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Ansa-Il Manifesto Rassegna Stampa
03.06.2011 Il Vaticano piazza Mons.Capucci sulla Flotilla
e per il Manifesto invadere Israele è una intifada pacifica

Testata:Ansa-Il Manifesto
Autore: Redazione Ansa-Michele Giorgio
Titolo: «M.O. Flotilla: Mons.Capucci, ci sarà anche nave da Usa-Prove di ritorno a casa per i palestinesi»

Dal lancio ANSA che segue apprendiamo che Monsignor Hilarion Capucci sarà presente su una delle navi che dovrebbero (il condizionale sia benaugurante) formare la Flotilla di fine giugno.
Lo segnaliamo perchè dell'attivismo terrorista di Capucci è direttamente responsabile il Vaticano. Quando Israele acconsentì di liberarlo dalla prigione, dove l'ex patriarca cattolico scontava la condanna per traffico di armi. la Santa Sede si impegnò a garantire che Capucci mai più esercitasse attività politiche contro lo Stato ebraico, e che sarebbe stato inviato in un paese del Sud America. Rimase sempre invece a Roma, dove ha continuato i suoi traffici, collaborando con tutti gli organismi che operano in Italia contro Israele, non facendo mai mancare la sua presenza in cortei e dimostrazioni.
Può in Vaticano permettersi di ignorare - come ha sempre fatto - gli accordi ? E' giusto tacere e lasciar correre ? Rivolgiamo queste domande a chi di dovere.
Dal MANIFESTO di oggi, 03/06/2011, riprendiamo l'articolo di Michele Giorgio a pag.7, dal titolo " Prove di ritorno a casa per i palestinesi", preceduto da un nostro commento.
Ecco l'agenzia:

MO: FLOTTIGLIA; MONS.CAPUCCI, CI SARÀ ANCHE NAVE DA USA
(ANSAmed) - ROMA, 2 GIU.


Monsignor Hilarion Capucci

Anche una nave in partenza dagli Stati Uniti parteciperà quest'anno alla flottiglia di filo-palestinesi che cercheranno di rompere il blocco marittimo israeliano davanti a Gaza. Lo ha annunciato ad ANSAmed Hilarion Capucci, già patriarca cattolico- melchita di Gerusalemme, 89 anni, e tra i partecipanti più famosi dell'iniziativa. Anche lo scorso anno il vescovo, espulso da Israele nel 1974 dopo essere stato accusato di traffico di armi per l'Olp, si trovava a bordo di una delle imbarcazioni, durante l'assalto di truppe israeliane alla nave Mavi Marmaris, che costò la vita a 9 attivisti turchi. «Ci saranno una ventina di imbarcazioni,saremo il doppio dello scorso anno. Una nave è partita anche dagli Stati Uniti. Stavolta per gli israeliani sarà difficile bloccarci e riusciremo nell'impresa», proclama mons. Capucci. «È vero che è stato riaperto il valico di Rafah e che la situazione a Gaza si è alleggerita», osserva il religioso. «Tuttavia, per i pescatori della Striscia non ci sono ormai da anni prospettive di lavoro. Non possono uscire in mare a causa del blocco israeliano ed è per loro e per la loro libertà che la flottiglia partirà quest'anno», spiega. La partenza è prevista per fine giugno da diversi porti del Mediterraneo. (ANSAmed)

Il Manifesto-Michele Giorgio: "Prove di ritorno a casa per i palestinesi"

 Il titolo riflette bene la posizione del quotidiano comunista di Rocca Cannuccia, per Michele Giorgio è un "ritorno a casa", il tentativo di invadere Israele da parte di migliaia di facinorosi al confine nord è una "terza intifada pacifica". Siamo alla follia pura, è la ricerca cinica di avere qualche vittima da esibire quale "martire".
Ecco il pezzo:

È incandescente il clima lungo la frontiera israelo-libanese e ai principali posti di blocco tra Israele e i Territori occupati, in vista delle manifestazioni – imponenti stando alle previsioni - del 5 giugno (con un anticipo già oggi) che vedranno migliaia di palestinesi e arabi commemorare il 44esimo anniversario della «Naksa», la sconfitta subita dagli eserciti arabi nella Guerra dei sei giorni (1967) e l’occupazione israeliana di Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme Est, delle Alture del Golan e del Sinai (poi restituito all’Egitto). La stampa israeliana ieri ha riferito con grande evidenza l’avvertimento lanciato dai vertici militari: non verrà permesso ad alcun palestinese o cittadino arabo di superare i reticolati che corrono lungo le linee di armistizio, comeè avvenuto il 15maggio (nell’anniversario della «Nakba») ai piedi del villaggio druso di Majdal Shams, sul Golan. Quel giorno, tra il Libano del sud, il Golan e la Striscia diGaza, i profughi uccisi furono almeno 12 (aprirono il fuoco anche i soldati libanesi). «Le nostre frontiere non diventeranno Bilin», ha detto una fontemilitare al giornale Jerusalem Post, in riferimento alle manifestazioni settimanali che i palestinesi, con l’appoggio di pacifisti israeliani e stranieri, tengono ogni venerdì nel villaggio cisgiordano, simbolo della lotta popolare contro ilmuro di separazione costruito da Israele. I comandi militari dello Stato ebraico perciò hanno fatto rafforzare le postazioni lungo la frontiera, in particolare nei pressi del moshav Avivim. In casa israeliana si guarda al 5 giugno con grande attenzione. Non tanto per gli aspetti di sicurezza quanto per le implicazioni politiche e diplomatiche. Dopo la prima «Marcia del ritorno» (15maggio) gli analisti locali evidenziarono che per Israele sarebbe arduo fermare, sparando, masse di profughi palestinesi disarmati che chiedono di far ritorno alle loro case e villaggi originari, sulla base della risoluzione 194 dell’Onu. Parlarono perciò di una «nuova strategia» palestinese, delineata nella pagina Facebook «La terza Intifada» (sino ad oggi 375mila adesioni), che se attuata potrebbe mettere Israele in seria difficoltà sul piano internazionale. Da qui la decisione di non consentire che l’iniziativa palestinese, figlia anche delle rivolte arabe di questi mesi metta radici e diventi permanente. L’avvertimento israeliano sembra aver avuto effetti immediati a Beirut. Secondo il quotidiano Daily Star, l’esercito libanese ha dichiarato «area militare chiusa» l’intera fascia di territorio nazionale a ridosso della frontiera con Israele, in modo da costringere i rifugiati palestinesi a tenere le commemorazioni sul piazzale dell’ex prigione di «Khiam», a quattro km dal confine, e bloccare la «Marcia del ritorno 2». Ben diversi sono i piani dei profughi che intendono allestire un grande accampamento lungo i reticoliti di confine, guidati, ha assicurato l’ex comandante militare del campo di Ein al Hilweh, Munir al Maqdah, dai leader locali dei movimenti Fatah e Hamas. Inoltre il 5 giugno dalla Cisgiordania, facendo pressione sui posti di blocco centrali di Kalandia e Betlemme, e da Gaza convergendo su Erez, i profughi «si dirigeranno verso al Aqsa» (Gerusalemme). Nelle stesse ore migliaia di egiziani riuniti in piazza Tahrir al Cairo, di giordani (e forse anche di siriani), manifesteranno a sostegno dei diritti dei palestinesi. Raduni sono previsti anche in Galilea. Il 7 giugno musulmani e cristiani e gli studenti universitari manifesteranno in varie città, anche all’estero, per ricordare l’occupazione del settore palestinese di Gerusalemme

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