Da qualche tempo non siamo più d'accordo con le analisi mediorientali, e del mondo musulmano in genere, di Carlo Panella, che è e rimane uno dei massimi esperti del mondo arabo. IC gli ha scritto, Panella ha risposto, è seguito un nostro intervento. Li pubblichiamo:
Caro Carlo Panella, agli amici si può continuare a voler bene pur dissentendo. cosa ti rimproveriamo ? forse facciamo prima se ti diciamo in breve: quello che abbiamo sempre rimproverato alla sinistra, estrema o moderata, cioè arrivare in ritardo a capire ciò che sta succedendo. Mentre tu guardavi con interesse a Khomeini altri stampavano manifesti con la sua faccia sotto alla quale stava scritto: 1 milione di $ vivo o morto. Altri, diversamente da te, erano attenti alla riforma agraria dello Scià, che avrebbe tolto tutto il potere economico ai mullah. Adesso tu stai sottovalutando la Turchia, guardi agli 'errori' di Israele o degli Usa e non ti accorgi che la Turchia di Erdogan è definitivamente entrata nell'orbita islamica, anche se le sue tecniche sono diverse da quelle iraniane, al punto da ingannare gli osservatori (tu fra loro). Obama commette il tuo stesso errore, non esiste l'islam moderato, esistono dei musulmani moderati, ma, chi ce l'ha fatta, è fuggito in occidente. Gli altri,disgraziati, pensano a salvare la pelle. Non solo l'Onu è da riformare ma anche la Nato, e qui di nuovo la Turchia, non vedi che rema contro ? Tu sei un grande conoscitore del mondo islamico, eppure...
finiamo con le virgolette al genocidio armeno, virgolette entro le quali tu rinchiudi la parola genocidio quando si tratta del popolo armeno. Non è vero che un secondo genocidio relativizza il primo, la Shoah ha delle caratteristiche purtroppo così particolari da non renderla paragonabile ad altri, e forse per gli armeni non è del tutto la parola esatta, ma va bene usarla, perchè l'Impero Ottomano questo ha fatto con loro, li ha depredati e sterminati per eliminare i testimoni dell'eccidio. Come per gli ebrei, anche il loro è stato un 'Legalisierte Raub', un furto legalizzato, solo che i tedeschi l'hanno rubricato meticolosamente, chiedendo anche perdono dopo la 2a guerra mondiale, mentre i turchi non l'hanno mai voluto ammettere.
Cosa controbatti ?
Carlo Panella, ecco la sua risposta
Inizio dalla fine, che è poi solo un elemento di margine. Un genocidio è un genocidio, è un genocidio. Non si scherza con le parole, non si usano le une per le altre e quello degli armeni, molto semplicemente non è un genocidio, come sostengono i turchi (non gli islamisti, i turchi, a iniziare dai generali e dai laici che peraltro sono oggi gli interlocutori fondamentali e strategici per Israele in funzione anti Erdogan: problemino non da poco). Genocidio significa massacro di un popolo perché è tale. Per non parlare di Shoà, che è orrore unico, basta guardare ai Tutsi, che furono massacrati dagli Hutu “in quanto tali”, ovunque fosse possibile. Se si usa il termine per tutte le porcherie della storia, lo si deve usare anche per Hiroshima e Nahasaki, per i 2 milioni di civili tedeschi –ripeto: civili tedeschi- massacrati dai sovietici nel 1945 e in cento altre occasioni recenti, incluso il massacro dei musulmani bosniaci ad opera dei serbi di Mladic, a partire da Srebrenica. E non ha caso questa accusa non è contestata a quel boia dal Tpi che usa il termine “crimini contro l’umanità”.
Quello che oggi la Turchia rifiuta è il termine “genocidio”, che è infamante e disonorevole. E ha ragione. Quello fu un orrendo, schifoso, episodio di “pulizia etnica” dovuto al fatto che gli armeni, come è comprensibile, “tifavano” per ‘esercito russo, tanto che c’era una brigata di armeni turchi che combatteva per lo zar, che la città di Van si era ribellata all’esercito ottomano nel 1914 favorendo l’avanzata dell’esercito russo che l’aveva infatti conquistata. Insomma, con tutto il diritto, gli armeni erano una formidabile quinta colonna che indeboliva a morte il fronte strategico per la Turchia verso la Russia, l’unico peraltro su cui aveva dovuto arretrare (nei Dardanelli, Kemal riusciva a bloccare gli inglesi e a sud Allenby, sino al 1917 non dava problemi). Da qui lo spostamento coatto di centinaia di migliaia di civili armeni verso la Siria e la morte di centinaia di migliaia di loro (in larga parte, va ricordato, ad opera di bande autonome di kurdi peraltro). Una classica, schifosa, operazione di pulizia etnica a ridosso del fronte. Non un genocidio, perché nelle regioni della Turchia non a ridosso del fronte russo, gli armeni non furono affatto né uccisi, né spostati, né perseguitati. Gli stessi due principali accusatori della Turchia, lo storico inglese Toynbee (che lavorava per il Foreign Office, non era autonomo, seguiva la ragion di Stato) e il più indipendente e credibile pastore protestante tedesco Lepidus, indicano in 150-200.000 gli armeni di Istanbul e di Smirne che non furono toccati dalla persecuzione. Se genocidio era, non si vede il perché di questo trattamento di favore.
Detto questo, il punto di maggior rilievo –e mi stupite per questo- è che di questa vicenda non si devono occupare i tribunali francesi, ma la Repubblica di Armenia e la Repubblica di Turchia, che rappresentano legittimamente i due popoli, che discutono dal 2003 sul punto, che litigano sul punto, che devono essere semmai aiutate e favorite nel comporre la questione in modo concordato, anche con la commissione di storici comune che pure era stata formata e che poi è entrata in crisi, ma non per problemi di merito, ma perché oggi il vero problema tra turchi e armeni è il Nagorno Karabak (su cui peraltro, se qualcuno ha ragione, sono i turchi). Persino Obama ha compreso questo –ed è tutto dire- e ha favorito la “diplomazia del football” (i due presidenti della repubblica che sono andate nella capitale avversa ad assistere a partite delle due nazionali) e il dialogo tra i due stati.
Ma veniamo al punto e cercate di capirmi perché non voglio offendere, tanto meno amici come voi che stimo in sommo grado, ma credo che voi e chi la pensa come voi –parte della leadership israeliana- cada nel tranello ideologico che portò negli anni trenta alla dottrina del “social fascismo”. Ricordate? I partiti comunisti, allora, non distinguevano tra fascisti e socialdemocratici, li ritenevano ugualmente “avversari di classe”. Non incazzatevii, non vi sto dando dei comunisti, ma quando leggo che ritenete che la Turchia sia ormai definitivamente diventata islamista, quando vedo che non fate nessuna differenza tra Erdogan e Ahmadinejad, mi fate venire voglia di darvi un pizzicotto (amorevole).
Erdogan, cara IC, è un democratico. Erdogan, non vuole la distruzione di Israele, Erdogan, vuole uno Stato laico. Erdogan è arrogante, spregiudicato, odioso, prepotente, aggressivo, insopportabile, ma è un avversario, non un nemico con cui fare la guerra. Con cui Israele deve fare la guerra. Erdogan, soprattutto, non è eterno, domani, può andare all’opposizione. Non è un dittatore ed è al potere solo e unicamente perché i laici turchi (che sino al 2003 avevano il 60% dei suffragi) sono entrati in una spaventosa crisi ideologica e di proposta.
Questo, perché non è vero che non esiste un Islam moderato. Questa è una frase da estremista, uno slogan dogmatico. Nella Turchia di Erdogan oggi si vive in un contesto democratico, gli ebrei vivono in Turchia in un contesto democratico. E’ pienamente democratico? No, senza dubbio. Ma quello che deve ispirare le altre nazioni, a partire da Israele (che Erdogan ha protetto con la sua flotta davanti alle coste nel 2003, contro eventuali missili di Saddam, a cui Erdogan ha venduto 50 milioni di tonnellate di acqua) è attirare Erdogan verso la convivenza, non farne un nemico irrecuperabile (demenziale linea di Lieberman, subìta da uno sconcertante Netanhyau, che pure non la condivide). Considero il veto di Lieberman alla firma dell’accordo israelo turco sul caso Mavi Marmara una follia, un caso da manuale di estremismo ideologico suicida di pretta marca sovietica (tale è il grossier Lieberman, ai miei occhi). Turki bin Faisal, il più pericoloso (perché intelligente) leader saudita (per ora senza potere, ma presto purtroppo lo avrà) dice di lui: “Nessun leader di Israele merita la riconoscenza eterna dei popoli arabi come Avigdor Lieberman…!”
Chiaro?!
Quello che sfugge a chi, come voi, pensa che la Turchia sia “il nemico” irrecuperabile è che oggi Erdogan è stato portato dai fatti a contrastare l’Iran e i suoi fondamentali interessi geostrategici in Siria; contrasta toto corde la storica egemonia dei sauditi sui Fratelli Musulmani in Egitto, Tunisia e anche a Gaza. Erdogan capitalizza in maniera intelligente le rivolte arabe, fornisce loro l’unico traguardo praticabile di democratizzazione, naturalmente in ambito islamico.
Leggitevi il suo discorso del Cairo sulla necessità di costruire uno Stato laico; leggete la rabbiosa reazione dei Fratelli Musulmani contro di lui e contro questo messaggio e mi capirete.
Infine: mi fido di Erdogan? No, per nulla. Lo considero un alleato affidabile e certo? No, per nulla,
Ma so che l’interesse strategico, fondamentale di Israele è quello di recuperare un raccordo con la Turchia e quindi, oggi, finchè non sarò sconfitto dal voto, con Erdogan.
Domani, a Damasco, caduto Assad, vi sarà un governo di cui Erdogan possederà la golden share, e così in Libano.
Israele non può più ragionare in termini solo militari nei confronti dei paesi arabi, forte della debolezza demenziale delle leadership palestinesi.
Israele deve ricominciare a fare politica nei confronti dei paesi arabi (come faceva Ben Gurion con la Giordania e la Tunisia) e con la Turchia.
Insomma… il dramma vero è che nel mondo islamico non vi è nessuna forza laica (questo è stato il mio errore di fondo nel 1979 con Khomeini: tutti i laici che lui mise al potere nella prima fase, miei amici personali, furono poi da lui stesso impiccati). Oggi l’Islam politico è l’unico attore di una fase che vede frantumato l’equilibrio geopolitico formato dalla Guerra Fredda (tutte le dittature in crisi, salvo quella tunisina, si formarono con l’apporto determinante di Mosca dal 1956 in poi), durato 22 anni dopo la caduta del Muro.
Quell’equilibrio era il più favorevole a Israele, perché impediva la guerra, ma impediva anche la pace (e quindi la restituzione dei Territori).
Oggi la leadership israeliana vorrebbe che tutto restasse fermo, non ha idea di come affrontare il cambiamento se non mettendo la mano al grilletto.
Ma nessuno ha “creato” le rivolte arabe. Semplicemente, quei regimi erano obsoleti, vecchi, sclerotici e alla fine si sono sgretolati come mummie infracichite.
Oggi, Israele deve affrontare un Mediterraneo che cambia giorno per giorno e deve imparare a fare politica in un contesto nuovo.
Non è circondata da nuovi nemici, ma da avversari di sempre che cambiano pelle.
Ha dalla sua, come sempre, non solo la sua incredibile tempera e forza e missione, ma anche la sua arma più micidiale: la democrazia che lentamente, per vie traverse ha finalmente iniziato il suo cammino anche in terra araba (vedi il Marocco, prova provata dell'esistenza di Islamici moderati).
Mi spiegate perché mai non capite che deve, assolutamente deve, ricostruire un ponte con la democrazia turca?
RISPONDE IC
Recep Erdogan Genocidio armeno
La ricostruzione di Carlo Panella dà per scontate le giustificazioni del negazionismo turco, ma ignora i fatti, per esempio l'inizio del genocidio con la distruzione del gruppo dirigente armeno a Istanbul, l'estensione della caccia all'uomo in tutto l'impero, inclusi territori lontanissimi dal fronte come la Siria, la distruzione sistematica di proprietà e artifatti culturali, la continuazione delle persecuzioni di tutto ciò che era armeno per decenni (non ci sarebbero più armeni senza la sconfitta dei turchi che consentì la fondazione di una repubblica d'Armenia alla fine della guerra. Ignora anche la contemporanea distruzione delle comunità cristiane greche e assiro-caldee (aramaiche) dal territorio ottomano. Nel primo caso si trattò di una terribile pulizia etnica, che provocò centinaia di migliaia di vittime e fu attenuata solo dal fatto che i Greci avevano una patria dove rifugiarsi. I caldei cristiani, come gli armeni, non avevano vie di fuga e furono sterminati. Un analogo programma contro gli ebrei fu sventato solo dall'intervento del generale tedesco che comandava a Gerusalemme. I fatti del genocidio furono accertati in processi che si svolsero nell'intervallo fra la fine della guerra e il colpo di stato di Ataturk, dove fu documentato il legame strettissimo fra le bande della persecuziuone degli armeni (curdi, ma anche carcerati e volontari turchi, comandati da ufficiali di esercito e polizia), con il consiglio supremo dei giovani turchi che reggeva lo stato in quel momento. Ci sono nomi e prove, anche pubblicati in italiano: Carlo Panella li può verificare.
Anche sul secondo punto Carlo Panella accetta in pieno la propaganda turca. La scelta di abbandonare i rapporti con Israele è della Turchia, che a parte il personale antisemitismo (ben documentato) di Erdogan, conta non tanto di contrapporsi all'Iran per ragioni ideali, ma di fargli concorrenza per l'egemonia del mondo arabo, e ha scelto per questo lo scontro con Israele, ben prima della vicenda della Mavi Marmora, a partire dagli insulti a Peres (il 'pacifista' Peres) a Davos, quattro anni fa. Prendersela con Lieberman non ha nessun senso. Il governo attuale, come qualunque governo fosse stato al suo posto, ha dovuto opporsi al disegno turco di "mettere sulle ginocchia" Israele, come si è espresso il residente turco Gul qualche giorno fa. In Medio Oriente la "faccia" conta quanto i fatti, e uno stato non può lasciarsi umiliare senza pagare gravi conseguenze. Per considerare un allentamento della tensione, dopo la faccenda della flottiglia, la Turchia ha chiesto non tanto le scuse, ma l'abbandono del blocco a Gaza, cioè la libertà di Hamas di dotarsi di armi pesanti. Questo non può essere consentito da nessun governo israeliano. Infine, sotto l'aspetto di posizioni laiche e di buon senso, Panella accetta in pieno la propaganda islamista "moderata". E' difficile dire se gli islamisti al potere ad Ankara si lasceranno cacciare da elezioni contrarie. E' Erdogan che ha detto una volta "la democrazia è come un autobus, lo prendiamo per scendere alla nostrra fermata, che è la legge islamica". Fatto sta che nelle vicende del mondo arabo di questi anni, hanno sistematicamente e cinicamente appoggiato islamisti che non hanno neanche la vernice democratica della Turchia. Speriamo che Panella non debba ripetere fra qualche anno quel che poi scrisse su Khomeini: mi sembrava tanto un progresso, e invece...