Riportiamo da TEMPI del 16/06/2011, l'articolo di Giorgio Israel dal titolo "La fiera di Israele in Piazza Duomo si farà ma con il solito bilancino".
Giorgio Israel
I centri sociali e i gruppi autonomi hanno presentato un primo conto ai sindaci di sinistra appena eletti. Il conto presentato a Piero Fassino è stato relativamente facile da rinviare al mittente ma va detto che il neo-sindaco di Torino si è comportato in modo ineccepibile. I centri sociali e i gruppi di autonomia torinesi avevano assunto un’iniziativa provocatoria: nell’ambito del “Festival di cultura alternativa” nel Parco Ruffini, avevano installato una sagoma del presidente israeliano Shimon Peres con in mano una Stella di David. Per il modico prezzo di un euro era possibile tirarle tre colpi di scarpa. Per fortuna, all’ignobile trovata è stato posto fine con la rimozione della sagoma da parte della polizia.
Molto più complesso è stato il problema cui si è trovato di fronte il nuovo sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Difatti, da tempo è stata programmata un’esposizione delle realizzazioni tecniche e culturali di Israele significativamente denominata “Unexpected Israel”, “Israele che non ti aspetti”, ovvero non la solita immagine militare di Israele, ma quella della scienza, della cultura, della tecnologia, dell’arte. Essa prevede installazioni tra Piazza Duomo e piazza Castello con un padiglione di 900 metri quadrati, una mostra di design, una serie di incontri con scrittori israeliani, una mostra a Palazzo Reale e un concerto della cantante Noa. Si sono fatti vivi i soliti gruppi estremisti, pronti a mobilitarsi soltanto quando si tratta di Israele. Gli “antagonisti” hanno promesso ferro e fuoco e hanno promosso una manifestazione nazionale anti-israeliana per il 18 giugno a Milano. Alla luce di queste minacce di mobilitazione si è iniziato a discutere della possibilità di “delocalizzare” la manifestazione fuori dal centro e in posti chiusi, il che avrebbe significato un inaccettabile cedimento al ricatto. La prima reazione del sindaco Pisapia non è stata brillante. Egli ha dichiarato: «Credo che su questo il ministro degli Interni, le forze dell’ordine e il Questore siano i più adatti per ogni decisione sulla base della situazione. Quello che posso dire è che, da parte mia, ho sempre creduto in due popoli e due Stati e questo continua ad essere il mio impegno per il futuro». Ci mancherebbe altro! Una dichiarazione che non aveva nulla a che fare con la sostanza della questione e che rassicurava singolarmente nel fatto che il sindaco non crede in “un popolo e uno Stato”. Per fortuna, a questo primo passo falso è seguito un ravvedimento di cui bisogna dare atto: la manifestazione si terrà nelle forme previste, senza alcun ridimensionamento e il sindaco ha dichiarato che non avrebbe avuto senso dire no all’iniziativa. In cambio, egli ha proposto un’iniziativa per far conoscere la realtà della Palestina da tenersi nei prossimi mesi. È il solito gioco del bilancino, che sarà accettabile soltanto nella misura in cui anche questa sarà un’iniziativa culturale e non di propaganda politica, altrimenti anche Israele avrebbe avuto molto da dire sui missili che quotidianamente piovono sulla sua popolazione civile. È da sperare che i gruppi “antagonisti” mantengano la promessa di contestare in modo pacifico. Ancor meglio sarebbe se essi, assieme a certi loro mentori odiatori di sé come Moni Ovadia, manifestassero (pacificamente) sotto l’ambasciata siriana per le orrende stragi che stanno avvenendo in quel paese, nonché sotto l’ambasciata iraniana e di altri paesi che si distinguono per calpestare i diritti umani. Se, assieme al riscatto di Pisapia, avvenisse anche questo, sarebbe un vero miracolo.
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