"Obama e le nomine : non ne imbrocca una"
analisi di Stefano Magni
Stefano Magni
Samira Ibrahim
In alto a destra, Obama : "disoccupazione crescente, inflazione galoppante, crisi in Iran...Cielo, la presidenza mi invecchia!"
E’ la festa della donna e il segretario di Stato John Kerry, oltre alla first lady Michelle Obama, volevano assegnare il premio Donna Coraggio Internazionale a Samira Ibrahim, ragazza egiziana simbolo della rivoluzione. Il personaggio è ormai celeberrimo. Cresciuta in una città del Sud, è stata in prima linea nei sit in del Cairo. Arrestata dai militari dopo la cacciata del dittatore, nel marzo del 2011 ha subito la tortura e l’umiliazione in pubblico del test di verginità. Ne è seguito un processo, nella cui sentenza il test è stato dichiarato inammissibile, ma i militari responsabili sono stati assolti. Samira, in ogni caso, è diventata un’icona rivoluzionaria per tutte le ragazze egiziane. La rivista “Time” l’ha introdotta nella lista delle “100 persone più influenti del mondo”. Fino a qui tutto bene. Ma la ragazza è la stessa che, nei suoi Tweet, ha lasciato ovunque tracce scritte del suo viscerale antisemitismo. Il 18 luglio scorso, quando cinque innocenti turisti israeliani perdevano la vita nell’attentato di Burgas, in Bulgaria, lei scriveva esultante: “Un’esplosione in un autobus che trasportava israeliani nell’aeroporto di Burgas, in Bulgaria, sul Mar Nero. Oggi è un giorno molto dolce, con molte dolci notizie”. Non era un’ironia amara. Parlava sul serio. Lo si deduce da un altro tweet postato appena un mese dopo, in cui cita Adolf Hitler: “Ho scoperto, col passare del tempo, che nessun atto contrario alla moralità, nessun crimine contro la società, ha luogo senza che vi sia dietro la mano degli ebrei”. Non si limita a odiare Israele e gli ebrei, ma anche gli Stati Uniti. Come si deduce dal suo commento, sempre postato su Twitter, sull’attacco all’ambasciata del Cairo dell’11 settembre 2012: “Oggi è l’anniversario dell’11 settembre. Possa l’America bruciare ogni anno”. Solo ieri, a causa di una campagna stampa sempre più martellante, una volta esposti al pubblico ludibrio queste perle di propaganda dell’odio, il Dipartimento di Stato ha deciso di “posporre” (ma non cancellare) il premio a Samira Ibrahim. Possibile che nessuno avesse verificato una fonte pubblica, quale è Twitter… un po’ prima? O il Dipartimento di Stato sapeva tutto, ma faceva finta di niente?
E’ la classica ambiguità dell’amministrazione Obama nei confronti dell’Islam radicale. Sposando la causa della Primavera Araba, chiude un occhio sulle sue emanazioni più fondamentaliste. Anzi, fa di tutto per corteggiarle.
John Brennan
Emblema di questa ambiguità è il nuovo direttore della Cia, John Brennan, fresco di nomina, nonostante la dura opposizione dei Repubblicani (il senatore Rand Paul ha anche tenuto un discorso di 13 ore filate per esercitare tutto l’ostruzionismo possibile). Di Brennan si sa poco, come di tutti gli agenti segreti che si rispettino. Non è sicuramente una “colomba”: il suo nome è legato soprattutto alla politica dei droni, dunque delle eliminazioni mirate dei terroristi in Yemen, Somalia, Afghanistan e Pakistan. Quando era a capo della stazione della Cia in Arabia Saudita, si dice che si sia convertito all’Islam. Lo affermano diverse fonti, come l’ex ufficiale dell’Fbi John Guandolo: Brennan avrebbe visitato la Mecca. E nessun uomo non musulmano può anche solo avvicinarsi alla città più sacra dell’Islam. Brennan è diventato celebre negli ambienti musulmani, anche perché, nel novembre del 2011, ha fatto pressioni per censurare i manuali di addestramento della polizia. Rispondendo positivamente a una lettera di protesta, inoltratagli da Farhana Khera, presidente dell’associazione Muslim Advocates, ha contribuito a eliminare dai manuali ogni riferimento alla religione musulmana, ogni riferimento a organizzazioni musulmane e soprattutto ogni riferimento ai Fratelli Musulmani e alle loro emanazioni.
In numerosi discorsi pubblici, ha sempre tenuto a distinguere, non solo l’Islam dal terrorismo, ma anche la Jihad dalla guerra vera e propria. Contrariamente alla tradizione del fondamentalismo islamico, ritiene che l’unica vera Jihad sia quella interiore. Il suo sforzo intellettuale consiste nel voler convincere i musulmani all’idea che il terrorismo sia anti-islamico. Tuttavia, la sua insistenza nel voler distinguere i moderati dai radicali, in alcuni casi, si è spinta un po’ troppo oltre. Come quando, nel 2010, ha dichiarato di voler incoraggiare “gli elementi moderati degli Hezbollah”. Un radicale moderato è un ossimoro. Ma in un periodo in cui si cerca di negoziare anche con i “Talebani moderati”, tutto appare possibile.
In aggiunta al commento di Stefano Magni, riprendiamo la breve dal titolo " Obama non vuole parlare alla Knesset ", a pag. 16 della STAMPA di oggi, nella quale si apprende da fonte credibile che OPbama non ha accettato di fare un intervento alla Knesset, cosa che fanno tutti i capi di Stato in visita in Israele. Una conferma dell'analisi di Stefano Magni:
la Knesset
Obama non parlerà alla Knesset nel corso della sua visita di Israele. Lo rivela - citando fonti del Parlamento israeliano - il «Jerusalem Post» che parla di «gran rifiuto» del leader Usa. Un forfait significativo agli occhi degli israeliani visto che la Knesset è «il luogo in cui si presentano i piani diplomatici importanti».
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