I palestinesi vogliono sciogliere l’Autorità Palestinese
Analisi di Mordechai Kedar
(Traduzione dall’ebraico di Zally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz)
Mordechai Kedar Abu Mazen con Yasser Arafat
Ogni tanto un giornalista deve mostrare ai propri lettori un inquietante, difficile e complesso quadro della situazione, in modo che non siano colti di sorpresa quando quella realtà sarà visibile a tutti. Non è mia intenzione diffondere propaganda anti-israeliana, ma piuttosto illustrare il diffuso stato d’animo che ci circonda, perché questo è il compito che mi sono dato e questa è la responsabilità che mi sono assunto.
Alcuni giorni fa, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), capo dell’Olp e dell’Autorità Palestinese, aveva annunciato che, se non si faranno dei nuovi negoziati con Israele in modo che il popolo palestinese raggiunga i suoi obiettivi, inviterà Netanyahu a Ramallah, “getterà le chiavi sul tavolo” e scioglierà l’Autorità Palestinese. Quest’annuncio, pubblicato su “Haaretz” avrebbe dovuto scuotere Israele dalle sue fondamenta, ma ciò non è accaduto: il pubblico israeliano, preoccupato per le prossime elezioni, non ha perso il controllo e l’annuncio è rimasto sospeso in aria.
Ma il pubblico palestinese non è indifferente agli avvenimenti, e nelle ultime settimane abbiamo assistito a un aumento dei disordini in Giudea e Samaria. Gli arabi residenti nei territori contesi interpretano l’annuncio di Abu Mazen in vario modo: alcuni temono un’esplosione di violenza che danneggerà non solo Israele, ma anche loro stessi; altri temono che lo scioglimento dell’Anp possa causare una crisi economica, ma ci sono anche coloro che si augurano il suo scioglimento, e non a causa dei sionisti. Riportiamo le parole di Ahmed Muhsin, che dopo l’annuncio di Abbas sullo scioglimento dell’Anp, ha pubblicato il seguente articolo, dal titolo “Dal momento che l’Anp non ha senso, scioglila se puoi, e lasciaci in pace!”
Ecco l’articolo scritto da Muhsin (i miei commenti tra parentesi in grassetto, MK):
“ I media occidentali hanno pubblicizzato l’annuncio di Abbas e l’hanno definito “Notizia terremoto”, rivelando così come l’Occidente vede l’Anp. Non è nostra intenzione analizzare le dichiarazioni, il loro significato e il loro tempismo (fase pre-elettorale in Israele), ma solo esporre le domande a diversi livelli che abbiamo sentito in vari settori del pubblico. La gente è convinta che l’Anp non sia il seme da cui nascerà uno Stato palestinese. Quelli che l’hanno progettata e realizzta, ci avevano promesso (così le masse li avrebbero applauditi e noi ci avremmo creduto) che avrebbe portato la pace, che ci avrebbe trasformato in una Singapore in Palestina. L’Anp è un amaro esperimento per il quale il popolo palestinese ha pagato un alto prezzo, come vediamo oggi e come il martire Abu Amar (Yasser Arafat) aveva osservato nei suoi ultimi giorni. Il risultato, cui noi assistiamo e che viviamo in ogni singolo momento nei territori occupati, è una rapida crescita degli insediamenti, la costruzione del muro di separazione razzista, la giudaizzazione di Gerusalemme e della terra, un aumento del numero di prigionieri e detenuti, la collaborazione dei servizi di sicurezza con gli occupanti, la dipendenza del nostro popolo dalla tagliola degli stipendi che paga l’Anp, al punto che supplichiamo i nostri nemici di pagarci quello che abbiamo guadagnato e mendichiamo briciole alla porta dei donatori, che pagano e danno contributi - nulla arriva gratis - ; inoltre sottostiamo ai risultati degli Accordi di Oslo e alla creazione dell’Anp, che ha causato la vergognosa scissione (tra OLP e Hamas). Allora, dove sta la minaccia di sciogliere l’Anp quando è a favore dell’occupazione e soprattutto a favore di Netanyahu? Dobbiamo attendere il risultato delle elezioni nel paese occupante, con la sua società militarista? Dobbiamo aspettare anche i risultati delle elezioni negli Stati Uniti, per formulare ogni volta di nuovo la nostra politica?
Lo slogan “L’Anp è una conquista nazionale” è vero o falso? Hanno ragione quelli che sostengono che l’Anp non è un’entità palestinese, e dunque deve rassegnare le sue dimissioni ai suoi padroni (gli israeliani)? E’ logico che un’entità giuridica che si trova su un livello (alto) come l’Anp, uno Stato osservatore presso le Nazioni Unite, debba accettare con rassegnazione l’occupazione e che il suo esercito ( di Israele) invada di nuovo la terra palestinese? Abu Mazen è l’unico ad avere l’autorità di prendere la decisione di sciogliere l’Anp? Dove sono le istituzioni palestinesi interessate a questa decisione? L’OLP? Il movimento Fatah? Le varie diramazioni palestinesi? Gli è stato presentato il progetto, sono stati consultati per il suo scioglimento ? O forse noi apparteniamo al terzo mondo e siamo diventati un’organizzazione dittatoriale, un’entità politica in cui tutti i poteri di governo sono nelle mani di un solo uomo?
Lo scopo della minaccia di Abu Mazen di sciogliere l’Anp e consegnare le chiavi della West Bank all’occupante, era solo un altro tentativo di trascinare Israele a dei negoziati facendo pressione anche sugli Stati Uniti ? rinuncerà alla precondizione che l’attività degli insediamenti deve essere fermata prima di tornare ai negoziati? Se questo è vero, il problema della Palestina può prolungarsi per altri 20 anni, proseguendo su una strada che non può portare ad una soluzione.
Abu Mazen ha l’autorità di decidere di sciogliere l’Anp? Può questa decisione essere presa dai soli palestinesi ( senza il coinvolgimento di più alte rappresentanze come la Lega Araba e l’ONU )?. Perché – dopo tutto questo stallo – non si giunge alla decisione di confrontarsi con l’arrogante occupazione e chiedere una resistenza ( violenta ) come fece il martire Yassir Arafat, Allah abbia pietà di lui? Abu Mazen parla seriamente quando minaccia di sciogliere l’Anp? O è invece un’altra vuota minaccia, come le precedenti che non ebbero alcun seguito? Abu Mazen sta ascoltando le voci dei nazionalisti che vorrebbero che si tornasse alla situazione precedente agli Accordi di Oslo e alle sue conseguenze, per intensificare la resistenza (violenta), per dare la colpa all’occupante, specialmente alla luce della situazione sempre peggiore nei territori palestinesi occupati?
Porterà a termine Abu Mazen la minaccia di sciogliere l’Anp? O risponde alla pressione di gruppi con interessi particolari e che ci guadagnano con il perdurare dell’Anp ? Questa gente fa dichiarazioni che indeboliscono la nostra determinazione; sono sostenitori della menzogna ( sionista ) che difendono ad ogni costo, con parole e slogan inutiuli che non hanno alcun collegamento con la realtà al di là dei propri interessi tenuti nascosti.
La minaccia di sciogliere l’Anp è l’ammissione da parte degli architetti degli Accordi di Oslo del loro completo fallimento? Ci sarà un vuoto di potere nei territori occupati dopo la dissoluzione dell’Anp? ( questa è la situazione più preoccupante, perché allora la società araba in Giudea e Samaria potrebbe deteriorarsi in violenti conflitti interni, come sta avvenendo adesso in Siria). La resistenza (Hamas) riempirà questo vuoto? (Quale sarà il rapporto tra Hamas e l’OLP ) dopo la riorganizzazione dell’OLP e l’attivazione delle sue istituzioni, dato che continua a lottare contro l’occupazione fino alla liberazione, il ritorno ( dei rifugiati nel territorio israeliano), la conquista della libertà e dell’indipendenza?
Scioglila! O Abu Mazen, se solo potessi farlo!!! Trasforma la tua minaccia in realtà!!! Cambiala nei fatti!!! Ne abbiamo avuto abbastanza di parole vuote e perdite di tempo, dato che l’Anp è diventata una struttura senza senso non deve più avere il controllo delle proprie decisioni.
E’ solo un datore di lavoro, o un imprenditore per l’occupazione, e non ci sarà un vuoto di potere dopo la dissoluzione, dato che le eroiche armi della resistenza saranno qui ad affrontare l’occupazione e spedirla all’inferno!!!”.
Così si chiude l’articolo che secondo me riflette il modo di pensare di molti. Negli scorsi sette anni, in cui l’intifada si è fermata, molti hanno dimenticato i suoi orrori e le dure conseguenze, e molti giovani – che allora erano solo bambini – sono diventati oggi “shabab” che portano avanti la resistenza contro Israele. In questa situazione c’è una lotta generazionale, tra i più vecchi che cercano una soluzione e la gioventù che vede una soluzione come una resa.
Vedono sui media che cosa è successo negli ultimi due anni in Egitto, in Libia, in Tunisia, in Yemen e anche in Siria. Le immagini non fanno riscaldare i cuori, la sofferenza che viene presentata è grande, il sangue scorre nelle strade del Medio Oriente, ma l’uomo della strada sente che “sì, noi possiamo farcela!!”. Per giungere ad avere dei cambiamenti c’è anche bisogno del nostro sangue. Può questa sensazione essere sufficiente per portare le masse nelle strade, con il risultato di attacchi terroristici se Abu Mazen mette in atto la sua minaccia? Il tempo ce lo dirà. Se così sarà, saremo dispiaciuti che il problema non sia stato risolto con la soluzione degli “Emirati Palestinesi”, di cui abbiamo parlato in diversi articoli precedenti.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi. Link: http://eightstatesolution.com/
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