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Informazione Corretta Rassegna Stampa
10.12.2011 Presidenziali americane 2012: Newt Gingrich, luci e ombre (molte)
Analisi di Piera Prister

Testata: Informazione Corretta
Data: 10 dicembre 2011
Pagina: 1
Autore: Piera Prister
Titolo: «Presidenziali americane 2012: Newt Gingrich, luci e ombre (molte)»

Presidenziali americane 2012: Newt Gingrich, luci e ombre (molte)
di Piera Prister

 Newt Gingrich                       Piera Prister

I sondaggi che davano Mitt Romney, ex governatore del Massachussets, in testa tra tutti i candidati repubblicani alla Casa Bianca, sono completamente cambiati. Ora e’ in ascesa Newt Gingrich, ex Speaker of the House -della Camera dei Deputati- che ha preso la rincorsa e dopo essersi avvicinato fianco a fianco a Romney, velocemente lo ha sorpassato, ora conduce in tre stati, Iowa, South Carolina e Florida, ed e’ in ascesa.
La corsa ora sembra svolgersi fra due candidati, Romney e Gingrich che riscuotono “the broadest appeal” fra gli elettori repubblicani.
Dagli ultimi sondaggi riportati dal Wall Street Journal in un articolo dell' 8 dicembre, “Gingrich’s Organization deficit disorder”, di Karl Rove –politologo e architetto della vittoria di George Bush- indicano che il 62 % delle preferenze vanno a Gingrich, il 54% a Mitt Romney. Ma non e’ detta l’ultima parola, data l’incapacita’ di Gingrich di presentare un numero sufficiente di firme per il prossimo sondaggio in Ohio.
Insomma gli manca l’organizzazione in cui Romney invece eccelle.
E’ utile aggiungere che il mese scorso Rove aveva predetto la vittoria di Romney. Gingrich e’ stato molto chiaro nel suo programma parlando ieri mercoledi’ in un forum di ebrei repubblicani.
Nominerebbe come Segretario di Stato John Bolton, l’ex ambasciatore americano all’ONU -che sollecita da tempo un intervento militare in Iran, -insignito del premio “Friends of Israel” 2011 insieme all’on. Fiamma Nirenstein e all’ex primo ministro spagnolo Jose’ Aznar- e che sposterebbe subito l’ambasciata americana da Tel-Aviv a Gerusalemme, ponendo fine ad un contenzioso riesumato alla Corte Suprema in questi giorni dal caso Zivotovsky, tra Congresso e i due presidenti americani, Bill Clinton e George Bush che non ratificarono rispettivamente “The Capital of Israel Act” nel 1995 e “ The Us Policy with Respect to Jerusalem as the Capital of Israel Act” nel 2002, azioni legislative entrambe votate a maggioranza dal Congresso Americano, ma mai diventate esecutive, perche’ i due presidenti non vi apposero la loro firma. Inoltre va considerato il malcontento dell’elettorato ebraico verso Obama che potrebbe far confluire i suoi voti su Gingrich ma anche su Romney che da sempre e’ filo-israeliano e fu il primo e il solo a chiedere l’arresto di Ahmadinejad, come mise piede sul suolo americano.
A New York nella Congressional District Election di meta’ settembre, il Partito Democratico ha perduto clamorosamente con un ampio margine di 71 a 22, il distretto di Queens e di Brooklyn, per la sua politica ostile ad Israele. Lo stesso filo-obamiano Ed Koch, ex sindaco di New York ha appoggiato il repubblicano Robert Turner che ha stravinto.
Questo e’ solo una proiezione di quello che potrebbe accadere all’ amministrazione di Obama prossimamente, se non cambia politica verso Israele.
Ormai Obama come scrive Dan Senor sul W.S.Journal sta perdendo il voto ebraico- Why Obama is Losing the Jewish Vote- e non solo il voto ma anche il finanziamento da parte di donatori, molti dei quali sono rimasti delusi.
E’ chiaro che a Newt Gingrich che sta vincendo in stati dove c’e’ una forte presenza ebraica come la Florida, potrebbero confluire molti voti di democratici che a larga maggioranza hanno votato per Obama anche perche’ l’emergente candidato avverte piu’ degli altri la minaccia dell’Iran.
Ha richiamato l’attenzione sul possibile e orrendo scenario di devastazione delle citta’ americane che potrebbe essere indotto dalle onde elettromagnetiche causate da missili iraniani a testata nucleare e che potrebbero farci ritornare indietro di 250 anni.
 Un pericolo reale, tanto che gia’ da tempo avvengono nel Pacifico simulazioni di guerra, in caso di attacco nucleare, ma non se ne parla piu’ alla radio o alla Tv come avveniva prima anche in modo martellante, perche’ siamo in periodo elettorale.
Insomma, crediamo, con Gingrich e anche con Romney, che gli Stati Uniti non potrebbero essere colti di contropiede come lo furono a Pearl Harbor il 7/12/1941, che segno’ “a US Intelligence Failure” malgrado la loro competenza nell’intercettazione di messaggi criptografici che gia’ possedevano da allora. Pero’ il punto debole di Gingrich e’ che si presenta come un candidato di destra che non si e’ ancora svecchiato su posizioni anacronistiche per quel che riguarda i diritti civili e il diritto di famiglia di cui dovrebbero godere tutti i cittadini senza alcuna discriminazione.
E’ contrario al riconoscimento civile dell’esistenza di tante coppie omosessuali che de facto vivono sotto lo stesso tetto e costituiscono una famiglia, che va tutelata sulla base di tutti i benefici che la legge dovrebbe riconoscere anche a loro, come agli altri, cioe’ l’assistenza medica, la proprieta’, l’eredita’ e il pensionamento di reversibilita’ in caso di decesso di uno dei due coniugi, e questo avviene in caso di matrimonio che per lo stato dovrebbe essere un contratto civile fra due contraenti. Sul Webster dictionary -che a differenza di Gingrich e’ aggiornato- e’ definito come “a ceremony in which two people are united in matrimony”, senza riferimento al sesso dei contraenti.
Meraviglia della Linguistica che e’ capace di aggiornarsi per definire realta’ e situazioni nuove.
Prima e poi Newt Gingrich dovra’ affrontare questo problema in un dibattito faccia a faccia con Barack Obama. Allora si’ che perdera’, perche’ siamo sicuri che i giovani e molti democratici delusi non voteranno per lui, anzi non andranno sicuramente a votare, perche’ non vogliono ritornare indietro nel tempo nelle loro conquiste civili, che definiscono lo stato di salute della democrazia.
Gingriche dovrebbe riflettere sul suo tallone di Achille a meno che non voglia regalare un secondo mandato al suo ancora temibile avversario, allora si’ che  la riconferma di Barack Obama alla Casa Biancasarebbe un grande disastro. Piera Prister Bracaglia Morante


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