Elogiare gli scienziati nazisti ci riesce Piergiorgio Odifreddi
Testata: La Repubblica Data: 01 ottobre 2012 Pagina: 28 Autore: Piergiorgio Odifreddi Titolo: «Quella mostruosità oltre l'immaginazione dell'agosto 1945»
Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 01/10/2012, a pag. 28, l'articolo di Piergiorgio Odifreddi dal titolo " Quella mostruosità oltre l'immaginazione dell'agosto 1945 ".
Piergiorgio Odifreddi, Ezio Mauro
A conclusione del suo articolo, Odifreddi scrive un elogio degli scienziati nazisti "Quanto agli scienziati nazisti, da Heisenberg a Hahn, nell’agosto del 1945 erano prigionieri degli inglesi, in una villa vicino a Cambridge piena di microfoni. E le registrazioni documentano il loro sgomento alla notizia che gli scienziati alleati avessero osato fare ciò che loro avevano rifiutato". E bravi gli scienziati del regime di Hitler, gli stessi che facevano esperimenti con cavie umane nei campi di sterminio e che hanno perfezionato il gas per assassinare 6 milioni di ebrei. Brava gente, loro sì che se ne intendevano di etica, non come gli scienziati occidentali. A parte il fatto, noto a tutti, tranne che a Odifreddi, che la bomba atomica era il progetto al quale stavano lavorando gli scienziati tedeschi. Non che una dichiarazione del genere ci stupisca viste le incursioni passate di Odifreddi nella storia del Nazismo. Ricordiamo con disgusto la sua finta intervista ad Adolf Hitler e il suo rifiuto a ricevere il premio 'Giuseppe Peano' per il miglior libro di divulgazione scientifica perché già assegnato in un'edizione passata a Giorgio Israel, 'colpevole' di essere sionista. Odifreddi, insomma, non perde occasione per non smentirsi. Invitiamo i lettori di IC a scrivere a Ezio Mauro per chiedergli che cosa ne pensa dell'elogio di Odifreddi agli scienziati nazisti e se questo stia bene sulle pagine del quotidiano che dirige. rubrica.lettere@repubblica.it Ecco il pezzo:
Nel corso dei secoli, i detrattori della scienza hanno prefigurato gli scenari più catastrofici sui suoi possibili sviluppi. L’apprendista stregone di Goethe, il Frankenstein di Mary Shelley, Il Dottor Jekill e Mister Hyde di Stephenson, Il dottor Moreau di Wells, mettevano tutti in guardia sul pericolo che le scoperte scientifiche potessero scappare di mano agli scienziati e provocare guai inimmaginabili. Talmente inimmaginabili, che l’immaginazione dei letterati non riuscì a immaginare qualcosa anche solo lontanamente paragonabile alla mostruosità delle due bombe atomiche lanciate dagli Stati Uniti sul Giappone nell’agosto 1945. Si trattò di un crimine contro l’umanità: 300mila esseri umani svanirono in due funghi atomici in un paio di secondi. Per una macabra prefigurazione del contrappasso di mezzo secolo dopo, l’impresa atomica di Los Alamos si chiamava Progetto Manhattan. Il suo direttore, il fisico Oppenheimer, citò la Bhagavad Gita per descrivere lo «splendore di mille soli» che si era levato nel cielo, e dichiarò che i fisici avevano «conosciuto il peccato». Il matematico Von Neumann, a cui si ispirò Kubrick per la figura del Dottor Stranamore, commentò cinicamente che «a volte qualcuno confessa un peccato per prendersene il merito ». A costruire gli ordigni, comunque, gli scienziati alleati c’erano andati quasi tutti, con la scusa del pericolo che Hitler potesse arrivare prima di loro alla bomba. Le uniche eccezioni degne di note erano state Einstein, Wiener e il nostro Rasetti: uno dei ragazzi di via Panisperna, che per non sporcarsi le mani abbandonò addirittura la fisica, e passò alla biologia. E praticamente tutti quelli che c’erano andati, ci rimasero: anche dopo la fine del 1944, quando i servizi segreti erano ormai certi che i tedeschi alla bomba non ci stavano lavorando. L’unico che “fece il gran rifiuto” fu Rotblatt: all’epoca guardato con gran sospetto e trattato da spia, ma nel 1995 vincitore del premio Nobel per la pace per non “aver tradito la propria professione”, alla stregua del Galileo di Brecht. Quanto agli scienziati nazisti, da Heisenberg a Hahn, nell’agosto del 1945 erano prigionieri degli inglesi, in una villa vicino a Cambridge piena di microfoni. E le registrazioni documentano il loro sgomento alla notizia che gli scienziati alleati avessero osato fare ciò che loro avevano rifiutato.
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