Israele sta abbandonando il Monte degli Ulivi ?
di Giulio Meotti
Il Monte degli Ulivi è un patrimonio nazionale, che risale a migliaia di anni fa. Ora la situazione lì sta diventando insostenibile.
(Traduzione di Yehudit Weisz)
da: http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/11360
Giulio Meotti, il Monte degli Ulivi
Sotto le pressioni dell’Unesco, che sta cercando di “de-giudeizzare” e “islamizzare” i siti ebraici più sacri, lo Stato d’Israele sembra stia esagerando nel rinunciare alla sua sovranità sui luoghi più sacri.
La Grotta dei Patriarchi a Hebron e la Tomba di Rachele a Betlemme - i luoghi sacri più importanti per l’ebraismo - sono state ora cancellate dall’elenco dei siti del patrimonio nazionale di Israele. Pochi giorni fa, il Comitato per la Ripristino dei Diritti Palestinesi ha issato la bandiera dell’Unesco a fianco di quella palestinese di fronte alla Grotta di Hebron, e in tutti i documenti ufficiali dell’Unesco la Grotta di Hebron è etichettata come “un sito palestinese”.
Dopo che l’Unesco aveva vietato la sostituzione della rampa provvisoria di Mughrabi con un ponte definitivo che collegasse stabilmente il Muro Occidentale alla spianata del Monte del Tempio, il governo israeliano ha chiuso il passaggio. Sotto le intimidazioni del Waqf islamico, le autorità israeliane stanno vietando agli ebrei di pregare sul Monte e di portare con sé i loro oggetti sacri.
La Tomba di Giuseppe a Nablus, che è menzionata nel Libro della Genesi, può essere raggiunta dai fedeli soltanto come farebbero dei ladri la notte, sotto al protezione dell’esercito israeliano, e una sola volta al mese. Ma secondo gli Accordi di Oslo, la Tomba, dove l’Unesco ha appena finanziato il progetto di un Parco Archeologico Arabo, dovrebbe essere sotto il controllo di Israele. Invece i poliziotti palestinesi armati restano a guardia della Tomba, malgrado ciò, l’anno scorso un pellegrino ebreo è stato ucciso.
Oggi a nessun ebreo è consentito entrare senza scorta militare nella sinagoga Shalom al Israel di Gerico, “la città delle palme”. Agli ebrei fu proibito l’accesso dal 1948 fino al 1967, quando Israele liberò la zona e gli ebrei poterono ritornare a visitarla. Secondo l’allegato II degli Accordi Gaza-Gerico del 1994, “gli affari religiosi nella sinagoga Shalom al Israel a Gerico devono essere sotto la protezione delle autorità israeliane”. In realtà, le autorità israeliane hanno di fatto abbandonato il sito.
Qualche settimana fa Israele ha ceduto al Vaticano la sovranità sulla Tomba di Davide, dove si narra siano sepolti i re ebrei di Giudea.
Ma la storia più sconosciuta riguarda il cimitero del Monte degli Ulivi, di cui si è discusso in una riunione d’emergenza alla Knesset. La storia di Har Hazeitim (il Monte degli Ulivi) è la storia stessa del popolo ebraico. Se si vuole mantenere Gerusalemme unita, bisogna proteggere e custodire Har Hazeitim.
Quando il re Davide fuggì da suo figlio Assalonne, la Bibbia descrive la sua salita al Monte degli Ulivi.
Dato che il Monte degli Ulivi è di 80 metri più alto del Monte del Tempio, esso divenne, per tradizione, il luogo su cui venire a rimpiangere la distruzione del Tempio. Il cimitero, dove gli Ebrei hanno seppellito i loro morti da più di 3000 anni, oggi le tombe vengono profanate e i visitatori subiscono violenze, tra cui il lancio di pietre contri i famigliari dei defunti.
Questo è il luogo dell'eterno riposo per migliaia di ebrei, a partire dai mendicanti medioevali fino al Primo Ministro Menachem Begin, al Rabbino Tzvi Yehudah Kook, al Rabbino Avraham Elkana Shapira, a Ben Ish Chai, allo scrittore Shai Agnon e al poeta Uri Tzvi Greenberg. E' stato il cimitero ebraico fin dal tempo del Secondo Tempio, ci sono anche le tombe dei Profeti Zaccaria, Aggeo e Malachia.
Anche gli ebrei della Diaspora chiedono di essere sepolti sul Monte degli Ulivi, poichè credono che con l’arrivo del Messia, e la resurrezione dei morti, si troveranno di fronte alla Porta della Misericordia (oggi sigillata), ma che verrà aperta, permettendo così di salire al Monte del Tempio.
Le alture che circondano il Monte degli Ulivi hanno avuto un ruolo fondamentale nelle numerose battaglie per liberare Gerusalemme. La decima Legione del generale romano Tito si era accampata lì, così come i Crociati nel 1099 e i Britannici nel 1917.
Oggi, purtroppo, le misure di manutenzione sono inadeguate e quelle di sicurezza carenti.
I governi israeliani hanno permesso illegalità e vandalismo. La presenza della polizia è quasi inesistente, un’assenza che vanifica il senso di sicurezza del visitatore. Gli ebreei possono venire solo grazie a Ma’aleh Hazeitim, nome di una piccola comunità ebraica vicino alla sezione sefardita del Cimitero del Monte degli Ulivi. Il suo compito è quello di vigilare la zona giorno e notte, garantendo il carattere ebraico al cimitero. Ci sono otto coraggiose, giovani famiglie di ebrei, che vivono nel palazzo Beit HaChoshen, con una grande bandiera israeliana che sventola sul tetto, al confine con l' ingresso a A-Tur al Monte, sotto all’Hotel "Sevn Arches".
Irwin Moskowitz, il mecenate della comunità di Ma’aleh Hazeitim, lo definisce " il miracolo della resurrezione dei morti sul Monte”.
Nei 19 anni in cui gli Ebrei non poterono essere presenti sul Monte e nelle zone vicine, i Giordani avevano profanato e distrutto decine di migliaia di lapidi, e il danno al Monte degli Ulivi fu talmente enorme che ancora oggi per Israele il suo recupero è lento e complesso. I volontari del gruppo giovanile B'nei Akiva hanno studiato gli archivi cimiteriali per ricostruire alcune pietre tombali.
Le autorità israeliane hanno una grande responsabilità, perché non sono mai state installate recinzioni, nè sistemi di sorveglianza nè telecamere. Questo fa sì che molte persone abbiano paura di andarci.
Ci sono state famiglie che non hanno potuto accompagnare i loro cari alla sepoltura, data l'assenza della polizia che temeva lanci di pietre o peggio. Aspettavano a casa una telefonata che li informava che era avvenuta l’inumazione, per cui si poteva dare inizio alla Shivà, la settimana del periodo di lutto. E’ successo anche che si siano dovut abbandonare delle salme a terra, dovendo fuggire per un improvviso attacco terroristico. Veniva chiamata la polizia, ma il ritorno non era possibile fintanto che la zona non fosse ritornata sicura, come si conviene a quel luogo sacro.
Per raggiungere il cimitero spesso si utilizzano furgono blindati. Parenti in lutto colpiti da terroristi, hanno dovuto ricorrere a cure ospedaliere. Un membro del Congresso degli Stati Uniti e Malcolm Hoenlein, della Conferenza Americana dei Presidenti, sono stati colpiti da lanci di pietre. Non c’è nessuno che si curi delle antiche e vecchie lapidi. Le pietre tombali, molte delle quali hanno centinaia di anni, vengono rubate o vanno in frantumi.
Non stiamo parlando della Striscia di Gaza. Stiamo parlando del più sacro cimitero ebraico, che dall’alto domina il Monte del Tempio. Quest’area sta per diventare “Judenrein”come la Tomba di Giuseppe ? Se Israele sta rinunciando al Monte degli Ulivi, allora significa che sta per rinunciare a Gerusalemme.
Israele si sta confrontando con questa storia. Dal momento che il Monte degli Ulivi è il cimitero di profeti, scrittori, rabbini, primi ministri e semplici cittadini ebrei ammazzati nei tumulti e sepolti in fosse comuni, dovrebbe essere l’orgoglio di Israele, non uno dei suoi cortili dimenticati.
Giulio Meotti scrive sul Foglio, tiene una rubrica settimanale su Arutz Sheva, scrive per The Wall Street Journal, FrontPage, Commentary, Ynet. Ha pubblicato il libro " Non smetteremo di danzare" (Lindau Ed.), tradotto in inglese con il titolo "A New Shoah" (Encounter Pub.), la storia delle vittime israelia ne del terrorismo arabo-palestinese.