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Libero - Corriere della Sera - La Repubblica Rassegna Stampa
20.05.2011 Lars Von Trier espulso dal festival di Cannes
E tutti gli altri odiatori e antisemiti? Commento di Francesco Borgonovo. Interviste di Fancesco Battistini, Arianna Finois

Testata:Libero - Corriere della Sera - La Repubblica
Autore: Francesco Borgonovo - Francesco Battistini - Arianna Finois
Titolo: «Gitai: a Cannes troppi silenzi. Ora si ribellino tutti i registi - Rondi: A Roma non metterà piede»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 20/05/2011, a pag. 35, l'ottima amalisi di Francesco Borgonovo dal titolo " L’unico antisemita cacciato da Cannes ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 61, l'intervista di Francesco Battistini ad Amos Gitai dal titolo " Gitai: a Cannes troppi silenzi. Ora si ribellino tutti i registi ", preceduta dal nostro commento. Da REPUBBLICA, a pag. 57, l'intervista di Arianna Finois a Gianluigi Rondi dal titolo " Rondi: A Roma non metterà piede ".
Ecco gli articoli:

LIBERO  - Francesco Borgonovo : " L’unico antisemita cacciato da Cannes "


Lars Von Trier      Elia Suleiman

Il regista danese Lars Von Trier ha stabilito un altro record. Dopo aver girato alcuni dei film più pesanti del mondo (in pochi hanno visto The Kingdom e Manderlaysopravvivendo per raccontarlo), da ieri è anche il primo antisemita cacciato dal Festival di Cannes. Un primato poco invidiabile: ma se è vero che Lars rimedia l’ennesima figura meschina nella sua carriera di provocatore da quattro soldi, è chiaro anche che sono i bellimbusti della Croisette a uscirne peggio. Due giorni fa Von Trier, durante la conferenza stampa del suo Melancholia si è profuso in un comizietto nazistoide. Ha spiegato di aver scoperto che suo padre non era un ebreo danese bensì un tedesco. «Forse per questo», ha chiosato, «ho una debolezza per l’estetica nazista. Ammiro Speer, architetto di grande talento». Fin qui, le avvisaglie del pericoloso delirio che sarebbe seguito. Quindi lo show su Adolf Hitler: «Lo comprendo, è un uomo e quindi ha il male dentro come tutti noi. Non lo giustifico, ma lo penso spesso nel suo bunker. Non è quel che si dice un bravo ragazzo, ma provo simpatia per lui». A questo punto, Lars ce lo siamo giocato. Mentre la platea allibiva, lui ha proseguito definendo lo Stato di Israele «a pain in the ass», espressione inglese che ieri tutti i quotidiani edulcoravano e dunque noi ve la riportiamo in tutta la sua cruda volgarità: «Un dito nel culo». Tanto per far capire quale fosse il tenore del discorso. Ovviamente, i capoccia del Festival sono inorriditi e si sono affrettati a dire che mai più ammetteranno «che la rassegna possa essere teatro, su tali argomenti, di dichiarazioni del genere». Ieri, infine, la decisione: Von Trier è ufficialmente «persona non gradita» nella città delle palme. Lo fanno fuori, in soldoni, e con «effetto immediato», specificava la nota ufficiale. Bene, bravi. Adesso però dovrebbero spiegare per quale motivo le «dichiarazioni del genere» su «tali argomenti» da parte del danese sono da sanzionare e quelle di cento altri cineasti no. Ci spiegassero, per esempio, perché nel 2002 hanno tollerato che il regista palestinese Elia Suleiman berciasse: «La situazione a Gerusalemme oggi non è cambiata, è letteralmente degradata: ad un check point dove c’era un arresto oggi c’è un cadavere. In Israele un palestinese vivequasi comeun prigioniero, a volte non può uscire di casa. È una forma di fascismo pesante e pornografico ». A questo signore hanno pure consegnato, fra gli applausi, il premio della giuria. Eppure, dire che lo Stato ebraico è un Paese dove vige un «fascismo pornografico »non è molto diverso dal sostenereche Israele è un «dito nel culo». Beh, in verità una differenza c’è. Lars Von Trier ha nominato Hitler (ed è stato più che giustamente sanzionato). Suleiman invece si è limitato a prendersela con Israele. E agli intellettualoni francesi gli ebrei piacciono solo da morti. Quando invece sono vivi e si permettono di rivendicare il proprio diritto a esistere e a rispondere a chi vorrebbe sterminarli - ora, non nel 1938 - meritano di essere insultati. Le parole di Von Trier, per altro, sono molto meno pericolose di quelle di Suleiman. Trattasi ovviamente di delirio: il danese, oggi 55enne, ha vissuto metà dell’esistenza a fare il ribelle e l’altra metà nella depressione. Per l’ennesima volta ha perso il lume della ragione, poi se n’è accorto e in palese imbarazzo ha detto: «E adesso come ne esco? Forse con una soluzione finale per i giornalisti. Ok, sono nazi ». Lui per primo ha capito di aver detto una bestialità. Infatti siamo tutti concordi nel punirlo. Chi, nel 2011, potrebbe difendere Hitler e il nazismo prendendosi sul serio? Solo un pazzoide. Le frasi degli altri registi su Israele, invece, sono molto più subdole, poiché sono presentabili, anzi strappano applausi. Ken Loach, vincitore della Palma d’oro nel 2006, è uno dei più attivi supporter della“Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele”, più volte ha definito lo Stato ebraico un Paese di terroristi. Nel 2009 non andò al festival di Edimburgo poiché la kermesse scozzese era sovvenzionata (con ben 300 sterline...) dal governo con la stella di David e motivò: «I massacri e il terrorismo di Stato praticato contro Gaza rendono questo denaro inaccettabile». Rifiutò persino l’invito al Festival di Haifa. Insomma, lui gli ebrei li odia,nonli vuole vederenemmenoin foto. Ma a Cannes lo coprono d’onori. Altro caso: l’attrice Vanessa Paradis, lo scorso anno, si gingillava alla festa di Chanel sulla Croisette. Poco tempo dopo ha cancellato il suo concerto a Tel Aviv poiché anche lei boicotta Israele. A noi, sinceramente, fanno più paura questi soggetti piuttosto che un pirla come VonTrier. Il cicciotto Lars, infatti, è un fenomenodabaraccone. Gli altrisonodivi ammirati, che in modo odioso (però accettato dal Festival, dai giornali e dai progressisti di mezzo mondo) insinuano che con gli ebrei non si deve avere niente a che fare: non si comprano i loro prodotti,non si va nelle loro città, non si accettano i loro soldi. Regole che ricordano le leggi razziali. Tuttavia a Cannes è sgradito solo il matto danese, intanto i suoi colleghi antisemiti sfilano sul tappeto rosso. Cari cineasti francesi, un invito: la vostra palma mettetevela... sì, proprio lì dove diceva Von Trier, «nel fianco».

CORRIERE della SERA - Francesco Battistini : " Gitai: a Cannes troppi silenzi. Ora si ribellino tutti i registi "

Che le dichiarazioni di Lars Von Trier fossero antisemite se n'è accorto pure Amos Gitai, dopo che per anni ha cercato di delegittimare con falsi storici le ragioni di Israele. Meglio tardi che mai, ci volevano i complimenti a Hitler per ricordargli l'antisemitismo.
Ecco l'intervista 


Amos Gitai

GERUSALEMME — Hanno fatto bene a cacciarlo? «Non sono il direttore di Cannes. E non m’importa che lo caccino. Il punto è un altro: è quel che ha detto. Da regista a regista: non mi piace quel che ha detto. Un tipo di revisionismo pericolosissimo, perché viene da menti raffinate. Mi sono un po’ occupato di Mussolini, anni fa: anche lui parlava bene di Hitler, anche lui era un tipo bello e con la testa rasata che faceva delle gran belle battute... Gli artisti devono essere più sensibili della media, rendersi conto del loro potere mediatico. Non possono divertirsi dicendo cose del genere, specie se parlano in Europa, dove l’estrema destra è forte. In Italia ci sono veri neofascisti che governano. Lo stesso in Ungheria. L’antisemitismo è brace sotto la cenere: non lo vedi ma, appena soffi, diventa una fiammata» . Amos Gitai, 60 anni, regista diviso tra il lavoro in Israele e i figli in Francia, è figlio d’un architetto tedesco del Bauhaus che sfuggì ai nazisti. A Cannes è stato premiato, sei anni fa, e dice che gli piacerebbe sentire anche la voce dei suoi colleghi: «Che il Festival cacci Lars von Trier, è una cosa che riguarda il prestigio della «Croisette» . Quel che conta è la posizione di tutti gli altri. È importante che i registi presenti a Cannes si pronuncino chiaramente: quelle cose non si possono dire. Serve un dibattito. Subito. Con una netta presa di posizione. Altrimenti, Von Trier passerà per un perseguitato, uno che paga per le sue idee. E questa cosa verrà letta nel modo sbagliato» . Il caso ricorda molto quello dello stilista Galliano. Ma l’artista non gode d’una certa zona franca in cui poter dire cose indicibili? «Io sono per la libertà di pensiero e contro l’isteria su questi temi. Criticare Israele — io lo faccio spesso — non significa essere antisemiti. Però la libertà di pensiero vale per tutti. E significa anche allarmarsi se uno parla come von Trier. C’è una frangia d’europei razzisti e xenofobi che, sotto sotto, non ha mai chiuso i conti con gli ebrei. Ipocriti spaventosi che non tollerano il diverso. Sono gli stessi che bombardano Gheddafi "per dare libertà al suo popolo", ma appena la conseguenza di quei bombardamenti arriva qui, allora vogliono cancellare Schengen» . Von Trier se ne va, il suo film resta in concorso. E se vince? Si può premiare un’opera, ma non il suo artista? «Si può scrivere un libro, su questa domanda. Ho visto ottime opere di artisti dei quali non condivido un pensiero. E viceversa. Il punto non sono loro che parlano: siamo noi se tacciamo. Abbiamo sempre l’obbligo morale d’alzarci per dire che non siamo d’accordo» . Propone un boicottaggio? «Di boicottaggi, ce ne sono già troppi. Pro Israele, contro Israele... Non se ne sente il bisogno. L’importante è combattere le idee sbagliate, non le persone» . C’è molto antisemitismo nel mondo del cinema? «Ce n’è. Non posso generalizzare, però io l’ho toccato con mano. Più volte» . Von Trier sarà tenuto alla larga da Hollywood? «Non lo so. E non m’interessa» .

La REPUBBLICA - Arianna Finois : " Rondi: A Roma non metterà piede "


Gianluigi Rondi

L´aver dichiarato Lars Von Trier persona non gradita a Cannes «E´ una misura che non ha precedenti, ed è la più giusta che si potesse fare: le sue affermazioni sono spregevoli e nauseanti». E´ grande l´indignazione di Gian Luigi Rondi, presidente del Festival di Roma, di fronte alle esternazioni contro gli ebrei del regista danese.
Nella sua condanna, il Consiglio d´amministrazione del Festival di Cannes ha voluto distinguere l´uomo dall´opera «Come critico professo da sessant´anni la distinzione dell´uomo dalla sua opera. Anche se devo dire di non amare molto il cinema di Von Trier, né la sua invenzione di Dogma ´95. In questo caso, l´uomo si è comportato in modo spregevole. Se pure la giuria di Cannes dovesse premiarlo è bene che non si presenti, perché è una persona cui nessuno vorrebbe stringere la mano in questo momento».
Il regista Claude Lelouch ha detto che quello di Von Trier è un suicidio cinematografico.
«Il mio amico Lelouch dice quello che avrei detto io. Von Trier si è suicidato come persona perché si è esposto alla riprovazione di tutti. Non so se sarà anche un suicidio cinematografico, se troverà qualcuno disposto a finanziare i suoi film o un festival che accetti di ospitarlo».
Lei lo accetterebbe al Festival di Roma?
«Mai. Finché ci sarò io questo signore è bandito dal Festival di Roma e da qualsiasi altra manifestazione che presenzio. Non vorrei avere con lui più nessun rapporto anche se fosse un genio, cosa che non è. Se i miei selezionatori scegliessero una sua opera, e fosse un capolavoro, forse l´accetterei, ma intimando comunque al regista di non farsi vedere».
Von Trier si difende dicendo si è trattato di uno scherzo andato oltre.
«Un uomo si assume la responsabilità delle cose che dice. Soprattutto quando parla di milioni di morti e della soluzione finale. Non si scherza con quella che è stata la cosa più orrenda che abbiamo vissuto noi nati nel Novecento. Non si può permettere a questo signore di dire che ha simpatia per Hitler, dirlo in un festival il cui presidente, Gilles Jacob, è un ebreo che è stato perseguitato. Von Trier ha dato anche uno schiaffo in faccia al suo ospite».

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