Onu contro Israele. Tanto per cambiare Cronaca di Davide Frattini, con una vignetta illuminante
Testata: Corriere della Sera Data: 01 febbraio 2013 Pagina: 15 Autore: Davide Frattini Titolo: «L'Onu condanna Israele: 'Rimuovete tutte le colonie'»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/02/2013, a pag. 15, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "L'Onu condanna Israele: «Rimuovete tutte le colonie»".
Davide Frattini
a destra, l'atteggiamento Onu nei confronti di Israele: " 1a vignetta: Israele costruisce nei territori. 2a vignetta: Gaza lancia razzi contro Israele"
Bibi Netanyahu
GERUSALEMME — I cinquanta testimoni sono stati ascoltati in Giordania perché Israele non ha concesso l'ingresso ai tre magistrati. Non riconosce la missione — «abbiamo deciso di non rispondere alle loro lettere e neppure alle telefonate» — e boicotta il Consiglio per i diritti umani che lo scorso marzo li ha incaricati di valutare «l'influenza delle colonie ebraiche sulla vita nei territori palestinesi». I risultati di questi mesi d'indagine sono raccolti in trentasette pagine: condannano gli insediamenti costruiti in Cisgiordania e nelle zone di Gerusalemme Est, invitano la comunità internazionale a prendere in considerazione sanzioni economiche e politiche. «Abbiamo messo in evidenza la responsabilità degli Stati, perché questi sono problemi noti a tutti e nessuno fa nulla per risolverli. Anche le aziende private che operano nei o con i territori devono vagliare il rispetto dei diritti umani e delle leggi internazionali». È la prima volta che la proposta di boicottaggio arriva da un organismo delle Nazioni Unite. Il ministero degli Esteri israeliani definisce il dossier «controproduttivo e fazioso»: «L'unico modo di risolvere tutte le questioni aperte con i palestinesi, compresa la questione degli insediamenti, è negoziare senza pre-condizioni. Interventi come quello dell'Onu minano gli sforzi per trovare un accordo di pace. Il Consiglio per i diritti umani si è già distinto in passato per il suo approccio anti-israeliano, questa è solo una conferma», commenta il portavoce Yigal Palmor. Hanan Ashrawi, tra i leader dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina, è esaltata dall'inchiesta: «Offre il quadro sincero ed esemplare delle violazioni israeliane». La francese Christine Chanet, che ha guidato la Commissione, chiede che lo Stato ebraico «cessi tutte le attività legate all'espansione delle colonie, fornisca un adeguato ed efficace risarcimento alle vittime e inizi immediatamente il processo di ritiro». Gli insediamenti — spiega il magistrato da Ginevra — contravvengono alla Quarta Convezione di Ginevra che proibisce di trasferire la propria popolazione civile in aree occupate: «Un'infrazione che può venire considerata crimine di guerra e finisce sotto la giurisdizione della Corte penale internazionale». A fine novembre l'Assemblea generale dell'Onu ha riconosciuto la Palestina come Stato osservatore, una posizione che permette all'Autorità di Ramallah di ricorrere ai giudici dell'Aja. Il rapporto calcola 250 colonie realizzate dal 1967 per un totale di 520 mila abitanti: «Un'annessione strisciante che impedisce la nascita di uno Stato palestinese e mina il dritto all'autodeterminazione di un popolo». I testimoni hanno raccontato degli attacchi organizzati dai coloni. «La Commissione è convinta che la motivazione dietro a questa violenza sia intimidire i palestinesi e spingere la popolazione locale ad andarsene per permettere la crescita delle colonie. I bambini subiscono abusi e per loro è difficile frequentare le scuole, questo limita il diritto di accesso all'educazione». Già martedì, prima della pubblicazione del dossier, la delegazione israeliana a Ginevra non si è presentata per l'«esame periodico universale», che serve a determinare la situazione umanitaria in tutti i 193 Paesi membri dell'Onu. È la prima volta che uno Stato boicotta l'«esame» ed è la risposta alle iniziative del Consiglio per i diritti umani che il premier Benjamin Netanyahu considera ossessionato da Israele. «Finora ha adottato 91 decisioni: 39 di esse riguardavano noi, tre la Siria e una l'Iran», aveva dichiarato lo scorso marzo.
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