Mavi Marmara, basta ricordare che nell’aprile 2003 la flotta turca – premier Erdogan – era dispiegata a difesa di Israele a fronte di un possibile contrattacco missilistico di Saddam Hussein. Benny Gantz, peraltro, ha ottenuto anche la sola, marginale soddisfazione della modalità non formale, non scritta, delle scuse israeliane. Questo pretendeva Erdogan, che invece ha dovuto accettare una modalità “concordata nei minimi particolari”e molto creativa. Barack Obama, seduto nel salotto della suite presidenziale del King David Hotel, sua temporanea residenza privata, ha chiamato al telefono Erdogan, dopo alcuni minuti gli ha passato Bibi Netanyahu che sedeva sulla poltrona di fronte a lui. Per venti minuti il premier israeliano ha parlato con quello turco sulla base di un “canovaccio” minuziosamente concordato e limato tra le parti in una trattativa di settimane. Ieri, Erdogan ha ricordato che ora la riconciliazione “deve ancora essere implementata” sia con il concreto risarcimento delle vittime turche della Mavi Marmara, sia soprattutto ridimensionando alle sole forniture militari il blocco israeliano a Gaza. Resta il fatto che il segretario di stato John Kerry, che ha lavorato alacremente a questa soluzione con non meno di sei contatti diretti e telefonici con Erdogan, è riuscito là dove Hillary Clinton aveva fallito e che, a sorpresa, il viaggio in medio oriente di Barack Obama si è concluso col sostanzioso successo di un recupero del rapporto tra i due strategici alleati degli Stati Uniti nel Mediterraneo. Un risultato facilitato anche dalla scomparsa dalla scena di Gerusalemme di Avigdor Lieberman (colpito da un’inchiesta giudiziaria) che un anno fa aveva minacciato la crisi di governo a Netanyahu, che già aveva sottoscritto l’accordo di conciliazione con Erdogan.
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