L’America lascia l’Afghanistan alla mercè dei talebani e dell’Iran
Analisi di Mordechai Kedar
(Traduzione dall’ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz)
Mordechai Kedar
Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato che l’esercito americano inizierà a ritirare le sue truppe dall’Afghanistan entro la fine dell’anno: 34.000 soldati, la metà di tutte le forze, avranno lasciato il Paese, e l’altra metà entro la fine del 2014. I media americani - per esempio il Wall Street Journal del weekend 9-10 febbraio -dedicano molto spazio al rientro dell’esercito degli Stati Uniti, senza analizzare la situazione che queste forze si lasciano alle spalle. Ci spegano che gli Stati Uniti escono dall' Afghanistan, mentre non v iene posta la semplice domanda: "Che cosa volevamo ottenere e cosa abbiamo effettivamente realizzato negli undici anni della guerra di Sisifo in questo paese?" .
L’invasione è iniziata a fine 2001, dopo gli attacchi dell’11 settembre, e ha rivelato come l’Afghanistan fosse uno stato ormai nelle mani di al-Qaeda. Osama bin Laden aveva stretto un'alleanza con Mula Umar, il leader dei talebani, in base alla quale avrebbe finanziato i talebani, in cambio di poter fare tutto ciò che voleva. Il miliardario Bin Laden mantenne la parola e Mula Umar ha mantenuto la sua. Nel giro di pochi anni - a partire dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso - lo stato dei talebani è divenuto uno stato terrorista, sul suo territorio si sono installate centinaia di centri per l’ formazione, arruolamento e scuole che pianificavano gli attacchi terroristi.
Molte etnie, ma nessuna è “afghana”
Questo processo è stato reso possibile perché fra i talebani, un'organizzazione legata al popolo Pashtun, è prevalsa sulle altre etnie del paese. L'Afghanistan è un paese multietnico che comprende più di undici etnie (!): Pashtun, Tagiki, Hazaras, Uzbeki, Aimaqs, Balochs, Kyrgysi, Turkmeni, Nuristans, Pamir e altri. È interessante notare che nessuno di questi gruppi è chiamato “Afghan”. Il paese è stato chiamato Afghanistan dagli inglesi e dai russi che ne hanno delineato i confini verso la metà del diciannovesimo secolo, perché “afghan” è una variante del nome storicamente attribuito al principale gruppo etnico in quella zona, conosciuto oggi come Pashtun.
Contrariamente all’India, dove l'inglese è la lingua dio comunicazione fra tutti i gruppi, in Afghanistan le varie etnie non hanno una lingua comune. La debolezza del sistema civile deriva dal fatto che questi gruppi etnici sono diversi gli uni dagli altri da ogni punto di vista: lingua, cultura, abbigliamento, leadership e visione del mondo. Il fatto che questi gruppi sono costretti a vivere l’uno accanto all’altro crea un continuo conflitto, che ha trasformato il paese in un inferno, dove milizie armate si combattono ferocemente e di continuo, nonostante tutti siano musulmani. Gli Hazaras, per esempio, sono sciiti e sono visti come impuri. È importante notare che ognuno di questi gruppi etnici è ulteriormente suddiviso in tribù, che non sempre coesistono l’una con l'altra, il ricorso alla violenza è prassi comune.
Una serie di fallimenti in Afghanistan
Dalla creazione dello Stato, nell’Afghanistan ci sono stati diversi tentativi per renderlo stabile. Hanno provato gli inglesi, non ci sono riusciti e l’hanno lasciato alla sua miseria. I sovietici hanno tentato di stabilizzarne il sistema politico durante gli anni Ottanta e hanno fallito miseramente, cosa che ha accelerato il crollo dell’Unione Sovietica. Gli Stati Uniti l’hanno invaso - insieme a vari alleati - verso la fine del 2001, ma anche loro stanno fallendo il tentativo di formare uno stato e un governo stabili.
La domanda che sorge spontanea è: per quale motivo tutti i tentativi di stabilizzare questo stato miserabile hanno fallito?. L'unica risposta possibile è che semplicemente non è realizzabile, perché le molte unità etniche e tribali non diventeranno mai un’unità coesa, con una coscienza nazionale comune, leali verso un ordinamento e una unica leadership. Quando uno Stato cerca di unire i gruppi rivali che non hanno nulla in comune, il compito di condurli in un unico quadro di riferimento nazionale risulta impossibile.
L'impatto della diversità etnica nei casi europei
Questo non deve sorprendere: basta guardare l'Europa e vedere che cosa è successo con l’Unione Sovietica, la Jugoslavia e la Cecoslovacchia - nonostante fossero degli Stati nazionali per più di 70 anni – si sono disintegrati in entità su base etnica. E ciò che sta accadendo in Belgio tra fiamminghi e valloni? E in Spagna con i catalani che cercano la secessione dalla Spagna? E in Gran Bretagna con gli scozzesi che, tra due anni voteranno un referendum per decidere se rimanere parte del Regno “Unito” o abbandonarlo? E Cipro, che è divisa in due su base etnica? Che cosa dovrebbero aspettarsi i cittadini Aimaq e Hazara che vivono in Afghanistan? Di andare d’accordo l’uno con l’altro meglio di quanto hanno fatto i cechi e gli slovacchi?
Una soluzione praticabile per una Regione con più etnie
Durante tutto il corso di questa storia intrisa di sangue, tutti i paesi che sono stati coinvolti in Afghanistan hanno fallito, perché avevano cercato di risuscitare quel cadavere politico che è l’Afghanistan. Quello che il mondo avrebbe dovuto fare molto tempo fa era cancellare i confini delineati dal colonialismo britannico e dai suoi fratelli russi, e segnare nuovi confini che dividano il paese in unità omogenee, basate su etnia e tribù. La possibilità per ognuna di queste unità di raggiungere la stabilità è incommensurabilmente più grande rispetto alla situazione attuale, in quanto sarebbe impostata in modo omogeneo, con una unità culturale, una coscienza pubblica unificata; una leadership tradizionale e legittima, un sistema di convenzioni generalmente accettate e obiettivi pubblici comuni. Unità stabili e ordinate, che riconoscono reciproca indipendenza e sovranità, sarebbero in grado di entrare in attività congiunte sulla base di accordi e interessi, e anche stabilire accordi, al fine di raggiungere obiettivi comuni in settori quali la sicurezza (vedi gli Emirati del Golfo e la NATO) e l’economia ( vedi l’Unione Europea).
Uno Stato incompiuto che indice elezioni rimane uno Stato incompiuto
Hamid Karzai
Gli americani e gli alleati hanno agito correttamente quando hanno invaso l’Afghanistan al fine di eliminare il dominio dei talebani e le basi terroristiche di Al Qaeda. E’ stato un atto nobile e necessario. In seguito, però, non hanno capito la necessità di suddividere l’Afghanistan, e quindi non hanno fatto la sola cosa che avrebbe potuto stabilizzare l’area. Al contrario, hanno indetto “elezioni” in cui è stato “eletto” Karzai, un leader la cui legittimità è molto discutibile, e che cerca di governare il paese con mezzi estremamente ambigui: corrompe le persone in cambio di posti di lavoro e responsabilità, le milizie e i loro leader, ed elimina chi non è d’accordo con la coalizione instabile basata su concussione e corruzione. Oggi Karzai distribuisce dollari e utilizza armi americane. In passato, i soldi e le armi erano inglesi e sovietiche ...
Il ritorno dei talebani
La guerra in Afghanistan alla fine del 2001 ha fatto crollare il regime dei talebani in poche settimane, ma non sono stati sconfitti e questo rimane un problema irrisolto. Si sono riorganizzati, riqualificati, riequipaggiati, acquisito più armi, aiutati dalle difficoltà del terreno, hanno ripreso a reagire e a ripulire la terra islamica dagli infedeli, quelli bevono vino e mangiano carne di maiale. Durante gli undici anni di presenza in Afghanistan, gli Stati Uniti hanno progressivamente perso il controllo della regione, mentre quella sotto il potere dei talebani è costantemente aumentata. Attualmente, l’esercito degli Stati Uniti controlla una piccola parte del territorio dell’Afghanistan, e i suoi soldati sono in un continuo stato di auto-difesa contro un nemico crudele e testardo. I talebani riescono a infiltrare la loro gente nell’esercito e tra le forze di polizia, nel corso dell’anno 2012 sono riusciti ad uccidere una cinquantina di soldati americani.
L’Iran è il vincitore
Lo stesso errore che l’Occidente aveva commesso in Afghanistan - lasciare lo stato “ intero “, ma diviso - è stato fatto anche in Iraq, un altro Stato fallimentare che si compone di molte unità etniche, tribali, religiose e settarie che si combattono tra loro . Dopo l'eliminazione di Saddam nel 2003, il mondo avrebbe dovuto riorganizzare lo Stato artificiale in etnie omogenee, ma questo non è accaduto. Il risultato inevitabile è che l’Iran è penetrato nell’Iraq ferito e disorganizzato, dopo che Stati Uniti e alleati hanno sacrificato più di quattromila soldati e versato più di mille miliardi di dollari per renderlo stabile, oggi è l’Iran che controlla totalmente il paese.
Negli ultimi anni, enormi giacimenti di metalli e minerali sono stati scoperti in Afghanistan. L’Iran - il vicino occidentale - attende con impazienza il ritiro degli Stati Uniti, per prendere il controllo delle sue risorse, esattamente come alla fine del 2010 aveva preso il controllo dell’Iraq dopo il ritiro dell’esercito americano. E’ molto probabile che l’Iran rinnoverà la sua politica terroristica in Afghanistan ma, dato che disporrà di armi nucleari, nessuno al mondo avrà il coraggio di sfidarlo. Così, a causa della follia e dell’ignoranza della politica occidentale, i cui leader sono paralizzati dalla paura, l’Iran riesce dominare i suoi vicini, controlla le riserve di petrolio, gas, minerali e metalli, fino a diventare una superpotenza regionale con influenza cruciale per l’economia globale. Dov’erano gli esperti occidentali negli ultimi anni? Chi di loro ha messo in guardia i leader del mondo occidentale sui terribili errori che stavano facendo in Iraq e Afghanistan? I loro scritti e le loro ricerche, non sono stati forse influenzati dal denaro dagli Stati del Golfo che finanziano i loro progetti e gli istituti di ricerca ?
P.S. IL Centro Bar Ilan per lo Studio del Medio Oriente e dell’Islam cerca finanziatori.
L’Università israeliana Bar Ilan ha recentemente istituito un nuovo “Centro per la Ricerca del Medio Oriente e dell’Islam”, che opererà privo dei soldi provenienti dal Golfo, per dire la verità sul Medio Oriente, verità che molti cercano di non vedere. Questo centro – diretto da chi scrive- cerca sostenitori per realizzare un progetto finlizzato alla comprensione dei problemi mediorientali e della politica del mondo arabo-musulmano in generale.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi. Link: http://eightstatesolution.com/ Collabora con Informazione Corretta.