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Informazione Corretta - Il Giornale Rassegna Stampa
10.04.2012 La presenza cristiana in Medio Oriente verso l'estinzione. Analisi di Giulio Meotti
l'Europa non può più stare a guardare. Commento di Magdi C. Allam

Testata:Informazione Corretta - Il Giornale
Autore: Giulio Meotti - Magdi C. Allam
Titolo: «La presenza cristiana in Medio Oriente verso l'estinzione - L’ultima strage in Nigeria ci impone di reagire: è ora di vietare la sharia»

Pubblichiamo l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " La presenza cristiana in Medio Oriente verso l'estinzione ". Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 10/04/2012, a pag. 14, l'articolo di Magdi Cristiano Allam dal titolo " L’ultima strage in Nigeria ci impone di reagire: è ora di vietare la sharia ".
Ecco i pezzi:

Giulio Meotti - "La presenza cristiana in Medio Oriente verso l'estinzione"


Giulio Meotti

http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/11475
(Traduzione dall’inglese di Anna Della Vida) 

*********

Ramallah era al 90% cristiana prima della guerra di Indipendenza del 1948 e Betlemme lo era all’80%. Oggi Ramallah è una città quasi completamente islamica e a Betlemme i cristiani sono in via di estinzione. Gli arabi cristiani stanno dalla parte dei loro oppressori sperando così di salvarsi.

********* 

Israele è rimasto l’unico luogo dove i cristiani in Medio Oriente si sentono al sicuro.
Michael Oren, ambasciatore d'Israele negli Stati Uniti, ha scritto in un recente editoriale sul Wall Street Journal, paragonando la cacciata degli ebrei dopo la fondazione di Israele nel 1948, a quanto succede ai cristiani nei paesi arabi:
“ Come gli 800.000 ebrei furono espulsi dai Paesi arabi, così i cristiani vengono cacciati dalle loro terre dove hanno vissuto per centinaia di anni”.
Lo rivelano i numeri. Oggi i cristiani aumentano di numero in un solo paese nel Medio Oriente: Israele. Dall’ufficio centrale di statistica israeliano, leggiamo come nel 1949 ammontavano a 34.000 persone, oggi di 163.000 e di 187.000  è la previsone nel 2020.
Negli altri paesi mediorientali, il fanatismo della purezza islamica sta cancellando ogni traccia del passato pre-islamico. Quando gli islamisti avranno vinto, il Medio Oriente sarà completamente verde, il colore dell’islam.

Per questo è tempo per i cristiani di riconoscere che la salvezza di Israele è vitale e cruciale anche per loro. Invece gli arabi cristiani reagiscono all’ambasciatore Oren alleandosi all’islam e demonizzando gli ebrei.

“ In quanto leader cristiani in Palestina, siamo indignati per le affermazioni assurde che ha pubblicato sul Wall Street Journal”, scrivono a Oren, in una lettera firmata da molte personalità arabo-cristiane uscita su giornali palestinesi. “ Il suo tentativo di accusare la difficile realtà dei cristiani palestinesi attribuendola ai musulmani palestinesi è una vergognosa manipolazione dei fatti per nascondere il danno che Israele ha portato alla nostra comunità. L’occupazione israeliana è la prima ragione per la quale molti che appartengono alle antiche comunità cristiane nel mondo hanno lasciato la terra santa, la Palestina. La nostra è una realtà di occupazione, oppressione e privazione.”

Questa lettera è stata firmata da ministri palestinesi, attivisti, preti, sindaci e membri dell’Olp.

I cristiani sono in via di estinzione dappertutto.

“In Iraq la cristianità verrà cancellata già in questa generazione, in parte dovuto alla partenze delle truppe americane”, ha dichiarato Leonard Leo, a capo della Commissione Usa per la Libertà religiosa nel mondo.

In Egitto, 100.000 cristiani hanno già abbandonato il paese, dopo la cauta di Hosni Mubarak lo scorso anno. L’Unione per i Diritti Umani in Egitto denuncia un “esodo di massa”.

Risultati ancora più drammatici si registrano nella società arabo-cristiana dopo che Israele ceduto il controllo di larga parte di Giudea e Samaria all’Autorità palestinese. Sono stati i cristiani ad aver patito maggiormente il governo mafioso e cleptocratico di YasserArafat.

Siti religiosi e cimiteri cristiani sono stati dissacrati dai musulmani. Slogan come “ islam vincerà” e “ prima quelli del sabato, poi quelli della domenica” appaiono sui muri e bandiere dell’Olp coprono i crocefissi.

Ramallah era al 90% cristiana prima della guerra di Indipendenza del 1948 e Betlemme lo era all’80%. Oggi Ramallah è una città quasi completamente islamica e a Betlemme i cristiani sono in via di estinzione.

Essendo entrambi minoranza in una regione a stragrande maggioranza islamica, uno si aspetterebbe che gli arabi cristiani facessero causa comune con gli ebrei e Israele. Ma l’odio tradizionale dei cristiani orientali per il giudaismo, mescolato con l’illusoria speranza di una assimilazione nel mondo arabo, ha cancellato questa opzione.

Come dimostra chiaramente la loro lettera,  gli arabi cristiani si stanno annullando nell’islam. Questo processo storicamente inarrestabile è stato spiegato da Bat Ye’or, la prima e più importante storica della “ dhimmitudine”.

Anche molti terroristi palestinesi provengono  dalla comunità cristiana. George Habash, che è stato soprannominato “ il padrino del terrorismo mediorientale”, era un cristiano greco-ortodosso che cantava nel coro della sua chiesa come chierichetto nella città di Lydda. La sua storia è identica a quella del suo migliore amico Wadia Haddad, il n°2 del PFLP, genio operativo e spietato organizzatore delle azioni terroristiche del gruppo.

Per anni, dopo l’invasione del Kuweit, il volto pubblico della diplomazia irachena era il vice primo ministro Tariq Aziz, il cui nome, chiaramente cristiano, era Michael Yuhanna.

Lo storico inglese William Dalrymple riferisce che dal 1990, 5 su 7 dei consiglieri di Hafiz al Asad erano cristiani. Oggi, il volto simbolo, suadente, della causa palestinese in Occidente è quello della cristiana Hanan Ashrawi, che ha firmato la lettera contro Oren.

Cristiani copti ebbero posizioni di rilievo nel partito nazionalista e anti-israeliano Wafd in Egitto negli anni ’20. Dal 1930 gli arabi cristiani vennero influenzati dai modelli europei fascisti e ultra-nazionalisti, anche nella formazione dei loro partiti.

Uno dei più importanti fu il Partito Social Nazionalista siriano, fondato dal cristiano Antun Saadeh, che prefigurava la Siria come grande impero, esteso anche a Giudea, Samaria, Libano, Cipro e altri territori della regione.

Nel 1940, un altro pensatore cristiano, Michel Aflaq, educato alla Sorbona, fondò quello che sarebbe diventato la variante più influente del pan-arabismo, il Movimento per il Rinascimento Arabo (Ba’th).

L’intellettuale palestinese di maggior rilievo nel mondo è stato un cristiano, Edward Said, sua madre era nata a Nazareth, il nonno fondò la prima chiesa battista della città.

L’invenzione della parola “ naqba “ per indicare la guerra di indipendenza di Israele si deve a Constantin Zureiq, il padre culturale del nazionalismo arabo.

Il “risveglio arabo”, titolo del libro di George Antonious, è una delle prime espressioni che hanno definito la lotta contro il sionismo. Antonious è tutt’altro che isolato, in quanto cristiano, nel vedere le proprie aspirazioni accomunate a quelle della maggioranza musulmana nel mondo arabo.

Si veda il caso di Azmi Bishara, il deputato arabo alla Knesset, che ha tradito il suo Stato, Israele, che viene da una famiglia borghese di Nazareth.

Nel frattempo, in Libano, i movimenti del Generale Michel Aoun e Sleiman Frangieh si alleano con Hezbollah.

Cristiani fanno anche parte di amministrazioni locali guidate da Hamas. Adesso, che socialismo e laicità di stampo nasseriano sono superati dalla furia islamica, l’assimilazione dei cristiani è totale.

Hanno fatto la scelta di schierarsi contro Israele, nutrono il coccodrillo con la speranza che li mangi per ultimi. Invece la tigre islamica divora la pecora cristiana.

La presenza cristiana in Medio Oriente è arrivata alla fine. Dopo che il nazionalismo arabo non è riuscito ad eliminare Israele, gli arabi cristiani e il Vaticano, stanno ora costruendo una identità palestinese ostile a Israele e agli ebrei.

La criminalizzazione cristiana del sionismo, che le chiese arabe pongono come condizione base per il “riavvicinamento cristiano-musulmano”,  definisce come priorità l’eliminazione dello Stato ebraico al posto della difesa dei diritti delle loro comunità perseguitate.

Come avvenne per i cristiani in Europa durante la seconda guerra mondiale, gli arabi cristiani si alleano alle forze del male in cambio di una temporanea sicurezza. Saranno i responsabili della loro stessa distruzione.

Quando nel 1991, il primo scud iracheno colpì l’area di Tel Aviv, i palestinesi in Giudea, Samaria e Gaza, sfidando il coprifuoco, salirono sui tetti delle case cantando entusiasti “ Saddam, Saddam, ya habib, oodroob oodroob Tel Abib” ( Saddam Saddam, nostro amato, colpisci Tel Aviv ancora e ancora). Mentrec cadevano i razzi, ci anche questo slogan: “Saddam Saddam, nostro padrone, vai oltre, colpisci la croce “.

Gli arabi cristiani sono stati islamizzati. Sostenuti dal Vaticano e dalle chiese ortodosse, hanno scelto la guerra contro gli ebrei. Ne riceveranno in cambio la loro estinzione.

Il GIORNALE - Magdi C. Allam : "L’ultima strage in Nigeria ci impone di reagire: è ora di vietare la sharia "


Magdi C. Allam

Se un giorno il Papa illuminato dalla fede nella verità esclusiva in Cristo e sorretto dal coraggio della libertà di scelta, dovesse emanare un'enciclica che denunciando l'ideologia di odio, violenza e mor­t­e insita nell'islam mettesse al ban­do tutte le moschee nei Paesi a maggioranza cristiana legittiman­done la distruzione; se un giorno bande terroristiche cristiane do­vessero far esplodere le moschee e massacrare i musulmani perché la loro presenza è incompatibile con l'esclusività della fede in Cri­sto; se un giorno ciò accadesse po­tremmo essere cert­i che né i gover­nanti dei Paesi a maggioranza mu­sulmana se ne starebbero con le mani conserte ma all'opposto pro­cl­amerebbero la guerra santa isla­mica contro la Cristianità, demo­l­endo le chiese e sterminando i cri­stiani a casa loro, né gli stessi mu­sulmani annidati in seno ai Paesi a maggioranza cristiana si limite­rebbero a subire ma si rivelerebbe­ro come un autentico cavallo di Troia per diffondere il terrore den­tro casa nostra, dopo averli accolti fraternamente così come impon­gono le Costituzioni laiche e libe­rali, senza interrogarci sui conte­nuti del Corano e sulla realtà di Maometto.
Eppure se accade veramente che il «Papa islamico», nella figu­ra del Gran Muftì dell'Arabia Sau­dita, la più sacra delle terre dell' islam che accoglie i due principali luoghi di culto nelle moschee del­la Mecca e di Medina, emette lo scorso 12 marzo una fatwa, un re­sponso giuridico vincolante per i fedeli musulmani, in cui legittima la distruzione delle chiese in tutta la Penisola Arabica; se accade ve­ramente che bande terroristiche islamiche distruggono le chiese in Nigeria, Egitto, Iraq e Pakistan, massacrando i cristiani e costrin­gendoli alla fuga in una vera e pro­pria strategia di pulizia etnica che ha tutti i connotati di un crimine contro l'umanità; ebbene tutto ciò accade tra il silenzio assordan­te dei governanti dei Paesi a mag­gioranza cristiana, con l'unica ec­cezione di Benedetto XVI che de­nuncia il «terrorismo» senza tutta­via chiarire che si tratta di «terrori­smo islamico
», mentre dentro ca­sa nostra ci prodighiamo più che mai per la costruzione di sempre più moschee, scuole coraniche, enti assistenziali e finanziari isla­mici, tribunali sharaitici, addirit­tur­a anticipando le aspettative de­gli stessi musulmani, conferman­doci vittime del relativismo, pri­gionieri del buonismo.
Purtroppo la dittatura del mate­rialismo e del relativismo ci co­stringono a non vedere il nesso, fin troppo ovvio, che c'è tra la pre­dicazione d'odio nei confronti dei
cristiani, degli ebrei, degli infedeli e degli apostati, di cui si legittima la morte sulla base di ciò che è scritto nel Corano e di ciò che ha detto e ha fatto Maometto, e tra gli attentati terroristici che concreta­m­ente distruggono le chiese o le si­nagoghe e massacrano tutti colo­ro che vengono indistintamente condannati come nemici dell' islam. Come non vedere il nesso tra la fatwa del Gran Muftì saudi­ta, in cui ha sentenziato che «tutte le chiese nella Penisola Arabica devono essere distrutte perché il Profeta ci ha ordinato che su que­sta terra non vi può essere spazio per due religioni», e tra gli attenta­ti terroristici che colpiscono le chiese e i cristiani, l'ultimo dei quali consumatosi in Nigeria pro­prio­nel giorno di Pasqua culmina­to con 38 morti? Come non capire che è proprio la rigorosa applica­zione dei dettami del Corano e l'emulazione acritica dell'esem­pio di Maometto ciò che si tradu­ce nell'involuzione delle società musulmane? Come è possibile che continuiamo a definire «mo­derata » l'Arabia Saudita dove la donna continua ad essere trattata come un essere inferiore e dove le lapidazioni vengono messe in sce­na pubblicamente di fronte alle moschee dopo la preghiera del ve­nerdì affin­ché siano viste dal mag­gior numero di fedeli?
Come è pos­sibile che continuiamo a permet­tere ai petrodollari sauditi di erige­re moschee ovunque nel mondo, compresa la Grande moschea di Roma, nonostante sia evidente che sono l'avamposto dell'inva­sione islamica predicata aperta­mente dagli imam? In questo contesto è paradossa­le che mentre nei Paesi a maggio­ranza islamica, soprattutto le don­ne emancipate e gli intellettuali si battono contro la crescente isla­mizzazione sociale e culturale, av­vertendo che l'eventuale imposi­zione della sharia si tradurrà nella fine dello stato di diritto e nella per­dita di ogni libertà, qui in Europa i nostri intellettuali, i politici e per­sino esp­onenti della Chiesa accet­tano tutto ciò all'insegna di una di­fesa cieca della democrazia forma­le.
Questa realtà deve insegnarci che i musulmani come persone possono essere effettivamente moderati quando fanno prevale­r­e i valori e i principi assoluti e uni­versali che sostanziano l'essenza della nostra comune umanità, ma che l'islam come religione non è affatto moderata perché non so­no moderati né il Corano né Mao­metto. La tragedia è che oggi noi abbiamo scelto di schierarci dalla parte dei nostri aspiranti carnefi­ci, coloro che promettono l'impo­sizione della sharia e la sottomis­sione all'islam del mondo intero. Già oggi qualche accademico no­strano che ha svenduto l'anima e messo in soffitta la ragione comin­c­ia a dissertare sulla positività del­la sharia! Ci siamo rassegnati alla proliferazione delle moschee, ci stiamo abituando al velo integra­le che imprigiona il corpo della donna dalla testa ai piedi, ora ba­sta: mettiamo subito al bando la sharia in tutt'Europa prima che sia troppo tardi!

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