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Informazione Corretta - L'Unità - Il Manifesto - Rainews24 Rassegna Stampa
29.08.2012 Rachel Corrie: fine della storia
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana. Udg, Giorgio e Rainews24 sempre peggio

Testata:Informazione Corretta - L'Unità - Il Manifesto - Rainews24
Autore: Angelo Pezzana - Umberto De Giovannangeli - Michele Giorgio
Titolo: «Rachel Corrie: fine della storia - Israele liquida il caso di Rachel. 'Un incidente' - Rachel Corrie ' fu incidente'»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 29/08/2012, a pag. 12, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo " Israele liquida il caso di Rachel. «Un incidente» ". Dal MANIFESTO, a pag. 16, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Rachel Corrie «fu incidente» ".
Ecco i pezzi, preceduti dalla Lettera da Gerusalemme di Angelo Pezzana dal titolo " Rachel Corrie: fine della storia " e dal nostro commento:

a destra, Rachel Corrie

Il verdetto dell'inchiesta israeliana sulla morte di Rachel Corrie ha stabilito che Tzahal non è responsabile.
Un verdetto che non è piaciuto a Bibì-Udg  e Bibò-Michele Giorgio, i quali si scagliano contro Israele negli articoli pubblicati su Unità e Manifesto di questa mattina. Non che ci aspettassimo qualche cosa di diverso. Udg e Giorgio non stupiscono mai i loro lettori con qualcosa di originale che vada al di fuori della linea del partito.
E' tutto ben spiegato nella Lettera da Gerusalemme di Angelo Pezzana che pubblichiamo in questa pagina di rassegna: quello di Rachel Corrie andrebbe definito 'suicidio' più che 'omicidio'. La ragazza, infatti, si parò di soppiatto davanti al bulldozer, non vista dal conducente, per bloccare la demolizione di una casa utilizzata da terroristi di Hamas, e rimase schiacciata durante la manovra.

Corradino Mineo, direttore di Rainews24

A lasciare senza parole è la linea scelta da Rainews24 che, in un servizio, (http://www.rainews24.rai.it/it/video.php?id=29342 ), ha pensato di paragonare Rachel Corrie, la fanatica odiatrice di Israele, al pacifista di piazza Tienanmen, il ragazzo che si mise disarmato davanti ai carri armati del regime cinese. Rachel Corrie come il misterioso 'Tank man' ?! Un paragone assurdo e inaccettabile, specie se seguito dalla chiosa finale con la citazione della frase di un leader del movimento pro democratico cinese " gli eroi nella fotografia del carro armato sono due: il personaggio sconosciuto che rischiò la sua vita piazzandosi davanti al bestione cingolato e il pilota che si elevò alla opposizione morale rifiutandosi di falciare il suo compatriota ", come dire che il conducente del bulldozer israeliano fu peggiore persino del conducente del carro armato cinese.
E' questo il modo di fare informazione di RAINEWS24? Invitiamo i lettori a scrive a Corradino Mineo, direttore di Rainews24, per protestare e chiedergli se quello che dirige è un tg di una rete televisiva italiana o se è una succursale di una tv di Hamas.
http://www.rainews24.rai.it/it/contacts.php
Ecco gli articoli:

INFORMAZIONE CORRETTA - Angelo Pezzana : " Rachel Corrie: fine della storia "

Angelo Pezzana

E’ sceso il sipario su quello che era stato definito il ‘Caso Rachel Corrie’, una giovane americana che odiava Israele fino al punto di rimetterci la vita. Perché questa è la verità appurata nel processo che si è tenuto a Haifa e che ieri ha emesso la sentenza, dopo che i genitori avevano denunciato Israele, considerando lo Stato ebraico responsabile della morte della loro figlia. Il giudice Oded Gershon si è detto “dispiaciuto” per la morte della ragazza, “ma che l’esercito israeliano non ne porta la responsabilità”.
Era il 2003, Gaza era ancora sotto il controllo israeliano, e alcuni soldati stavano demolendo alcune costruzioni illegali. Rachel Corrie, una militante del movimento ISM (International Solidarity Movement), da Olympia, Washington, Usa, stava manifestando contro i soldati in una zona di guerra. Lo sapeva benissimo, era apposta in quel luogo per impedire che avvenisse una legale demolizione di una costruzione illegale, una struttura usata dai terroristi palestinesi quale postazione militare. Oltre a tutto, l’area era off limits. Era perfettamente cosciente della provocazione che aveva messo in atto, il suo comportamento fanatico l’aveva convinta che non stesse correndo alcun pericolo. Fino al punto di piazzarsi davanti a un bulldozer con l’intenzione di fermarlo. Ma chi era alla guida non l’aveva vista mentre sgusciava lateralmente, era questa la tecnica scelta dalla Corrie per pararsi poi davanti al bulldozer e costringerlo a fermarsi.
Delirio di onnipotenza più fanatismo, con la convinzione che tutto le sarebbe stato permesso, sono queste le cause di quello che sarebbe più corretto definire suicidio oltre che incidente. Certamente non una disgrazia, perché è stata cercata e voluta da chi l’ha messa in atto. Una morte simile, anche se in condizioni differenti, a quella di un altro odiatore fanatico di Israele, Vittorio Arrigoni, che otto anni dopo, sempre a Gaza, verrà assassinato, questa volta vittima non consenziente, da quegli stessi uomini, con i quali, anche lui accecato dall’odio per Israele, aveva deciso di vivere.
A Rachel Corrie, mentre in quei giorni l’intifada mieteva vittime fra i cittadini israeliani, interessava soltanto impedire ai soldati d’Israele di svolgere il loro compito, difendere Israele dal terrorismo.
La sua famiglia ne rimpiange la perdita, è comprensibile, ma avrebbe dovuto cercare altrove le responsabilità.

L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : " Israele liquida il caso di Rachel. «Un incidente» "


I genitori di Rachel Corrie

Nessun responsabile. Nessun assassinio. Si è trattato solo di un incidente. Uno «spiacevole incidente». Così ha stabilito il giudice del tribunale distrettuale di Haifa, Oded Gershon, che ha esaminato e respinto la richiesta di risarcimento simbolico - un solo dollaro - presentata dai genitori di Rachel Corrie, l’attivista filo-palestinese americana rimasta uccisa nel marzo 2003 a Rafah (Gaza) mentre cercava di impedire le attività di una ruspa militare israeliana. «È stata lei stessa a mettersi in una situazione di pericolo», argomenta il giudice Gershon. Il magistrato ha stabilito che non c’è stata negligenza da parte del conduttore della ruspa che, ha rimarcato, si trovava esposto al fuoco palestinese. Lo Stato, ha insistito il giudice, non può considerarsi responsabile per alcun «danno causato» in situazioni di combattimento: la morte dell’attivista americana può dunque considerarsi solo come «uno spiacevole incidente». «Si mise da sola in una situazione di pericolo, si piazzò di fronte a un enorme bulldozer in un posto dove il conducente non poteva vederla. Non si allontanò, come avrebbe fatto qualunque persona di buon senso», ha insistito Gershon, aggiungendo di non aver riscontrato alcuna negligenza da parte dell'esercito israeliano. Rachel Corrie «si mise da sola e volontariamente in pericolo», ha sentenziato il giudice. LASTORIA Rachel Corrie era una studentessa di 23 anni, attivista dell'International Solidarity Movement (Ism). Si trovava a Rafah da due mesi quando, durante un’azione non violenta per impedire la demolizione di una casa palestinese, rimase brutalmente uccisa, vittima di un bulldozer davanti al quale si era sdraiata. Da quel giorno Rachel Corrie è diventata un simbolo della lotta non violenta contro l’occupazione israeliana. Secondo la testimonianza diTom Dale, attivista presente sulla scena, Rachel era tutt'altro che invisibile. «La ruspa si diresse lentamente verso Rachel, raccogliendo la terra nella bienna. Lei si inginocchiò, non si mosse. La ruspa la raggiunse e lei si alzò in piedi, montando sopra l'ammasso di terra». «Come ho detto alla Corte - racconta ancora Dale, all’epoca dei fatti diciottenne - poco prima di venire investita, rimase per un po’ in cima al cumulo di terra: la sua testa era al di sopra del livello delle pale, a pochi metri dal conducente ». «La spinsero, prima sotto la bienna, poi sotto le lame e continuarono finché il suo corpo non fu sotto l'abitacolo. Si fermarono sopra di lei per alcuni secondi, prima di fare retromarcia. E la fecero con le pale in giù, ripassando un’altra volta sul suo corpo. Ogni secondo pensavo che si sarebbero fermati ma non successe». Un amico di Rachel, e testimone dell’evento, Richard Purssell, aggiunge: «Rachel era su una montagna di terra, proprio davanti al finestrino del conducente. Mentre la pala spingeva il cumolo, lei è scivolata. Forse è rimasta intrappolata con un piede. Il conducente non si è fermato: le è passato sopra, e poi è anche tornato indietro ». IMPUNITÀPERI MILITARI «Sono ferita. È un giorno davvero brutto non solo per la nostra famiglia ma per i diritti umani, per l'umanità, per la legge e anche per Israele», dice con le lacrime agli occhi Cindy Corrie, la madre di Rachel. «Lo Stato israeliano - aggiunge - ha fatto di tutto per non far venire allo scoperto la verità su ciò che è accaduto a mia figlia. Oggi è una brutta giornata per i diritti umani.Ma sin dall' inizio era chiaro che ci fosse un sistema atto a garantire l'impunità dei militari e dei soldati israeliani». Sconvolto anche il padre Craig, veterano del Vietnam, secondo il quale dalle testimonianze dei vertici militari israeliani è emerso che «essi ritenevano di poter uccidere la gente in piena impunità» nel sud di Gaza. «Siamo addolorati, certo, ma ancor più indignati - ci dice al telefono Craig -. Rachel non ha avuto giustizia ed oggi è stata scritta una pagina triste non solo per quanti, come mia figlia, hanno scelto di essere dalla parte di un popolo oppresso praticando la non violenza. Oggi è il diritto ad essere stato mortificato». La famiglia ha annunciato che ricorrerà alla Corte Suprema mentre il legale dei Corrie, Hussein Abu Hussein, ha parlato di «verdetto basato su fatti distorti e che avrebbe potuto essere scritto dalla Procura». «Anche se non sorprendente, questo verdetto - rimarca il legale - è un esempio ulteriore della vittoria dell’impunità sulla responsabilità e sull’onestà. Rachel Corrie è stata uccisa mentre protestava in modo non violento a Gaza contro la demolizione di abitazioni e contro l'ingiustizia». Anche i dirigenti palestinesi hanno criticato la sentenza: secondo l'attivista dei diritti umani e dirigente dell’Olp, Hanan Ashrawi, il verdetto «prova una volta di più che l’occupazione israeliana ha falsato i sistemi legali e giudiziari in Israele». Pochi giorni fa, lo stesso ambasciatore Usa in Israele, Daniel Shapiro, aveva espresso le sue preoccupazioni per il modo in cui Israele ha condotto le indagini, definendole «una farsa». Israele si auto-assolve. Ingiustizia è fatta.

Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " Rachel Corrie «fu incidente» "


Michele Giorgio   Hamas

Schiacciata da una gigantesco bulldozer dell’esercito israeliano mentre, pacificamente, faceva da scudo ad un’abitazione palestinese sul punto di essere demolita. Gershon ha negato la negligenza dello Stato o dell’esercito israeliano. L’«incidente », ha detto, si è verificato «in tempo di guerra» e durante «un’attività di combattimento». Ha perciò ricordato un attacco che avrebbero subito i militari israeliani, nella stessa zona, nelle ore precedenti l’uccisione di Corrie. La giovane, ha affermato il giudice, ha ignorato il pericolo, e avrebbe potuto salvarsi allontanandosi dalla zona , «come ogni persona di buonsenso », quindi «si mise da sola in una situazione pericolosa» e la sua morte fu «il risultato di un incidente che lei stessa aveva attirato su di sé». Insomma, la colpa è solo della vittima. Il giudice israeliano invece ha dato pienamente ragione alle forze armate e all’autista del bulldozer che ha dichiarato di «non aver visto la ragazza». Dopo la lettura del verdetto, Cindy Corrie, la madre della pacifista si è detta «profondamente dispiaciuta » per la sentenza della Corte di Haifa. «Siamo profondamente rattristati e dispiaciuti per quello che abbiamo sentito da parte del giudice Oded Gershon...Credo che sia stata una brutta giornata, non soltanto per la nostra famiglia ma anche per i diritti umani, lo stato di diritto e Israele», ha affermato. E’ intervento anche l’avvocato della famiglia, Abu Hussein, per sottolineare che i giudici israeliani ancora una volta hanno dato ragione ai militari. «Sapevamo dall’inizio che si trattava di una battaglia in salita per ricevere risposte sincere e giustizia, questo verdetto distorce le prove presentate alla corte», ha denunciato. Ora i genitori di Rachel valuteranno un ricorso alla Corte suprema israeliana.Ma sonominime le possibilità che la loro azione legale abbia un risultato diverso dalla sentenza pronunciata dalla corte distrettuale di Haifa. I precedenti dicono che anche imassimi giudici israeliani, quando sul tavolo ci sono questioni di sicurezza e l’operato dell’esercito, danno sempre ragione alle forze armate. Le eccezioni sono state rarissime. In ogni caso la sentenza di ieri riafferma ancora una volta l’urgenza che i casi di possibili crimini di guerra commessi nei Territori occupati vengano giudicati in sede internazionale e non dai giudici delle parti in conflitto. La rabbia dei compagni e dei famigliari della giovane attivista dell’Ism è acuita da quella che denunciano come un’indagine «parziale e incompleta» svolta dalle Forze Armate israeliane, che non ha tenuto in alcun conto delle testimonianze offerte da vari volontari stranieri. Forti dubbi sull’inchiesta erano stati espressi qualche giorno fa anche dall’ambasciata americana a Tel. Rachel Corrie, assieme ad altri internazionali cercavano di impedire, pacificamente e soltanto con la loro presenza, la distruzione di case palestinesi (ne furono abbattute 1.700 in quattro anni) nella zona di Rafah, a sud di Gaza. Un testimone dell’evento, Richard Purssell, ha raccontato che «Rachel era su unamontagna di terra, proprio davanti al finestrino del conducente (del Caterpillar D9-R). Mentre la pala spingeva il cumolo, lei è scivolata. Forse è rimasta intrappolata con un piede. Il conducente non si è fermato: le è passato sopra, e poi è anche tornato indietro ». Un altro testimone, Tom Dale, ha aggiunto: «Il bulldozer avanzava lentamente.Quando lei è scivolata tutti noi abbiamo urlato all’autista del bulldozer di fermarsi machi guidava ha proseguito». Secondo questi e altri testimoni l’autista del bulldozer era costantemente seguito da altri militari, possibile che nessun di loro abbia visto Rachel davanti alla ruspa? La sentenza ha fatto il giro della rete, è stata commentata in ogni angolo del pianeta, ad eccezione di Israele. Giornali e siti hanno ripreso la notizia, in particolare il quotidiano Haaretz. Invece l’opinione pubblica israeliana si è disinteressata della giovane americana morta nove anni fa, peraltro messa in cattiva luce dal suo impegno a favore dei diritti dei palestinesi. Anzi Gerald Steinberg, un docente universitario di destra che passa il tempo a monitorare le attività di associazioni e Ong straniere nei Territori occupati, ha diffuso un comunicato di condanna dell’Ism, accusato di essere «l’unico responsabile» della morte di Rachel.

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