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Informazione Corretta Rassegna Stampa
08.11.2011 Riccardo De Benedetti presenta il suo libro ' Céline e il caso delle Bagatelle '
L'antisemitismo di Céline e quello moderno, mascherato da antisionismo

Testata: Informazione Corretta
Data: 08 novembre 2011
Pagina: 1
Autore: Riccardo De Benedetti
Titolo: «Riccardo De Benedetti presenta il suo libro ' Céline e il caso delle Bagatelle '»

Domenica IC ha pubblicato la recensione di Sergio Luzzatto ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=11&sez=120&id=42154 ) al libro di Riccardo De Benedetti Celine e il caso delle 'Bagatelle'. Abbiamo chiesto all'autore - che ha cortesemente accettato- un commento/presentazione al suo saggio su L.F.Céline che apparirà presto fra i libri raccomandati di IC, e che pubblichiamo in questa pagina. Aggiungiamo, anche in risposta a quanti lamentano la non reperibilità di una traduzione italiana del testo di Cèline, che per leggere quella collezione di insulti agli ebrei non è indispensabile avere l'originale, basta un buon libro di critica al testo, che li contiene, come ha fatto, appunto, Riccardo De Benedetti. L'antisemitismo di Céline appartiene al passato, ci preoccupano molto di più gli scritti dei nostri contemporanei, il cui odio per gli ebrei, e di conseguenza per Israele, si presenta non più nella miserabile e disgustosa maniera di Céline. Il linguaggio è cambiato, ma le menzogne - dalle quali rinasce l'odio - provocano un risultato 100 volte più pericoloso. Perchè apparentemente mascherato, si presenta come critica al sionismo. Sono questi i moderni Cèline che IC combatte a viso aperto.
Ecco il commento di Riccardo De Benedetti:


Riccardo De Benedetti, Celine e il caso delle 'Bagatelle', ed Medusa
(in alto a destra, Riccardo De Benedetti)

Sono diversi i modi di considerare «Bagatelle per un massacro» di Louis-Ferdinand Céline. Anatemizzarlo e respingerlo nel buio, anche esistenziale, da cui è uscito, senza leggerlo; di più, con la paura di leggerlo. Sulla paura e sull’ambigua ritrosia a renderlo visibile come documento dell’antisemitismo senza interrogarsi realmente sulla sua natura e sul suo significato, hanno vissuto i contrapposti divieti. Quello della vedova di Céline e quello della cultura ufficiale che ha continuato a glorificare la sua scrittura a patto di occultarne l’infame pamphlet. Nel libro ho cercato di ricostruire le dinamiche e le movenze di una presenza/assenza straordinariamente efficace.
Sullo sfondo una questione non secondaria della nostra cultura, quella relativa all’influenza negativa dei libri, dei testi e il complesso e, troppo spesso, ingenuamente lineare, rapporto che si instaura tra scrittura e realtà.
La natura dell’antisemitismo di Céline, a mio parere e con ampia e totale possibilità di essere messo in discussione e criticato, è espressiva, volgare e popolare, senza alcuna motivazione teorica, filosofica o religiosa che sia. Forse per questo ancora più inquietante e colpevole, profondamente infissa nello straordinario narcisismo dell’autore. Certo, mentre il pamphlet veniva distribuito nelle librerie francesi cominciavano ad applicarsi le prime misure antiebraiche e dalle parole si passava ai fatti, senza che il corto raggio della coscienza morale di Céline intravvedesse il legame possibile tra le sue parole e ciò che succedeva a migliaia di esseri umani. Tra l’altro il titolo, largamente equivocato, non invita al massacro degli ebrei, ma paventa quello prossimo ventura di una guerra mondiale che, secondo Céline, era il loro obiettivo. Anche solo da questo punto di vista ci sarebbe di che pensare anche all’oggi: il pacifismo, che fu di Céline fin dal primo romanzo, “Viaggio al termine della notte”, è idea malsana a tal punto che per evitarne uno se ne permette un altro, quello degli ebrei, e alla fine la storia presenta il conto salatissimo e devastante di un corso che non è riuscito ad evitare l’uno promuovendo l’altro e garantendo ad entrambi un tributo incalcolabile di vite umane.
Céline non aggiunge nulla all’antisemitismo, anzi, se lo si potesse leggere, ci accorgeremmo che la retorica antisemita si regge sugli schemi del rancore e dell’inferiority complex, devastante, allora come oggi, ma sicuro e necessario oggetto di attenzione e studio, non certo di censura, fosse anche quella, a mio parere interessata, della vedova e di coloro che reggono le sorti letterarie di Céline.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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