Chi dirige l’Unesco: Joseph Goebbels?
Commento di Giulio Meotti
(Traduzione di Yehudit Weisz)
http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/12563
Giulio Meotti Abu Mazen all'Unesco
Benvenuti all'Unesco, per piacere, pulitevi i piedi prima di entrare
A colpi di schiaffi in faccia alla storia, l’Unesco ha fatto propria la propaganda araba e ha espropriato la storia ebraica.
Nel maggio del 2011 il villaggio di Batir in Giudea, definito “territorio palestinese occupato”, ha vinto il premio Unesco “Tutela e gestione dei paesaggi culturali” dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.
Ora l’ONU ha informato l’Autorità Palestinese che accelererà il processo di riconoscimento degli antichi terrazzamenti vicino al villaggio di Batir come “Patrimonio mondiale dell’umanità”.
Queste terrazze sorgono sul più antico dei colli biblici della Giudea e se la strategia degli arabi palestinesi avrà successo, il luogo dovrebbe essere classificato come sito sia naturale che culturale del patrimonio mondiale dell’umanità, il che è molto raro, solo cinque siti in tutto il mondo hanno ricevuto questo riconoscimento.
L’Unesco sta conducendo una geografia arabizzata totalizzante che apre le porte a una Giudea “Judenrein”, una “Terra Santa” degiudeizzata, come la chiamano i linguisti anti-semiti.
Ma l’attacco al linguaggio è più che semantico. “Giudea e Samaria” diventano “West Bank” o “Palestina”, termini sostitutivi per dire che “è stato rubato dagli ebrei”. E gli arabi palestinesi, le cui origini risalgono al 7° secolo, quando dal deserto giunsero in Terra Santa , discendenti dei “ cananei” citati nella Bibbia.
È per questo che un paio di giorni fa Irina Bokova, Direttrice dell’Unesco, ha inviato un messaggio all’Autorità Palestinese “in occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo palestinese”, in cui proclama il sostegno all’ “storia culturale palestinese”.
Batir, tuttavia, non è “un villaggio palestinese”, dotato un antico sistema d’irrigazione, ma è il luogo sacro dell’antica fortezza ebraica di Betar, il sito dell’ultima resistenza organizzata dagli ebrei contro la dominazione romana nel 135 era volgare, durante la rivolta storicamente documentata di Bar Kochba .
Nei protocolli dell’Unesco, però, Betar non è neppure citata.
Secondo la joint venture Unesco- Autorità Palestinese, Eretz Yisrael è un mito, una invenzione colonialista, un complotto ebraico.
Le mosse successive dell’Unesco si stanno svolgendo sotto gli occhi di Israele: ben presto il Monte del Tempio, i Rotoli del Mar Morto, la Tomba di Giuseppe e la Sinagoga Shalom al Israel, saranno designati dall’agenzia delle Nazioni Unite come “moschee”.
A colpi di schiaffi in faccia alla storia, l’Unesco ha già adottato la propaganda del conflitto arabo-islamico e ha dichiarato che la Tomba di Rachele e la Grotta dei Patriarchi di Hebron sono “moschee musulmane”.
In un rapporto scientifico, l’Unesco ha convertito con la forza il medico ebreo Maimonide all’Islam, chiamandolo “Moussa ben Maimoun”. Nella relazione dell’Unesco si legge:
“Dopo la liberazione di Toledo dai Mori da parte dei Crociati nel 1085, gli studiosi europei tradussero i testi classici antichi dal greco (che l’Europa aveva dimenticato) in arabo, ebraico e latino, dando origine così alla prima parte del Medioevo europeo (1100-1543). Nella letteratura scientifica, i nomi di alcuni studiosi europei sono apparsi accanto a un gran numero di studiosi musulmani, tra cui Ibn Rushd (Averroè), Maimouna Ibn Moussa (Maimonide), Tousi e Ibn Nafis ".
Questo non è soltanto il ben noto anti-sionismo che ci aspettiamo da parte delle Nazioni Unite. Si tratta di un preciso e coerente modello di negazione della storia ebraica. In altre parole, le Nazioni Unite hanno ufficializzato l’anti-semitismo.
Attraverso l’adesione all’Unesco, i palestinesi stanno anche cercando di portare Israele di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia dell’ Aia per condannare gli scavi israeliani a Gerusalemme come “crimini di guerra e crimini contro l’umanità”. Questa è la calunnia più grave che sia stata collegata direttamente alla morte di decine di israeliani e palestinesi durante le cosiddette” rivolte del Tunnel del Muro Occidentale” del 1995.
Negli ultimi anni, l’Unesco ha aumentato la sua collaborazione con l’Isesco, la struttura culturale dell’Organizzazione della Conferenza islamica con sede in Arabia Saudita. Pochi giorni fa, l’Isesco ha annunciato il suo piano per registrare “Al Quds” come sito del patrimonio mondiale dell’umanità e l’Unesco ha già catalogato Gerusalemme “capitale della cultura araba”, d’accordo con i funzionari dell’Autorità Palestinese e personaggi chiave arabi, per protestare contro “l'occupazione israeliana della Santa Gerusalemme”. Altre città che hanno ricevuto questo titolo nel corso degli anni sono state Algeri, Damasco, Il Cairo, Tunisi, Amman, Beirut e Khartoum.
L’Unesco recentemente ha catalogato la Chiesa della Natività a Betlemme come “primo Sito patrimonio dell’Umanità” della Palestina. La palestinizzazione di Gesù, con il corollario di un cristianesimo arabizzato, è una delle armi più letali e bugiarde nella guerra degli arabi contro lo Stato ebraico.
La pressione economica araba all’interno dell’agenzia delle Nazioni Unite sta crescendo a un ritmo allarmante.
Di recente, l’Arabia Saudita ha donato 20 milioni di dollari all’Unesco. Inoltre, re Abdullah dell’Arabia Saudita ha ricevuto la Medaglia d’Oro dell’Unesco per “aver incrementato la cultura del dialogo e della pace”. La degiudaizzazione di Gerusalemme è il passo logico del programma antisionista per delegittimare Israele.
Se può essere “provato” alla comunità internazionale che Gerusalemme è “la capitale palestinese”, allora i nemici di Israele, compresa la sinistra liberale, gli ebrei auto-odiatori, e ampi settori del cristianesimo e dell’islamismo, avranno giustificato lo sradicamento del popolo ebraico.
Settant’anni fa la “germanizzazione” ha preceduto la “spoliazione” dei territori conquistati in Europa. Ora è la volta dell’ “arabizzazione” che precede la “liberazione” della Terra Santa.
L’Unesco è la dimostrazione di come Joseph Goebbels - fu lui a dire che una menzogna ripetuta molte volte diventa verità - era riuscito nell’intento da far accettare al mondo il principio nazista di “Judenrein”.
Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. E' in preparazione il suo nuovo libro su Israele e Vaticano.