Gli ebrei dei 'treni della pace' contro Israele
di Giulio Meotti
(Traduzione dall’inglese di Yehudit Weisz)
http://frontpagemag.com/2012/06/25/peace-trains-jews-against-israel/
Giulio Meotti Karl Marx Nevè Gordon
Ze'ev Sternhell Ilan Pappe Shlomo Sand
George Steiner Tony Judt Ken Loach
Karl Marx è morto molto tempo prima che lo Stato di Israele fosse stato creato. Ma quel che rese il fondatore del comunismo un anti-sionista ante litteram, è stata la sua opposizione all’idea stessa di una identità ebraica. La spiegazione è nei suoi scritti. Ne “La questione ebraica”, Marx aveva fatto molte affermazioni antisemite, del tipo: “ Il denaro è il dio geloso di Israele, accanto a lui nessun altro dio può esistere ”. “ In ultima analisi, l’emancipazione degli ebrei è l’emancipazione dell’umanità dal giudaismo ”.
Se si pensa che l’umanità debba essere emancipata (leggere: liberata) dal giudaismo, si deve affermare allora che gli ebrei devono essere privi di potere e assimilati. Ecco perché i nuovi marxisti ebrei hanno trasformato l’anti-sionismo in una delle loro priorità più alte.
Dal 1970, le università israeliane e molti circoli intellettuali occidentali sono diventati sedi di una nuova generazione di intellettuali ebrei che demonizzano e boicottano Israele e, fondamentalmente, minano la sopravvivenza del popolo ebraico dopo la Shoah.
Oltre il 90% delle accuse di “crimini di guerra israeliani”, citati nel vergognoso rapporto Goldstone sono stati forniti da 16 organizzazioni non governative che hanno ricevuto quasi 8 milioni di dollari dal New Israel Fund, un’organizzazione guidata dall’ex deputata del Meretz e docente neo-marxista, Naomi Chazan .
L’elenco degli “squilibrati odiatori di ebrei che, se ascoltati, non farà altro che spianare la strada alla prossima tragedia ” (come la coraggiosa Caroline Glick li definì una volta ), è lungo e molto ricco. Steve Plaut ne ha stilato un elenco completo per il Middle East Quarterly e nel suo pamphlet del Freedom Center,” Ebrei che incitano alla guerra contro Israele” .
Studenti e professori dell’Università di Tel Aviv hanno recentemente commemorato la “Nakba”, la “catastrofe”, come gli arabi chiamano la data della creazione dello Stato di Israele nel 1948. Ayal Nir, lettore presso la Ben-Gurion University, nella sua pagina Facebook, ha incitato a “rompere il collo agli attivisti di destra”. Il professore israeliano Shlomo Sand ha raggiunto la celebrità in Europa con la pubblicazione di un libro in cui nega l’esistenza del popolo ebraico, mentre il professor Oren Yiftachel ha definito Israele “una bianca ... pura società coloniale di insediamenti”. Larry Derfner, giornalista, che in passato aveva fatto parte dello staff del Jerusalem Post, ha dichiarato pubblicamente che l’uccisione di cittadini israeliani è un’arma legittima in mano ai palestinesi per contrastare “l'occupazione”.
All’Università Ben-Gurion, il prof. Nevè Gordon ha accusato i soldati dell’IDF di essere “criminali di guerra” e ha promosso il boicottaggio di Israele in un editoriale sul Los Angeles Times.
Due giorni dopo che due ragazzi ebrei erano stati uccisi a Tekoa, dove vivevano, il professor Ze’ev Sternhell aveva pubblicato un articolo intitolato “Contro il governo pazzo”, in cui scrisse: “Se i palestinesi avessero più buon senso punterebbero la loro lotta contro gli insediamenti. Così potrebbero anche evitare di collocare cariche esplosive ad ovest della linea verde”. In altre parole, Sternhell, uno dei simboli più famosi del disfattismo della sinistra israeliana, si augura che delle bombe esplodano contro gli ebrei.
La nuova pubblicazione ebraica “Tachlit Re’uya” di Ruti Eiskowitch fa luce su questa “disumanizzazione dei coloni”, diffusa da esponenti israeliani. Moshe Zimmerman dell’Università Ebraica ha detto che considera i bambini ebrei di Hebron, come la Hitlerjugend. Dopo che degli arabi avevano sadicamente sfondato i crani di due “bambini coloni” nel deserto della Giudea, la psichiatra israeliana Ruchama Marton aveva dichiarato che “i coloni allevano piccoli mostri”. Anat Matar dell’ Università di Tel Aviv aveva apertamente sostenuto il boicottaggio della sua università, mentre Ilan Pappe, professore dell’Università di Haifa aveva accusato lo Stato ebraico di “pulizia etnica”. Ran Hacohen dall’ Università di Tel Aviv aveva descritto “Israele come il sogno esaudito di Hitler” e a proposito dell’assassinio del leader di Hamas Ahmed Yassin, come “una pietra miliare nel processo di imbarbarimento del genere umano”. Lev Grinberg dell’Università Ben-Gurion, a un’emittente belga, aveva accusato il governo israeliano, di “terrorismo di stato”.
Negli ultimi anni, nell’ Anglosfera, la critica più incessante a Israele è venuta da intellettuali ebrei. Ogni giorno, ebrei famosi - scrittori, artisti, accademici - descrivono Israele come un’entità “razzista”, “depravata” e “disumana”, che deve essere smantellata. Molti di loro hanno assunto ruoli chiave nella campagna di dismissione dello Stato ebraico. I loro attacchi implacabili potrebbero portare davvero alla fine della vita di Israele.
George Steiner, che è stato proclamato “il critico letterario più importante del mondo”, ha messo in dubbio la necessità dell’esistenza di Israele. Eric Hobsbawm, uno degli storici viventi più noti, ha sostenuto la seconda Intifada, approvando “la causa della liberazione”. Marek Edelman, uno dei leaders della rivolta del ghetto di Varsavia, aveva scritto lettere ai “partigiani palestinesi” durante l’Intifada. Il defunto storico Tony Judt era stato esplicito nel suo rifiuto del diritto di Israele ad esistere e aveva augurato agli israeliani la sorte di altre minoranze religiose in Medio Oriente. L’inviato delle Nazioni Unite Richard Falk è uno dei più radicali demonizzatori dello Stato ebraico. Lo storico Norman Finkelstein è uno dei più strenui sostenitori occidentali di Hezbollah. Il Premio Nobel Harold Pinter e i registi Ken Loach e Mike Leigh, sono stati i più famosi registi anti-israeliani del Regno Unito. L’iniziativa di un boicottaggio anti-israeliano a Londra è stata decisa da Stephen e Hilary Rose, due rinomati accademici ebrei. Il linguista Noam Chomsky, “il padrino intellettuale” della campagna anti-israeliana negli Stati Uniti, proclama apertamente l’abolizione dello Stato ebraico. La filosofa ebrea Judith Butler è alla guida del disinvestimento economico da Israele. La rivista del rabbino Michael Lerner, Tikkun, è la pubblicazione più violentemente anti-israeliana mai stampata nel mondo ebraico.
Insieme a speculatori ebrei come George Soros, che finanzia a livello mondiale i gruppi radicali, e che ritiene la politica estera americana guidata da una “lobby sionista” e il cui denaro va a organizzazioni anti-Israeliane, come Amnesty International e Human Rights Watch, si trova anche la maggior parte degli intellettuali ebrei influenti negli Stati Uniti che hanno abbandonato e hanno attaccato un eroe contemporaneo ebreo come Jonathan Pollard, chiamandolo un “fanatico” (Robert Friedman del Washington Post), “un’ aberrazione” (Rabbi Arthur Hertzberg), e “una vipera” (Marty Peretz del New Republic).
Come Karl Marx, questi ebrei celebri hanno guadagnato la fama attaccando il loro stesso popolo. Si sono auto-proclamati “ebrei migliori” , per distinguersi dalla massa degli israeliani e si presentano come possessori di una saggezza più cosmopolita, più liberale, più umanistica e, quindi, davvero ebraica. Più loro attaccano altri ebrei, più dimostrano di non esserlo più. Sono più pericolosi degli anti-semiti dichiarati. “Ebrei buoni” che stanno cercando di caricare Israele su ciò che Hillel Weiss, evocando i carri-bestiame che portavano gli ebrei nei campi di concentramento nazisti, superbamente chiamò “ i treni della pace ”.
Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. E' in preparazione il suo nuovo libro su Israele e Vaticano.