A proposito di propaganda emotiva e falsità storiche, ecco una lettera pubblicata il 30 maggio 2012, sul quotidiano L'ADIGE, diretto da Pierangelo Giovanetti e firmata da Nadia Zadra e Renato Penner, con il titolo “Nei territori occupati si calpesta la dignità” di Nadia Zadra , Renato Penner.
Eccola:
Attesa, perseveranza, voglia di riscatto e di normalità. È quanto ci si porta nel cuore quando si tocca con mano nell'incontro con chi abita i Territori occupati. Volti di donne, uomini, bambini, cristiani, musulmani, non credenti con i quali, durante i nostri viaggi, abbiamo condiviso la quotidianità. La loro determinazione a restare sulla loro terra, che gli è stata confiscata, e la loro tenacia nel riaffermare i diritti negati: il diritto all'acqua, alla casa, al lavoro, alla salute, alla mobilità. C'è dignità nelle loro testimonianze talvolta disperate e inverosimili da poter raccontare tanto da chiedersi: Perché restare? Perché dicono “se resti, resisti”, come se ogni giorno fosse normale. Ma non è normale vivere così, come non è normale ritornare in Italia e vivere una vita cosiddetta ordinaria, perché quel vissuto ti lascia un segno indelebile, quasi di impotenza. E allora parliamo di Palestina, denunciamo con ostinata determinazione l'ingiustizia contro questo popolo, denunciamo con coraggio l'occupazione israeliana, perché è questo che si aspettano da noi i Palestinesi. Un segno concreto di solidarietà: “parlate di noi, raccontate quello che avete visto, non lasciateci soli”. Chi ascolta oggi il loro grido di oppressi? Non saranno di sicuro le tifoserie d'empatia a sbrogliare la matassa israelo palestinese come scrive anche Nardelli nella sua riflessione a margine della settimana “Officina Medio Oriente” (21 maggio l'Adige) e forse nemmeno le analisi politiche di osservatori internazionali. “Occorre mettere in moto la buona politica - scrive Nardelli - che sa andare contro l'euforia delle chiamate alle armi, che sa osare nei territori dell'improbabile, che comincia a dire cose che possono risultare anche sgradite”. Replicando all'intervento accusatorio di falsità ideologiche avanzate nei suoi confronti da parte dei rappresentanti di Sinistra per Israele e Federazione sionista (22 maggio l'Adige), indipendentemente da chi preme il grilletto per primo, abbiamo i dovere come esseri umani di rifiutare questo assordante silenzio e denunciare ingiustizie che generano i conflitti. Come si fa a paragonare il lancio di rudimentali Qassam all'Operazione Piombo fuso peraltro pianificata molti mesi prima e al lancio di bombe al fosforo? Vogliamo ricordare agli amici di Sinistra per Israele che lo sgombero delle colonie nella Striscia di Gaza è avvenuto semplicemente per preparare l'attacco e che i coloni sono semplicemente stati trasferiti nei Territori occupati della Cisgiordania. Ricordiamo anche che è dalla fine degli anni 90 che dalla Striscia non esce nessuno, altro che la Singapore del Medio Oriente. E come dimenticare l'alba a Betlemme, con i 3.000 palestinesi che cercano di passare, come ogni mattina, i check point che gli consentirà di raggiungere il luogo di lavoro a Gerusalemme, condividendo con loro l'umiliazione di una lunga attesa per passare da una parte all'altra della loro stessa terra. Chi ha fissato quel confine? Come giustificate lo smantellamento sistematico dei villaggi ad est di Gerusalemme? È sempre per motivi di sicurezza che il muro penetra nei territori espropriando terre e oliveti, dividendo perfino i villaggi e separando famiglie ed affetti? È per la sicurezza che si distruggono campi coltivati e si uccidono animali, vitali per il sostentamento di intere famiglie? È per la sicurezza che il Mar Morto e la Valle del giordano sono espropriate confiscando l'acqua, sfruttando a scopo agricolo, industriale e turistico terreni altrui? Oppure tutto questo è semplicemente parte di un disegno che risale agli inizi del secolo scorso e che si può riassumere in due dichiarazioni di Ben Gurion: 1937 – “Noi dobbiamo espellere gli arabi e prendere il loro posto”; 1948 – “Dobbiamo usare il terrore, l'intimidazione, la confisca delle terre e l'eliminazione di ogni servizio sociale per liberare la Galilea della sua popolazione araba”. E tristemente tutto ciò avviene nell'indifferenza pressoché totale delle istituzioni internazionali, dell'informazione e anche purtroppo delle Nazioni Unite le quali accettano passivamente il non rispetto delle 72 risoluzioni di condanna e perfino il divieto del governo israeliano all'invio di ispettori. Cosa c'è da nascondere se non la sistematica violazione dei diritti umani?
Nadia Zandra, Renato Penner
"Nei territori occupati si calpesta la dignità" dicono i due autori, e siamo d'accordo: la dignità delle donne, dei cristiani, degli omosessuali, dei laici, dei liberali, dei liberi pensatori ad opera di una dittatura islamista. I due autori si chiedono "come si fa a paragonare il lancio di rudimentali qassam all'operazione Piombo Fuso", infatti: come si fa a paragonare un esercito che si difende rispettando il diritto internazionale a una banda di miliziani terroristi che si fanno scudo di "uomini, donne, bambini, cristiani, musulmani, non credenti" con cui i due autori dicono di aver condiviso la quotidianità? Zadra e Penner incitano a denunciare le ingiustizie che generano il conflitto, allora chiediamo perché non denunciano la propaganda dell'odio antisemita della tv palestinese, l'incitamento all'odio nelle scuole, le fabbriche di terroristi e di bambini-soldato gestite da Hamas. Oltre alle immagini propagandistiche delle terre confiscate, dei palestinesi in fila ai checkpoint, degli "affetti separati" dal "muro", la parte più disdicevole della lettera è la citazione senza fonte di Ben Gurion, che avrebbe detto "dobbiamo espellere gli arabi". Ebbene, è ormai stato detto e ridetto che ha scritto proprio il contrario, ma gli autori della lettera si sono dimenticati di scrivere "NON" dobbiamo espellere gli arabi. Chiediamo a Giovanetti, chi si cura di leggere le lettere prima di pubblicarle?
Per inviare la propria opinione a L'Adige, cliccare sulla e-mail sottostante