Riprendiamo oggi, 14/12/2010, la sponsorizzazione da parte dell'Ordine Nazionale dei giornalisti della prossima Flottilla che 'dovrebbe' partire il prossimo anno per Gaza. L'analisi di Fiamma Nirenstein sul GIORNALE, le cronache di Fausto Biloslavo sullo stesso giornale, quella di Dimitri Buffa sull'OPINIONE. Su LIBERO la cronaca di Andrea Morigi, su tutti gli altri giornali manco una riga, tutti così attenti agli scandali italiani, su questo silenzio assoluto. L'unica eccezione il MANIFESTO, ovviamente in festa, e che scrive nell'occhiello " una ventina di navi partirà forse in marzo per portare a Gaza gli aiuti umanitari che Israele ha bloccato nel sangue". A noi è piaciuto quel 'forse', per il resto una balla enorme, Israele non ha mai impedito che a Gaza arrivassero degli aiuti umanitari, la flotilla ha come scopo l'attacco al blocco navale, per riaprire la via delle armi, nel più puro stile pacifista.
da non perdere la 'Cartolina da Eurabia' di Ugo Volli di oggi, dedicata a Enzo Iacopino, dai Boia Chi Molla a Gaza.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=37677
Ecco gli articoli:
Il Giornale-Fiamma Nirenstein- " Se chi mette il bavaglio a Feltri va a braccetto con gli antisemiti "
Fiamma Nirenstein
E così l’Ordine dei giornalisti ha coronato le bizzarre attività della sua più recente incarnazione, quella in cui ha messo il bavaglio a Vittorio Feltri con atto così proditorio da risultare un’evidente effrazione della libertà di opinione, e adesso ha indetto in nome della libertà di opinione una manifestazione davvero indecente. Ieri infatti proprio presso la sede dell’Ordine e dietro la foglia di fico della presentazione di un libro si è svolto il lancio di una nuova flottiglia per Gaza, e una flottiglia di nuovo gestita dalla stessa organizzazione, l’Ihh, che ha portato al disastro del convoglio infausto del maggio scorso, quando 9 persone hanno perso la vita nello scontro con l’esercito israeliano causato dalla provocazione jihadista davanti alle acque di Gaza, dopo che i militanti parapacifisti avevano rifiutato ogni controllo di eventuali armi o finanziamenti diretti a Hamas. Ha un bel dire, con attivismo improprio e insistito il presidente dell’Ordine Enzo Iacopino, che la sua Ihh è diversa da quella sulla lista nera della Germania e presto anche su quella degli Usa. Questi Stati nostri alleati spiegano questa decisione valutando gli Ihh un’organizzazione islamista dedita alla jihad e che definisce la sua attività più che nelle attività caritative nella distruzione dello Stato d’Israele. Come si fa a dire che siano cose diverse? Che casualità... Si chiamano allo stesso modo e propagandano gli stessi fini, e così lasciano intravedere la vicinanza a Hamas, senza il quale a Gaza non si muove paglia, non si ricevono né si gestiscono doni di chicchessia.
L’Ordine dei giornalisti sa benissimo che proprio sui giornali e alla tv sono apparsi, dopo una prima levata di scudi anti israeliana, una quantità di analisi e di testimonianze che dimostravano che la prima versione della storia, quella su cui si erano gettati i consueti pescecani, era una gran bugia: la storiella di pacifisti aggrediti dai perfidi soldati israeliani che volevano impedire ai poveri di Gaza di ricevere i doni della solidarietà internazionale si è infranta sulle testimonianze di giornalisti, da quelli israeliani a quelli turchi, che hanno raccontato l’operazione «freedom flottilla» nella sua realtà. Una grande operazione di provocazione in cui sono purtroppo morte nove persone quando gli israeliani, impreparati senz’altro su quello che avrebbero trovato sulla nave, hanno tentato di fermare la Mavi Marmara, gestita appunto da uomini dell’Ihh, quelli che intervistati si dicevano orgogliosi, alla vigilia del viaggio, di andare alla ricerca della shahada, il martirio, per Allah contro Israele.
Il presidente Iacopino però, benché presidente di qualcosa che ha a che fare con le notizie, l’equidistanza, una sorta di anglosassone senso di sé legato al delicato compito di un’organizzazione a cui tutti i giornalisti per obbligo sono iscritti, e non per scelta, ha agito come se la versione dei fatti fosse data per acquisita: non solo come se la visione propagandista dei suoi ospiti fosse data per acquisita, ma come se addirittura fosse lecito lanciare dalle sue stanze una nuova pericolosa iniziativa condita di tutti i peggiori luoghi comuni anti israeliani, quelli più ripugnanti, dello stato di apartheid, dell’innocente oppressione dei palestinesi, del diritto a fregarsene della sicurezza degli israeliani, ovviamente messa in discussione dalle navi - ben venti! - , annunciate ieri con tutto l’apparato di parole malate del caso e tutto il gruppone degli organizzatori: Ihh (era presente il suo vicepresidente Huseyn Oruc, uno dei principali impresari della prima flottiglia), Free Gaza, Infopal... Se qualcuno ha voglia di andare a vedere i loro siti vedrà quale giornalistico fair play caratterizza le loro posizioni, invitate a esprimersi presso l’Ordine dei giornalisti.
Enzo Iacopino ha un’origine nella profonda destra, oggi scrive la prefazione del libro dell’attivista di estrema sinistra Angela Lano, che dopo la conclusione della vicenda della Flottilla l’ha trovata così esaltante da raccontarla e adesso cercare di ripeterla.
La signora, come ha scoperto il giornalista Dimitri Buffa, ha firmato una petizione in favore dell’Iran promossa dal negazionista Claudio Moffa in cui parla del «cosiddetto Olocausto». All’incontro c’era anche Mohammad Hannun che con la sua associazione è sempre stato vicino a Hamas. Insomma l’Ordine dei giornalisti, dopo il suo happening sulla libertà di informazione perpetrato ai danni di Vittorio Feltri, adesso ne fa uno che dimostra che il suo declino è legato a una vertiginosa discesa ideologica nel baratro dell’estremismo radicale, in cui si incontrano islamisti jihadisti, comunisti antisemiti, vecchi fascisti non appagati. Che vogliamo farne, dell’Ordine, dopo questo exploit? Non vedo molte alternative: si potrebbe mummificarlo, seppellirlo ma insomma agire in modo deciso, direi radicale. Ho diritto di dirlo, dopo che nelle sue sale ieri in tutta quella manifestazione sono stata additata per avere protestato come nemico pubblico numero uno in quanto «colona» israeliana... È un’accusa demenziale che però dal 2001 mi ha causato, insieme ad altri assalti legati al fatto di essere una giornalista ebrea, una scorta di sicurezza che non mi lascia mai. Forse non era proprio l’Ordine, ovvero Iacopino, che, nella sua sede, avrebbe dovuto fermare l’aggressione verbale a un’altra giornalista?
Il Giornale-Fausto Biloslavo: "" L'Ordine dei giornalisti si arruola contro Israele"
I pacifisti con la kefià ci riprovano a rompere l’embargo israeliano attorno alla striscia di Gaza. E questa volta utilizzano come palco l’Ordine nazionale dei giornalisti annunciando la partenza in primavera della seconda flottiglia, che salperà per violare il blocco con una nave pure dall’Italia.
Enzo Jacopino neo eletto presidente ha presentato ieri nella sede dell’Ordine, a Roma, il libro Verso Gaza di Angela Lano, pacifista e giornalista votata alla causa palestinese, che era imbarcata sulla prima flotta della scorsa primavera. Quella volta è andata a finire con nove morti fra i militanti turchi a bordo della prima nave presa d’assalto dai corpi speciali israeliani. Da quell’esperienza è saltato fuori il libro, con la prefazione di Jacopino, che ammette: «È una cronaca di parte, ma non mi sembra così scandaloso ».Per il consigliere nazionale dell’Ordine Gianni De Felice lo scandalo è che «dietro l’aspetto umanitario (della flottiglia) si delinea un messaggio propagandistico di natura dichiaratamente politica e di posizionamento manifestamente pro palestinese e anti- israeliano. Caratteristiche che non dovrebbero essere sponsorizzate da una istituzione di diritto pubblico, con conseguenti doveri di apoliticità, come l’Ordine dei giornalisti». Per De Felice la presentazione poteva tranquillamente avvenire in una libreria, ma non con il cappello istituzionale dell’Ordine.
Jacopino ha replicato ieri: «Non siamo gli armatori della Freedom flottilla né favoreggiatori dei terroristi palestinesi ». Il presidente ha presentato solo il libro, ma subito dopo è stata lanciata la nuova iniziativa dei pacifisti a senso unico. Venti navi faranno parte della seconda flotta, compresa una che partirà dall’Italia. «La nostra è solo una missione umanitaria contro l’ingiusto assedio della striscia di Gaza» ha dichiarato Mohammed Hannoun, presidente di un’associazione di palestinesi in Italia. Pochi mesi fa la procura di Genova ha archiviato un’inchiesta nei suoi confronti per associazione con finalità di terrorismo, che si è dimostrata infondata. Hannoun raccoglieva fondi per le famiglie palestinese in difficoltà, che sono finiti anche ai figli dei terroristi suicidi. «Noi non siamo per Hamas, non siamo per la violenza e nessuno, tra gli invitati, fa parte di organizzazioni messe al bando con l’accusa di essere filo-terroriste» ha evidenziato Jacopino. Hannoun non è un terrorista, ma ai tempi della prima flottiglia, Il Giornale ha pubblicato una fotografia che lo ritrae al fianco di Khaled Mashaal. Stiamo parlando del capo in esilio del movimento palestinese Hamas ricercato per terrorismo non solo da Israele.
La stessa Lano annunciava sul suo sito Infopal che alla presentazione della nuova flottiglia diretta a Gaza ci sarebbero stati esponenti dell’Ihh turco, che ha subito le nove vittime della volta scorsa. La costola scissionista tedesca è stato messa nella lista nera dei terroristi e sulla casa madre turca, filo Hamas, pesano forti sospetti. Non solo: nella campagna europea per fermare l’assedio di Gaza sono confluiti personaggi che in passato hanno aderito a formazioni messe al bando negli Stati Uniti.
«Una foto non può dimostrare la contiguità con il terrorismo e comunque non sono la badante di Hannoun» replica Jacopino con Il Giornale giurando di aver ricevuto su oltre 400 messaggi di solidarietà solo 4 di protesta. Alla vigilia del contestato evento il consigliere De Felice si è detto convinto che l’ente dei giornalisti abbia «gettato la maschera di indipendenza ed equidistanza fin qui precariamente indossata esponendosi su posizioni notoriamente occupate dalla sinistra ». Il nuovo presidente dell’Ordine, che non è proprio un marxista sotto mentite spoglie, bolla le accuse come «imbecillità ». E ieri il consigliere ribelle stigmatizzava: «In certi casi c’è chi perde la testa e chi se la copre con la kefià».
L'Opinione-Dimitri Buffa: " Iacopino attacca la Nirenstein "
Enzo Iacopino
"Non siamo gli armatori della Freedom Flotilla, nè i favoreggiatori di
terroristi palestinesi. Sono solo delle imbecillità messe in giro". Enzo
Iacopino, presidente dell¹ordine nazionale dei giornalisti, si difende
attaccando chi lo ha duramente criticato per questa scelta di presentare la
seconda Flottilla italiana per Gaza che partirà a maggio 2011 nella sede
nazionale dell¹ente di diritto pubblico da lui presieduto.
In un¹atmosfera surreale, con gente che ostentava libri come "L¹invenzione
del popolo ebraico", presente il rappresentante delle Comunità palestinesi
in Italia, che ha definito Fiamma Nirenstein ³un deputato italiano che vive
in una colonia di Israele², la conferenza stampa è andata avanti per quasi
due ore. I partecipanti italiani, tra cui la giornalista Angela Lano, hanno
a un certo punto ceduto i microfoni ai veri armatori della missione
Flottilla due, cioè i turchi di IHH. I quali, oltre a negare di essere mai
stati messi sotto inchiesta in Germania per favoreggiamento del terrorismo
hanno anche tirato fuori un bel modellino della nuova nave italiana,
intitolata al defunto giornalista del manifesto Stefano Chiarini, che fu
a lungo un agit prop di tutte le manifestazioni anti israeliane a Roma. A
qualcuno la cosa ha ricordato i famosi plastici di Bruno Vespa. Prima della
conferenza stampa, in cui i partecipanti della Flottilla due dall¹Italia
dicono anche di avere reperito i primi 140 mila euro per armare la nave da
una specie di vendita di solidarietà promossa su tutto il territorio
italiano, Iacopino ha quindi replicato
ad alcuni media e alla vicepresidente della Commissione Esteri della Camera
Fiamma Nirenstein (Pdl), che avevano definito
scandalosa l'iniziativa dell'Odg. Iacopino ha vantato anche meriti filo
israeliani che poi sarebbero consistiti nell¹essere stato il primo
all¹inizio degli anni ¹80 ad avere dato sul Gazzettino di Venezia la
notizia che il giudice istruttore veneziano Carlo Mastelloni aveva emesso un
mandato di cattura per Yassir Arafat per traffico di armi con le Brigate
rosse. Iacopino se l¹è presa in particolare per una lettera dai toni
intimanti a lui indirizzata dalla Nirenstein con cui lo si sfidava a
ospitare, sempre a via Parigi 11, un nuovo convegno per spiegare un punto
di vista opposto a quello dei promotori della scorsa flottiglia e
probabilmente anche della prossima, i cui preparativi verranno
incredibilmente annunciati domani presso l'Ordine dei giornalisti...
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