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Il Foglio Rassegna Stampa
03.11.2011 La sede di Charlie Hebdo data alle fiamme: la libertà di espressione in arrivo con la sharia
Cronaca di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 03 novembre 2011
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Satira sull’islam, brucia Charlie Hebdo.Westergaard: E’ terrore ovunque»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 03/11/2011, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Satira sull’islam, brucia Charlie Hebdo.Westergaard: E’ terrore ovunque".


Giulio Meotti

La sede del settimanale Charlie Hebdo è stata data alle fiamme da fondamentalisti islamici per via della copertina che i lettori possono vedere riprodotta in questa pagina di IC.
Questa è solo l'ennesima dimostrazione di come non ci sia spazio per la satira per l'islam. Stupisce il commento di Massimo Nava sul Corriere della Sera che, fra le righe, sostiene che quella di Charlie Hebdo sia stata un'inutile provocazione. Se è provocazione significa che se la sono cercata? Magari  la sede del settimanale s'è meritata la rappresaglia?
A questo è arrivato l'Occidente prostrato di fronte a Eurabia, che se un settimanale pubblica una vignetta su Maometto nessuno trova 'strano' che la sua sede sia data alle fiamme?


La copertina di Charlie Hebdo

Roma. E’ “un’aggressione contro la Francia” scrive Ivan Rioufol sul Figaro. La notte tra martedì e mercoledì un incendio, causato da bombe molotov, ha distrutto la sede parigina del settimanale Charlie Hebdo, storico giornale satirico francese, libertario e di sinistra. L’attentato è avvenuto poche ore prima della pubblicazione di un numero dedicato alla primavera araba. Il giornale, che per l’occasione era stato ribattezzato “Sharia Hebdo”, aveva deciso di nominare il profeta Maometto “direttore” per “festeggiare la vittoria” del partito islamico Ennahda in Tunisia. Nella vignetta in apertura il profeta dice: “100 frustate, se non morite di risate”. Sin da subito l’intelligence francese aveva fatto sapere che il giornale rischiava grosso. Su Twitter, su Facebook e via telefono, il giornale ha poi ricevuto minacce di morte. Anche il sito del giornale è stato preso di mira da pirati informatici, che hanno lasciato in homepage una foto della Mecca. Charlie Hebdo è detto anche la “Bête Noire”, la bestia nera dei fondamentalisti islamici. “L’onore della Francia è stato salvato da Charlie Hebdo”, aveva scritto Bernard- Henri Lévy nel 2006 quando il settimanale satirico ripubblicò le vignette danesi su Maometto. In quell’occasione il Consiglio francese musulmano aveva chiesto il ritiro delle copie, ma un tribunale ha poi scagionato la rivista. Philippe Val, allora direttore della rivista, firmò un manifesto contro l’islamismo assieme a Salman Rushdie, Taslima Nasreen, Ibn Warraq e Ayaan Hirsi Ali. Val fu anche uno dei pochi intellettuali, assieme a Claude Lanzmann e André Glucksmann, che difese il filosofo Robert Redeker dalla fatwa che lo aveva colpito in seguito alla pubblicazione di un testo critico sull’islam nel quotidiano Figaro. Parliamo dell’attacco a Charlie Hebdo con Kurt Westergaard, il famoso vignettista danese all’origine della vicenda, in quanto autore della celebre caricatura di Maometto col turbante dinamitardo. Da allora, Westergaard vive minacciato di morte ed è anche scampato a un assalto dentro la propria abitazione, ad Aarhus. “Da Parigi a Copenaghen, ovunque oggi c’è un clima di terrore”, dice l’anziano artista al Foglio. “Pochi giorni fa la polizia ha scoperto una cellula terroristica pronta a colpire il mio giornale, il Jyllands Posten, che oggi è protetto come un bunker. Anche casa mia ha una rete sofisticata di protezione e quando esco ho sempre delle guardie del corpo. La cosa triste e assurda è che in Danimarca non ci sono moschee da proteggere, ma io devo vivere nascosto. A Oslo poco tempo fa dovevo presentare un libro. Ma la polizia un giorno prima ci chiese di lasciare il paese a causa del rischio attentati. Ci ha anche invitato a dire ai giornali che avevo avuto un attacco di cuore, per evitare il panico. L’Europa vive nella totale negazione del problema e oggi dobbiamo riflettere bene prima di usare la libertà di parola sull’islam. Siamo vittime dell’autocensura”.

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