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Il Foglio Rassegna Stampa
05.02.2011 Dal far ridere sulla Shoah al partito politico antisionista
Il percorso di un 'comico' francese. La cronaca di Marina Valensise

Testata: Il Foglio
Data: 05 febbraio 2011
Pagina: 2
Autore: Marina Valensise
Titolo: «Se il negazionismo sia un genere comico in Francia lo decide il giudice»

Dieudonné M’Bala M’Bala è una vecchia conoscenza del negazionismo francese, da lui spacciato dietro lo scudo della libertà di parola. Sono un comico, si difende, faccio ridere, ne avrò pure il diritto, ha dichiarato. Si può ridere della Shoah ? si può portare ad esempio Robert Faurisson, uno dei decani del negazionismo e farla franca ?
E' in arrivo una sentenza d'appello, vedremo come funziona la giustizia francese. La cronaca di Marina Valensise, sul FOGLIO di oggi, 05/02/2011, a pag.2, con il titolo " Se il negazionismo sia un genere comico in Francia lo decide il giudice "


Il partito politico del comico negazionista

Roma. Bisognerà aspettare il 17 marzo per conoscere che idea hanno i giudici della Corte d’appello di Parigi in materia di libertà d’espressione, diritto all’umorismo e libertà di satira estesa persino a chi nega la Shoah. L’altro ieri, infatti, Dieudonné M’Bala M’Bala, il più diabolico dei comici francesi, si è presentato in tribunale per rispondere delle cose dette due anni fa nel corso del suo spettacolo allo Zénith, intitolato “J’ai fait le con” (“Ho fatto il coglione” ndr). Dieudonné, una bella faccia tosta e barbuta che si dilata su una risata gradassa, è un provocatore nato. Francese, di padre camerunense, da anni irride gli argomenti della cosiddetta “lobby ebraica”. Anche se ora che pure il giornalista Eric Zemmour, ebreo d’origine, è alle prese con la giustizia per aver detto in tv parole forti contro “les arabes”, Dieudonné rischia di perdere il primato della sfrontatezza. Il fatto è che, indifferente al senso del pudore, sarebbe disposto a farsi scorticare vivo pur di sostenere che il Corano non è quel manuale dell’odio che si vuole far credere, e l’islam non è quella religione aggressiva che si dice, perché la Torah è pure peggio del Corano visto che considera i non ebrei “animali dal volto umano”. Forte di queste premesse, il 26 dicembre 2008 l’aveva sparata grossa. Nel corso del suo spettacolo allo Zénith, megasala per recital di massa, ha invitato a salire sul palco Robert Faurisson, vecchio professore lionese negazionista, famoso per ostinarsi a negare l’esistenza dei campi di sterminio e la responsabilità dei nazisti nell’eliminazione di milioni di ebrei d’Europa. Dieudonné naturalmente “scherzava” e in un mare di fischi e di applausi ha persino offerto al vecchio “il premio dell’infrequentabilità”, facendoglielo consegnare da un finto deportato ebreo. Ma le associazioni antirazziste non hanno riso affatto: si sono costituite parte civile e l’hanno denunciato per oltraggio e istigazione all’odio razziale. Nemmeno la procura ha trovato la cosa molto divertente, e ha chiesto per Dieudonné sei mesi di carcere con la condizionale, e diecimila euro di ammenda. Condannato in primo grado a pagare la somma, Dieudonné ha fatto appello, invocando il salvacondotto dell’artista: “E’ la prima volta che un artista si ritrova davanti a un tribunale per domandare: ‘Avrò o no il diritto di fare ridere il mio pubblico?’”. E di fronte all’imbarazzo delle vittime, ha precisato. “Se non tutti ridono, non è un problema mio. Anzi, se qualcuno si innervosisce, lo trovo divertente”.

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