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Il Giornale Rassegna Stampa
13.02.2012 Alix Van Buren e il suo legame con la dittatura siriana
Un hacker smaschera la giornalista. Solo Christian Rocca e Luciano Gulli diffondono la notizia. E gli altri ?

Testata: Il Giornale
Data: 13 febbraio 2012
Pagina: 15
Autore: Luciano Gulli
Titolo: «Le mail amorose di 'Repubblica' al tiranno»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 13/02/2012, a pag. 15, l'articolo di Luciano Gulli dal titolo " Le mail amorose di 'Repubblica' al tiranno ".


Bashar al Assad

Alix Van Buren, giornalista di Repubblica, e il suo legame con il regime siriano smascherati da un hacker.
La notizia è stata diffusa da Christian Rocca, giornalista del Sole 24 Ore, sul suo blog (
http://www.camilloblog.it/archivio/2012/02/12/il-regime-siriano-di-assad-le-email-rubate-lo-strano-caso-di-repubblica-e-anche-gad-lerner/).
Solo Il Giornale ha dato spazio alla notizia. Perchè?
Repubblica tace, evidentemente in imbarazzo. Ma gli altri giornaloni?
Tutto regolare per Corriere della Sera?
Nulla da eccepire sulla Stampa?
Niente da dichiarare Unità e Manifesto?
E Il Sole 24 Ore? Messaggero?
Ecco l'articolo:

Che strano, che imbarazzante feeling tra la Repubblica e il san­guinario regime di Bashar al-As­sad. Che salamelecchi, e che inchi­ni, quelli rivolti verso il soglio di Damasco. Quanta deferenza, e che trillante amicizia tra il molto progressista quotidiano di largo Fochetti, sempre «vicino al popo­lo » per principio, (e figurarsi dun­que quando il popolo viene bom­bardato dall'aviazione) e l'entou­rage del tiranno di Damasco che ha decine di migliaia di morti, fra cui donne e bambini, sulla co­scienza.
Il «caso», un caso che non man­cherà di seminare qualche inter­rogativo nella redazione di Repub­blica , e dovrebbe seminarne forse anche in seno all'Ordine dei gior­nalisti, sempre molto sensibile al­le grandi questioni di principio, ri­guarda le e-mail rubate nei giorni scorsi al regime siriano dal grup­po di hacker chiamato Anony­mous. Il problema è il seguente: fin dove ci si può spingere, nella pratica del nostro mestiere, per avere un'intervista esclusiva, o no­tizie riservate? È lecito prosternar­si quando l'interlocutore è una
fonte di informazioni preziosa? E se la fonte è il megafono di un ditta­tore sanguinario vale lo stesso, o il buon gusto e la decenza suggeri­rebbero di fare un passetto indie­tro? Ed ecco di che si tratta.
Dando notizia mercoledì scor­so delle e mail rubate da quelli di Anonymous,
Repubblica aveva dedicato alla vicenda grande spa­zio, effondendosi su quelle con cui Assad era stato «preparato» ad una spinosa intervista a Barbara Walters dell'americana Abc. Ora, non è curioso che nulla, neppure una riga Repubblica abbia pensa­to di dover dedicare alle mail cor­se fra Alix Van Buren, giornalista del quotidiano, e Bouthaina Shaa­ban, portavoce del dittatore? E se questo non è accaduto si può opi­nare che vi abbia un ruolo l'imba­razzante tenore di quegli scambi affettuosi tra le due signore?
Ecco, per esempio, una mail del 30 maggio scorso. È Alix Van Bu­ren (autrice di qualche intervista all'aroma di «Notti d'Oriente» al dittatore alawita) che scrive, dall' account di Repubblica : «Mia ado­rata Boutheina, quanto mi man­­chi!!!! Grazie mille per tutto, com­presi i bellissimi regali (il profu­mo di Valentino è buonissimo, odora di rose di Damasco, e il por­ta gioielli è meraviglioso). Grazie ancora per averci consentito di produrre una delle migliori inter­viste ( che squadra, tu e io!)… Ti vo­glio tanto tanto bene, anzi di più. Ci vediamo presto, Inshallah e gra­zie ancora. ? Alix».
Il 23 luglio 2010, sempre dall'ac­count di
Repubblica , altra lettera amichevole («my lovely frien­d… ») di Alix Van Buren alla poten­te Bouthaina. Van Buren loda i successi propagandistici del regi­me ( «ma come ci riesci?») e punta a raccomandare Gad Lerner che ad agosto (2010) vorrebbe andare in Siria alla scoperta delle radici fa­miliari ( i nonni erano ebrei siriani trasferitisi negli anni Cinquanta a Beirut). Per Lerner, Alix Van Bu­ren si straccia le vesti. «Indipen­dente », «difensore delle comuni­tà musulmane», favorevole alle moschee in Italia, «antirazzista» doc. Ma c'è un ma. Lerner è ebreo, e questo, agli occhi di Damasco, è un pregiudizio insuperabile. Nel­la sua risposta, Bouthaina è deso­lata: «Non sono molto sicura che sia una buona idea, perché come sai è una questione delicata…».

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