I libri di testo per le scuole medie e superiori, in Italia, vengono redatti in gran parte da autori che appartengono politicamente allo schieramento anti americano e anti israeliano.
Sono, di fatto, testi di propaganda.
Ce n'è stato segnalato uno, in particolare, (Vittoria Calvani, Il colore della Storia 3 - Il novecento, ed. Mondadori) per il quale un'associazione Italia-Israele ha ritenuto opportuno rivolgersi ad un avvocato (Vitaliano Bacchi, collaboratore di IC) affinché segnalasse alla casa editrice, nel caso in cui non condividesse il contenuto del succitato testo, l'urgenza di un intervento.
Il 29/10/2012, IC ha pubblicato la lettera scritta dall'avvocato Vitaliano Bacchi alla casa editrice Mondadori (per leggerla, cliccare sul link http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=46623).
Ecco la risposta di Mondadori. Segue, in grassetto, il commento dell'avvocato e collaboratore di IC Vitaliano Bacchi:
Gentile Collega,
riscontriamo Sua del 24 ottobre 2012 per contestare la fondatezza delle doglianze della Sua cliente.
La frase censurata è contenuta in una pagina di richiamo di alcune fonti; in particolare quella che viene riportata è la testimonianza di un ragazzo palestinese a confronto con quella di una scrittrice israeliana il cui scopo è quello di far riflettere sulla violenza della guerra a prescindere dalle ragioni e dai torti.
Peraltro, l'assoluta attenzione, rispetto e sensibilità nei confronti del popolo ebraico e delle vicende storiche ad esso inerenti emergono con evidenza nel corso dell'opera nelle numerose pagine dedicate, ad esempio, al fanatismo dei fondamentalisti arabi (pp. 352-353 e 360-361), al negazionismo (pp. 235-236) e all'Olocausto (pp. 189, 190-193, 266-267, 268-269, 270-271).
Per tutto quanto indicato riteniamo infondato ogni presunto sviluppo giudiziario della vicenda.
Cordiali saluti
Simone Noziglia
Maria Benvenuti
Ecco il commento di Vitaliano Bacchi:
Vitaliano Bacchi
Ho avuto l'onore di rappresentare in forma procuratoria le ragioni dell'associazione Italia-Israele nei confronti dell'editore Mondadori relativamente alla edizione di un manuale di storia per la scuola media, per contestare l'inautenticità e la mistificazione operata dal manuale con la presentazione del conflitto mediorientale come risultante dal
piano di Israele di “usare ogni tipo di armi per sottomettere quattro milioni di palestinesi”.
L'editore ha risposto alla mia contestazione escludendo ogni intento diffamatorio in odio ad Israele ed anzi ribadendo la solidarietà della Mondadori al popolo ebraico, alla sua storia ed al diritto di esistere dello Stato di Israele.
Una risposta che moralmente è stata un riconoscimento, una manifestazione di affetto, una prova di solidarietà che ci onora e ci impegna a valutare sempre e comunque le ragioni di chi ci osserva e ci descrive con la sua cultura e le sue pubblicazioni.
Sul piano più strettamente giuridico, nel quale si iscrive la corrispondenza procuratoria avutasi, la questione è diversa.
Chi intende diffamare qualcuno come ladro, deve accusarlo di un furto.
Lo stesso risultato può ottenerlo, senza accusarlo direttamente, dicendo che sul giornale
lo accusano di essere un ladro e ciò senza criticare l'infondatezza della accusa.
Col dolo di diffamarlo, quindi, senza “sporcarsi le mani”.
Il reato, l'illecito diffamatorio tuttavia si consuma comunque.
Nel nostro caso si è riprodotta una situazione analoga, la stessa sottile malizia: l'autrice del manuale non ha definito direttamente Israele uno Stato fascista, lo ha fatto indicando la fonte di tale infamia in una lettera di protesta – anonima e quindi inverificabile – di un altrettanto anonimo “ragazzo palestinese” che si è lamentato di una immaginaria politica militare israeliana finalizzata a “sottomettere” un popolo che, in realtà, ha tentato con cinque guerre di aggressione di distruggere Israele, che si è solo difeso e deve continuare a farlo anche oggi perchè il tentativo è ancora in atto.
Bene, quindi; con Mondadori abbiamo chiarito equivoci che non abbiamo inventato ma che abbiamo subito ed uno in particolare e cioè che le mistificazioni sappiamo riconoscerle e denunciarle e che se decidiamo di non agire in tribunale ex articolo 595 cp sulla diffamazione a mezzo stampa, è perchè la nostra è una storia di gente onesta che sa capire e sa insegnare col proprio esempio.
Uno, in particolare: non ci si può stupire del persistere dell'antisemitismo se i nostri ragazzi studiano a scuola libri che ne fanno dottrina camuffandolo in antisionismo, perchè le due idee sono equivalenti, e la cultura che equivoca il punto lo fa con libri scritti per non “sporcarsi le mani”.
Cè sempre infatti, da qualche parte, un pezzo di carta su cui è scritto il lamento musulmano anonimo che serve allo scopo.
E se non c'è, la politica antisionista fascista o di sinistra che addestra all'odio, lo inventa.