Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 03/04/2012, a pag. 14, l'articolo di Massimo Veronese dal titolo "Arrestato il Buffon palestinese. Israele: «È solo un terrorista»".
Notiamo che la notizia è stata diffusa solo dal Giornale, evidentemente gli altri quotidiani non hanno ritenuto interessante un terrorista palestinese con obiettivi israeliani mascherato da calciatore.
Ecco l'articolo:
Omar Abu Rois, Hamas
Non hanno ancora uno Stato però hanno una Nazionale. Verde, orgogliosa, quasi sempre perdente. E che si è messa come tutte in fila,un po’ per caso e un po’ per desiderio,per un biglietto di viaggio mondiale, Brasile 2014: ha superato il primo turno battendo un’altra combriccola di disperati come l’Afghanistan,fino all’anno scorso giocava tutte le partite in campo neutro, la prima in casa, contro la Thailandia a Ramallah, l’ha persa ai rigori. Non andranno da nessuna parte ma va bene lo stesso. Una nazionale per chi non è nazione, ma un miracolo diplomatico, è comunque una vittoria, patriottismo senza patria. Omar Abu Rois ha 23 anni, un fisico da ballerino e lo sguardo diffidente. È un campione di calcio, il migliore tra i pali, ma il suo sport preferito è sparare sui soldati. Estremo difensore, si direbbe nei vocabolari pallonari, ma è di un attacco che i servizi segreti israeliani lo accusano, un attacco contro un’unità militare, ad al-Amari, 20 gennaio scorso, tanto fuoco, nessuna vittima. La squadra di cui faceva parte, una cellula terroristica, aveva in programma altre partite da chiudere, conti da saldare, contro obiettivi israeliani in Cisgiordania. Per i servizi segreti che lo hanno arrestato è uno di Hamas, il nemico dei nemici, a fargli compagnia dietro le sbarre sono dodici compagni del campo profughi di al-Amari, Ramallah, Cisgiordania, compreso Munzar Abbas, ufficiale dell’Intelligence generale dell’Anp, responsabile della sicurezza nella Mezzaluna Rossa,con la fama,dicono,di trafficante d’armi. Lui, il portiere, Salih Baral, guardiano negli uffici della Mezzaluna Rossa, erano armati di Kalashnikov. Pronti a tutto.
Il calcio può far evadere dalla vita ma non evitarla con un dribbling. Il terrore può quasi mettere insieme una squadra. Da paura. Della nazionale, ma saudita, faceva parte Sulaiman al-Hudaiti, quando giocava nel Jeddah, quando si dice l’ironia delle parole, era capocannoniere del campionato. La polizia degli sceicchi lo ha arrestato perchè guerrigliero della jihad. Dichiarato. E pronto a immolarsi alla causa della guerra santa contro l'Occidente. Ai gendarmi, come fa qualunque calciatore pizzicato in fallo dall’arbitro, ha chiesto per quale motivo avrebbe dovuto essere punito. Non ho fatto nulla di male, arbitro, al massimo è un fallo di reazione, non sono io quello che ha cominciato. Perdona loro perchè non sanno quello che fanno.
E tre calciatori dell’Al Rashid, quando sui cieli della patria scoccò l’ora del destino, abbandonarono i compagni di squadra per unirsi ai mujaheddin che si battevano in terra irachena. Majid Al Sawat, fu catturato mentre stava per lanciarsi in una missione suicida a Bagdad.
Il più famoso di tutti però è Nizar Trabelsi, tunisino del Fortuna Duesseldorf, convertito all'Islam radicale, indottrinato in Afghanistan, indifferente all’integrazione, lui che viveva in un altro mondo, ricco, amato e famoso. In manette pure lui, beccato in un appartamento di Bruxelles due giorni dopo l' 11 settembre con i piani sul tavolo di un attacco ancora peggiore di quello di New York se invece che un dilettante fosse stato un professionista. Voleva colpire la base atomica di Kleine Brogel che, nel nord est del Paese, custodisce una dozzina di ogive nucleari con gli stessi esplosivi combinati usati contro gli americani a Nairobi e Dar es Salaam. Di Osama diceva: «Lo amo molto, come un padre». Le istruzioni per costruire l’ordigno gliele aveva date lui.Le colpe dei padri sono a volte le stesse dei figli. Pensare che anni fa i calciatori finivano in galera per motivi opposti. Saeed Al-Owairan, il Maradona del deserto, a Usa 94 segnò lo stesso gol che Diego infilò all’Inghilterra e fu coperto d’oro da re Fahd. Gli piacevano le donne però persino durante il Ramadan. L’aria del deserto cambiò. Tre anni di prigione per aver infranto la sharia. Gli piaceva vivere. Praticamente uno di noi.
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