Nel leggere il pezzo di Umberto De Giovannageli, oggi, 27/05/2012, a pag. 15 dell' UNITA', ci sarebbe da ridere sin dal titolo: " Tel Aviv, violenza contro gli africani". E bravo Udg, per non restare indietro dal cugino Giorgio sul quotidiano di Rocca Cannuccia, riesce persino ad inventare un Israele ' Stato razzista' . Mentre l'UNITA' mette la sordina alla "primavera araba ", minimizzando quanto sta avvenendo in Egitto, trova comodo inventare una xenofobia quando il problema dell'immigrazione fa parte integrante, nella sua non facile soluzione, di tutti i paesi civili. Quelli, cioè, che per risolverli non ricorrono a sistemi tipici dei regimi arabo-islamici, sistemi spicci, quali ad esempio l'eliminazione fisica.
Ma per Udg, questo ha poca importanza, così come continua ad esibire la sua ignoranza della lingua inglese, traducendo " deportation" con deportazione invece che con 'espulsione'. Certo, 'deportazione' rientra nella linea manipolatoria, che la sinistra italiana continua a perseguire con tenacia. Qualcuno si dispiace delle nostre critiche contro la 'santità della sinistra' ? Allora ci dica dove e come sbagliamo. Risponderemo a stretto giro di posta.
è da questo settimanale che Udg trae le sue informazioni su Israele ?
Ecco il pezzo di Udg:
La paura e lo sgomento del «popolo degli indesiderati» si ritrovano nelle parole del giovane Ali: «Sali sul bus e lo capisci dagli sguardi che per gli israeliani sei diverso. Proprio loro che hanno sofferto. Perché lo hanno dimenticato? Perché ci attaccano?». Cosa racconta la caccia agli immigrati scatenata nei giorni scorsi nei sobborghi della “laica” Tel Aviv? Quale regresso culturale, quale implosione sociale segnala la drammatica escalation contro i richiedenti asilo che è culminata tre giorni fa con un linciaggio: lunotti di macchine di proprietà di «sudanesi» distrutti, violenza e caccia all’«infiltrato» sui piccoli bus che sfrecciano per Tel Aviv. È polemica in Israele dopo i raduni popolari contro l'immigrazione clandestina svoltisi giovedì sera nella capitale e in altre località, con la partecipazione di deputati di destra ed estrema destra. Raduni segnati da slogan xenofobi e in qualche caso aggressioni contro africani. Vari gruppi impegnati sul fronte dei diritti umani, ma anche esponenti politici moderati, hanno criticato in particolare i parlamentari della coalizione governativa presenti, accusandoli di cavalcare demagogicamente il malessere dei rioni periferici e di aizzare la folla istigando «sentimenti di razzismo ». L’ESCALATION In prima fila, nella caccia al «sudanese», si distinguono gli attivisti di destra Itamar Ben Gvir e Baruch Merzel, quest’ultimo leader del gruppo “Guardia del quartiere” fondato nel sobborgo sud di Tel Aviv. Le loro parole d’ordine sono intrise di odio e di razzismo: «L’Africa non è qui», «Sudanesi tornate nel Sudan », «Diritti dell’uomo non a spese del piccolo cittadino» e «Basta parlare, incominciare a cacciare». Esaltato da molti dimostranti come fautore della linea dura, il ministro dell'Interno Eli Yishai, del partito confessionale Shas, ha viceversa colto la palla al balzo per rilanciare la sua ricetta, promettendo la detenzione temporanea dei clandestini e poi la loro espulsione di massa. Yishai si è rifiutato di condannare i tumulti di giovedì, affermando di non poter giudicare «un uomo la cui figlia magari è stata violentata» o «una donna che ha paura di tornare a casa di sera». «Bisogna mettere tutti questi illegali dietro le sbarre di centri di detenzione e poi rispedirli a casa perché rubano il lavoro agli israeliani e perché minacciano il carattere ebraico di Israele », ha tuonato in un'intervista radiofonica, riproponendo concetti già espressi di recente. Di tutt'altro avviso la storica organizzazione pacifista israeliana PeaceNow secondo il cui leader, Yaariv Oppenheimer, Yishai alimenta la xenofobia, strumentalizzando il malessere della gente di quartieri periferici nei quali il governo «ha ammassato e abbandonato » il grosso dei clandestini o evocando singoli episodi criminali (come lo stupro di una donna, per il quale ieri è stata confermata l'incriminazione di due eritrei) per additare un'intera comunità. Openheimer ha lanciato inoltre su Facebook una raccolta di firme per chiedere alla magistratura d'indagare sugli autori delle violenze e sui deputati che «compiono reati come l'istigazione al razzismo ». La manifestazione più significativa di giovedì si è svolta a sud di Tel Aviv, dove si concentra la presenza di clandestini, ed è sfociata in toni xenofobi, insulti contro «le anime belle della sinistra», qualche tentativo d'aggressione ad africani e finestrini di vetture rotti. La polizia ha alla fine fermato 17 dimostranti, difesi tuttavia - fra gli animatori della protesta - dai tribuni dell'Unione nazionale (estrema destra), ma anche da parlamentari del partito del premier Netanyahu quali Danny Danon o Miri Regev (secondo la quale «i clandestini sono un cancro nella società israeliana»).Israele è alle prese con un flusso crescente di immigrati africani, che giungono attraverso la rotta del Sinai. In cifra assoluta il numero resta modesto rispetto a quello di diversi Paesi europei, ma secondo i dati ufficiali ha raggiunto comunquein pochi mesi quota 60.000. Netanyahu, pur accusato dai dimostranti e dalla destra più militante di non essere abbastanza draconiano, ha già ordinato la costruzione di un muro al confine con l'Egitto. Mentre nei giorni scorsi ha promesso di accelerare le espulsioni paventando - nel caso di un incremento del fenomeno - presunti rischi non solo per l'ordine pubblico,maanche «per l'identità di Israele». Secondo quanto riportato da Haaretz, il governo israeliano sta preparando una deportazione di massa di rifugiati in Sud Sudan. La Corte distrettuale di Gerusalemme per il momento ha imposto un ordine temporaneo che proibisce la deportazione degli immigranti dando ragione ad una petizione di cinque organizzazioni dei diritti umani contro la volontà del governo Netanyahu di deportare gli immigrati. Dove vai Israele?
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