Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/05/2011, a pag. 35, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " Lettera (indignata) agli 'indignados' ".
Pierluigi Battista
Gentilissimi «indignados» , ma una volta o l’altra potreste piazzare le vostre tende e gridare i vostri sacrosanti slogan non solo nel cuore delle piazze più suggestive delle capitali europee, ma davanti a qualche ambasciata siriana? Potreste per qualche minuto smettere di osannare Stéphane Hessel che nel suo Indignatevi! demonizza Israele e ignora tutte le dittature del mondo, per mettervi a protestare vivacemente contro il massacro di oltre mille vostri coetanei falciati dalla tirannia di Damasco, o per stare a fianco dei desaparecidos nelle galere di Teheran, dei giovani torturati o impiccati in piazza dal regime degli ayatollah? Potreste riservare un frammento, solo un frammento della vostra fresca e generosa indignazione alle vittime di repressioni cruente ma ignorate, soffocate dagli imperativi della real politik o dall’anestetico dell’indifferenza? Potreste, giovani e baldanzosi «indignados» , puntare la vostra indignazione contro il cinismo della destra che da una parte arma gli aerei che dovrebbero stanare Gheddafi, e dall’altra rimpiange gli affari con un dittatore orrendo capace di organizzare per decenni, altro che nemico normalizzato, un’efficientissima e spietata polizia politica? E potreste indignarvi contro l’indignazione super selettiva della sinistra, umanitaria qui e indifferente lì, verbosamente ingerente dove le conviene e silenziosamente immobile dove i sacri principi della democrazia possono non valere più? L’altro giorno a Roma, davanti all’ambasciata della Siria, c’era a manifestare solo una pattuglia di radicali. E voi dove eravate, a blaterare di «primavera araba» senza interrogarvi sulla sorte di quel migliaio di vittime del dittatore siriano? C’è davvero da indignarsi per la vostra (e nostra) non-indignazione. Potreste evitare di ripetere il tragico errore del ’ 68 d’Occidente, quello che bruciava con un grande spettacolo nel Quartiere Latino ma ignorava un altro ’ 68, un’altra «primavera» , quella volta a Praga, e anche quella volta schiacciata dai carri armati? Potreste evitare di replicare la farsa di giovani indignati e pervasi di ardore rivoluzionario che osannavano i carnefici maoisti e non versarono una lacrima per il giovane cecoslovacco Jan Palach, immolatosi per la libertà? Pensate che aiuto ai giovani che combattono per la democrazia araba se vigilaste con attenzione sull’esito di quelle rivoluzioni, se invitaste quelle donne che l’ 8 marzo furono brutalmente cacciate da Piazza Tahrir al Cairo dai guardiani della purezza fondamentalista o se salisse sui vostri palchi il blogger laico Whael Ghonim, il simbolo della rivoluzione egiziana cui i Fratelli Musulmani strapparono il microfono non appena venne deposto Mubarak? Gentilissimi «indignados» , se democrazia e libertà non sono per voi solo slogan, aiutereste il mondo a conoscere i nomi di chi, nel nome della democrazia e della libertà, ha perso la vita a Damasco? Con simpatia e cordialità.
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