Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/05/2012, a pag. 17, la lettera di Naor Gilon, ambasciatore d'Israele in Italia, dal titolo "Dal terrorismo al ricatto petrolifero. Ecco perché l'atomica iraniana non è una minaccia solo per Israele".
a destra, Naor Gilon
Caro Direttore,
oggi, 23 maggio, si svolge a Bagdad il secondo round del negoziato tra l'Iran e il Gruppo del 5+1. Si tratta dell'ennesima trattativa, ognuna delle quali, purtroppo, senza alcun risultato concreto. Negli ultimi anni, va evidenziato, l'Occidente è stato capace di unirsi per la prima volta contro il nucleare iraniano e di imporre sanzioni relativamente dure verso Teheran. Una pressione economica che ha indotto l'Iran a rinunciare alle precondizioni da sempre poste in passato e ritornare ai negoziati.
Purtroppo, però, la storia dei negoziati tra l'Iran e la Comunità internazionale è ben nota. L'Iran, infatti, ha sempre usato in maniera sofisticata le trattative per guadagnare tempo prezioso e portare avanti il suo programma nucleare ad un costo diplomatico minimo. Ci sono voluti ben dieci anni per approvare delle reali sanzioni. Anni «costati cari», poiché hanno consentito a Teheran di essere a un anno dalla bomba atomica.
Non si può consentire alla Repubblica Islamica di ripetere queste tattiche. Bisogna imporre punti fermi molto chiari nei negoziati: l'interruzione di qualsiasi attività di arricchimento e l'invio, fuori dall'Iran, di tutto l'uranio arricchito. In base alle stime dell'Aiea si tratta di oltre 5.000 kg di uranio arricchito al 3,5% e di quasi altri 100 kg di uranio arricchito al 20%. Un quantitativo che, già oggi, è sufficiente a produrre ben quattro bombe atomiche.
Perché un Iran nucleare è un problema? Basta osservare il comportamento di Teheran oggi che ancora non ha armi nucleari, per comprendere cosa ci aspetterebbe con un Iran nucleare. L'Iran è coinvolto nel terrorismo a partire dall'Afghanistan, passando per Iraq, Libano, Israele, Corno d'Africa, Asia, fino all'America Latina. L'Iran è il grande sostenitore di organizzazioni terroristiche quali Hezbollah e Hamas e del regime assassino del presidente Assad in Siria, autore di feroci massacri contro il suo stesso popolo. L'Iran, inoltre, interferisce negli affari interni dei Paesi vicini e aspira ad un egemonia regionale. La Repubblica Islamica minaccia direttamente la chiusura dello Stretto di Hormuz al preciso scopo d'innalzare il prezzo del petrolio a livello internazionale. Immaginate, dunque, cosa oserà fare quando avrà la bomba atomica. Inoltre è possibile immaginare con ampio margine di probabilità che un Iran nucleare determinerebbe una corsa all'armamento nucleare in tutto il Medio Oriente con imprevedibili conseguenze.
Il timore, quindi, deriva dall'eventualità che il regime ideologico religioso e fanatico, le armi nucleari e i vettori in grado di trasportarle convergano. I leader iraniani hanno parlato un'infinità di volte della distruzione dello Stato di Israele definendolo un «cancro da estirpare». L'Iran, infatti, ha sviluppato missili balistici in grado di montare una testata nucleare e di colpire Israele a una distanza di 1.500 chilometri circa. A tal proposito va ricordato che, già oggi, l'Iran è in grado di colpire l'Italia. Ed inoltre: perché Teheran sta sviluppando missili in grado di colpire ogni angolo d'Europa e anche oltre (come il missile Sajjil)?
E ancora, si tratta di un regime che opprime il suo stesso popolo. Tutti noi ricordiamo le dure immagini delle brutali repressioni delle manifestazioni successive alle ultime elezioni presidenziali. Quotidianamente, inoltre, è possibile leggere di decine di casi d'iraniani perseguitati e giustiziati per il loro pensiero politico, per le loro preferenze sessuali o per il loro credo religioso.
Un Iran nucleare non è un problema di Israele o della regione. Un Iran nucleare è un problema di tutto il mondo. Si deve impedire all'Iran di ottenere l'arma atomica ad ogni costo. È chiaro, che la preferenza di tutti noi è di arrivare a ciò per mezzo di una pressione politica ed economica che induca Teheran a rinunciare alle sue aspirazioni nucleari.
L'Occidente non può permettersi il prezzo futuro dell'incapacità odierna di mettere in atto le opportune misure per fermare l'Iran. È necessario, quindi, continuare a inasprire le sanzioni e le pressioni internazionali. Ci abbiamo messo dieci anni per esercitare una pressione economica efficace verso l'Iran e non possiamo concedere a quest'ultimo la possibilità di sfuggire alla pressione e di dissolvere la coalizione internazionale attraverso l'espediente dei negoziati. Non abbiamo altri dieci anni da sprecare considerando, soprattutto, che l'Iran si trova potenzialmente a un anno dall'acquisizione dell'arma atomica.
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