La crisi siriana sbarca in Libano
Analisi di Mordechai Kedar
(Traduzione dall'ebraico di Sally Zahav, a cura di Giovanni Quer)
Mordechai Kedar, il confine tra Libano e Siria
A causa della crisi siriana, il Libano è diventato luogo di rifugio di molti siriani che vivono al confine tra i due Paesi in fuga dalla Shabbiha (squadroni della morte siriani), da sempre aperto e usato da Hezbollah per far entrare in Libano tutto ciò che volevano. L'esercito siriano preferisce non inseguire i ribelli in Libano, anche se in fondo si sente di casa, temendo la reazione degli Europei e in particolare della Francia.
La società in Libano è divisa. Gli Hezbollah sostengono Assad, anche spedendo cecchini a combattere contro i ribelli. La "coalizione 14 marzo" guidata da Sa'ad al-Hariri, è ferma su posizioni anti-siriane. Ultimamente, il conflitto ha interessato anche il Libano per il sostegno ai ribelli. Da tempo si sapeva di navi che attraccavano alle coste libanesi di notte, trasportando le armi da portare ai ribelli in Siria. Questi sospetti sono stati confermati questo mese, quando l'esercito libanese ha intercettato la nave "Luft Allah 2", partita dalla Libia: sono state sequestrate armi, lanciamissili uguali a quelli usati dai ribelli libici e esplosivi, trasportati da una compagnia siriana.
L'esercito libanese è stato sicuramente avvisato dai servizi di intelligence di Russia o Iran, che si sono affrettati a fare un esposto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu per il traffico d'armi dai Paesi confinanti con la Siria, in quanto preoccupati per le recenti vittorie dei ribelli. Ora è normale chiedersi: chi doveva ricevere le armi in Libano e portarle in Siria?
La risposta è arrivata sabato 12 maggio, quando il venticinquenne Shadi al-Mawlawi, libanese sunnita e attivista salafita, è stato arrestato mentre tornava dalla Siria perché sospettato di trafficare armi in sostegno ai ribelli siriani. Dal momento del suo arresto a Tripoli è stato il caos: Hezbollah sostiene, attraverso la tv sciita al-Manar, che la nave in realtà è di al-Qaeda che starebbe operando in appoggio ai ribelli, mentre i sunniti sostengono che l'attivista sia solo un brav'uomo che offre aiuto umanitario ai rifugiati siriani. L'arresto è stato compiuto dai Servizi di Sicurezza Generale, in mano a Hezbollah, che sostiene Assad, forse eseguendo un ordine diretto di Damasco.
L'arresto di al-Mawlawi ha portato scompiglio all'intera Tripoli, abitata da cristiani, sunniti, che appoggiano i ribelli, e alawiti, che appoggiano il regime di Assad, anch'egli alawita. In più c'è da ricordare che gli alawiti non sono considerati musulmani bensì "infedeli peggio degli ebrei e dei cristiani" (Ibn Taymiyya, saggio musulmano del 14° secolo). A Tripoli, dopo anni di conflitto tra alawiti e sunniti si è arrivati ad un accordo nel 2008, che imporrebbe, se fosse rispettato, la soluzione nonviolenta delle controversie tra gruppi etnici. Gli scontri in Siria si sono ripercossi nelle relazioni interetniche a Tripoli, causando scontri tra sunniti e alawiti con tafferugli e battaglie per le strade, nella convinzione che la violenza serva come difesa in vista di una fuga in caso di collasso del regime di Assad. La città è ora in preda alla guerriglia urbana, con l'esercito sospettato di eseguire gli ordini di Assad e le milizie di Hezbollah ancora più forti dei soldati libanesi.
Il pericolo che questo conflitto si estenda a tutto il Libano non è una sorpresa, vista la fragile situazione interna, con equilibri precari tra i cinque gruppi sociail: cristiani, drusi, alawiti, musulmani sunniti e musulmani sciiti. La costituzione prevede la divisione dei poteri secondo l'appartenenza al gruppo religioso, quale soluzione escogitata dai francesi per garantire il potere ai cristiani e prevenire i conflitti con gli altri gruppi. Questo "esperimento umano", pensato per far convivere cinque gruppi mediorientali, ha funzionato solo per qualche anno, dimostrandosi ripetutamente fallimentare.
La demografia in particolare si è dimostrata l'arma vincente: lo stato che i francesi hanno voluto per i cristiani si è trasformato nello stato degli sciiti, che sono stati marginalizzati per anni e esclusi dall'arena politica e economica dominate dall'elite cristiano-maronita, in numero crescente, come succede a molte comunità povere nel mondo. Gli sciiti sono poligami, si sposano in giovane età e fanno molti figli, mentre i cristiani sono monogami, fanno pochi figli, si sposano più tardi per via del benessere economico e in molti emigrano per l'influenza dell'educazione francese.
Gli sciiti in Libano sono stati il primo obiettivo delle attività dell'Iran khomeinista finalizzate alla "esportazione della rivoluzione": il regime iraniano ha finanziato scuole, ha cooptato le frange secolarizzate, ha creato il movimento Hezbollah (il partito di Allah), ora il più forte in Libano, armandone le milizie e indottrinando i giovani al jihad. Attorno a Hezbollah si è polarizzata la società libanese, oggetto di forti inferenze esterne, in parte oppositori, compresi i sunniti che sono finanziati da Arabia Saudita e Qatar, e suoi sostenitori, compresi gli alawiti finanziati dall'Iran.
La tragedia del Libano dimostra che non è possibile stabilire in una società araba uno stato dalla struttura occidentale, che sarà ancor più indebolita dall'ingerenza iraniana. Ciò che rimane da stabilire è se l'occidente continuerà ad abbandonare gli amici sunniti in Libano e Siria, lasciandoli alla mercé della santa trinità Iran-Siria-Hezbollah. L'occidente si sveglierà e capirà che un fallimento a Damasco e Tripoli potrebbe portare gli iraniani alle coste del Mediterraneo, che attraverseranno poi per arrivare fino in Europa?
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link: http://eightstatesolution.com/
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