Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 05/10/2010, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Serviva Ciarrapico per smascherare il fronte della menzogna antisemita? ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 11, la lettera di Riccardo Pacifici dal titolo " Spiegazioni senza valore. Il premier eviti i fascisti ", l'articolo dal titolo " Le due anime della comunità si dividono su Israele ", a pag. 50, l'articolo di Stefano Jesurum dal titolo " Antisemitismo e pace in Medio Oriente. Un problema di tutti, o no ", preceduto dal nostro commento.
In merito agli articoli del Corriere della Sera, invitiamo a leggere la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di questa mattina, pubblicata in altra pagina della rassegna.
Ecco gli articoli:
Il FOGLIO - Giulio Meotti : " Serviva Ciarrapico per smascherare il fronte della menzogna antisemita? "
Giulio Meotti
Nel 1973, al termine della guerra del Kippur, il deputato missino Giulio Caradonna si recò a Gerusalemme per deporre una corona di fiori allo Yad Vashem. Erano anni in cui la sinistra italiana manifestava contro Israele e Caradonna in Parlamento difendeva il sionismo, “nato come reazione di difesa imposta da millenarie persecuzioni di una minoranza etnico-religiosa che deve ancora combattere per la propria sopravvivenza”. Alcuni giorni fa nello stesso Parlamento, in un misto di egolatria, faziosità politica e miserabile malizia morale, un rottame della destra ha reso un pessimo servizio a Caradonna. “Spero che Fini abbia già ordinato le kippah”, ha scandito in aula il senatore del Pdl Giuseppe Ciarrapico, neanche si trovasse in una famigerata birreria di Monaco. “Chi ha tradito una volta, tradisce sempre”. Il coro indignato per questa intemerata antisemita è stato unanime, ma pochi dei bastonatori di Ciarrapico (che pure ieri si è scusato con la comunità ebraica) hanno avuto l’onestà di riconoscere che la frase del senatore era un’offesa atroce, più che verso gli ebrei morti, nei confronti degli ebrei vivi e del loro focolare in medio oriente. Il 7 ottobre si terrà la manifestazione a Roma “Per Israele, per la verità”, organizzata da un’altra parlamentare del Pdl, Fiamma Nirenstein. Fini veniva attaccato da Ciarrapico su quanto di più prezioso forse serbi la sua parabola politica e ideologica: il viaggio a Gerusalemme del 2003. E in generale l’atlantismo robusto e orgoglioso nutrito dall’Italia dopo l’11 settembre. In questo quadro è ridicolo anche solo pensare che la testimonianza pro Israele di Fini possa essere connotata da spirito di vantaggio politico particolare. Soltanto all’apparenza le parole di Ciarrapico avevano un sentore provinciale. A Washington la più grande organizzazione islamica statunitense, il Council on American Islamic Relations, sta per dare un premio alla carriera a Helen Thomas, la decana dei corrispondenti alla Casa Bianca dimessasi da poco per aver detto degli israeliani: “Che se ne tornino in Polonia o in Germania”. Nelle stanze di Amnesty International spiccano poi le parole del capo della sezione finlandese Frank Johansson: “Israele è uno stato feccia”. Attraversiamo una fase critica per la sopravvivenza d’Israele perché è in corso un’offensiva terroristica e pre nucleare di estensione inaudita e si avvertono i segni di una ripresa antisemita in Europa e fra le più alte istanze umanitarie. L’odio antiebraico in mostra nelle parole di Ciarrapico non riguarda tanto l’Europa istituzionale, ma qualcosa di perfino più grave. E’ la deformazione ideologica della verità in tempo e in tema di guerra e di pace. Tanti di quelli che processano a ragione Ciarrapico chiudono però gli occhi sulla teo-ideologia di Ahmadinejad. Quando l’Unità, che si esercita molto contro Ciarrapico e “la destra”, pubblica interviste su come Israele è al vertice del traffico clandestino di organi umani, allora il giornalismo dell’irresponsabilità politica e morale impone agli ebrei di provare che sono false le moderne accuse del sangue scagliate contro di loro. Siamo a livelli di rottura insopportabili delle convenzioni polemiche. La questione allora è: che cosa significa quest’odio? Secondo l’ex dissidente sovietico Nathan Sharansky oggi l’opinione europea per la quale Israele deve sparire è più vasta di quella che nel 1939 era a favore della loro cacciata. Quando Gianni Vattimo si dice tentato di rivalutare i “Protocolli dei savi anziani di Sion” (al Salone di Torino del 2008) e l’Anti-Defamation League rivela che il 32 per cento degli italiani crede a note leggende antisemite, è allora che si capisce quanto proficuo sia il fronte della menzogna costruito dagli ayatollah nella partita negazionista e antigiudaica. Come ha scritto Vasilij Grossman in “Vita e destino”, “la fiamma dell’antisemitismo ha rischiarato le epoche più tremende della storia”. Nei giorni scorsi il sud d’Israele era rischiarato dai razzi al fosforo di Hamas. Dalle nostre parti c’era solo un gran parlare delle battute del premier.
CORRIERE della SERA - Stefano Jesurum : " Antisemitismo e pace in Medio Oriente. Un problema di tutti, o no? "
Gli articoli sono due. Il pezzo firmato da Stefano Jesurum è quasi identico a quello non firmato che pubblichiamo dopo il suo. Confrontare per credere.
Quello che ci sorprende sempre nella sinistra, anche quella ebraica, è la volontà caparbia di delegittimare le iniziative altrui, non entrando in merito ai contenuti, ma puntando il dito, sostenendo che "è giusto ciò che faccio io, perciò è inutile che ti inventi qualcos'altro, lascia perdere, che è meglio, basto io". Un vizio connaturato a quell'arroganza tipica della sinistra per cui " chi non la pensa come me è un fascista". Jesurum non arriva ad usare questa etichetta, ma poco di manca.
Ecco il pezzo:
Stefano Jesurum
Un premier chiama «scuole israeliane» le scuole ebraiche del proprio Paese. E per annacquare gaffe e barzellette — più raccapriccianti che antisemite — sue e dei suoi alleati, si precipita a dichiarare che, però, lui è «amico di Israele». C’è qualcosa che non va.
E c’è qualcosa che non va anche in ciò che sta accadendo intorno alla manifestazione organizzata da Fiamma Nirenstein «Per la Verità, per Israele», che si terrà a Roma dopodomani. Roberto Saviano, Walter Veltroni, Giovanna Melandri e altri personaggi di spicco del centrosinistra si sono visti recapitare in queste ore una lettera in cui si chiede loro di meditare sulla propria adesione (già data da tempo). Firmato Jcall.
In molti sanno che Fiamma Nirenstein è deputato del Pdl, orgogliosamente ebrea. La sua chiamata in piazza vuole porre fine «alla valanga di bugie che ogni giorno si rovescia su Israele», l’unico Paese «che può essere sicuro di essere attaccato qualsiasi cosa faccia». Su queste parole d’ordine — più che condivisibili — arriveranno a Roma politici, intellettuali e artisti, da mezza Europa.
Pochissimi sanno invece che cosa sia Jcall, un movimento nato a maggio — Ber-
NO? nard-Henry Lévy, Alain Finkielkraut in testa, e a seguire 7000 ebrei europei — che esorta il governo israeliano a porre fine all’occupazione e a giungere a una soluzione negoziata basata sul principio di «due Stati per due popoli».
Jcall condivide la condanna dei tentativi di delegittimazione dello Stato di Israele, e tuttavia precisa che «una difesa lungimirante dello Stato ebraico non può tacere le responsabilità del governo Netanyahu». Per questo — scrivono nella lettera — c’è il timore che «aderire al raduno romano non sia il modo migliore per esprimere solidarietà a Israele».
Una analisi politica che può essere condivisa (almeno da chi scrive), ma perché esprimerla pubblicamente — da «destra» come da «sinistra» — in quanto ebrei? L’antisemitismo di certe barzellette altolocate e la pace in Medio Oriente non riguardano forse tutti? La continua sovrapposizione — conscia, inconscia, voluta o «sfuggita» — tra israeliani e ebrei è sintomo di un problema. Stiamo parlando di cittadini italiani, non di «israeliani all’estero».
CORRIERE della SERA - " Le due anime della comunità si dividono su Israele"
Fiamma Nirenstein
Ecco il pezzo 'non firmato da Stefano Jesurum':
ROMA — Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Due anime dell’ebraismo italiano che si confrontano e non condividono il giudizio sul governo al potere in Israele. Stavolta la spaccatura è sulla manifestazione «Con Israele, con la ragione» fissata per giovedì 7 pomeriggio a Roma in piazza di Pietra. I primi due firmatari dell’appello che convoca la riunione sono Fiamma Nirenstein, giornalista e deputato pdl, e Giuliano Ferrara. Si tratta, come si legge nelle prime righe del documento, di una risposta all’«Appello alla ragione» diffuso poco tempo fa e in cui un gruppo di intellettuali ebrei europei (tra cui Bernard-Henri Lévy, Alain Finkelkraut, Daniel Cohn-Bendit e gli italiani Gad Lerner, Tobia Zevi, Stefano Levi della Torre, Clotilde Pontecorvo) scriveva: «L’esistenza di Israele è in pericolo. E il pericolo non proviene soltanto dalla minaccia di nemici esterni ma dall’occupazione e dalla continua espansione delle colonie in Cisgiordania e nei quartieri arabi di Gerusalemme Est». Nel documento «Con Israele, con la ragione» si legge che simili testi mettono «i nemici di Israele, e sono sempre di più e sempre più agguerriti, nella condizione di delegittimare e attaccare lo Stato ebraico, dicendo: "Anche molti ebrei sono dalla nostra parte". Se questo era lo scopo dei firmatari, lo hanno raggiunto». All’appello per la manifestazione del 7, tra gli altri, hanno aderito Alain Elkann, Paolo Mieli, Riccardo Pacifici, Giorgio Israel, Emanuele Ottolenghi.
CORRIERE della SERA - Riccardo Pacifici : " Spiegazioni senza valore. Il premier eviti i fascisti "
Riccardo Pacifici
Caro direttore, vorrei, attraverso le colonne del suo giornale, esprimere il mio pensiero circa le vicende di questa settimana. È difficile raccontare quanto abbiano lasciato la nostra Comunità disorientata, incredula e soprattutto tradita dalle incaute quanto prevedibili esternazioni di Ciarrapico fino alle «imprudenti» barzellette del premier. A nulla valgono le scuse di Ciarrapico. Proviamo allora a ragionare non solo sull’onda dell’emotività e della rabbia e lo faccio vista la mia notorietà dell’ebreo sempre pronto a «bacchettare» il D’Alema di turno. Credo sia giunto il momento di fermarci un attimo. Tutti. E provare a ragionare insieme, non tanto per il bene degli ebrei, quanto per il bene del nostro Paese: l’Italia, che amiamo e a cui i nostri avi hanno dato la vita per costruire 150 anni fa una nazione unita. L’esternazione del «Ciarra» non è originale e usare l’icona dei simboli ebraici, in questo caso la Kippà, per denigrare l’avversario fa parte purtroppo della nostra storia in epoca zarista, fascista, nazista, stalinista, comunista e oggi del fondamentalismo islamico in cui i simboli ebraici sono stati e vengono utilizzati nelle campagne antisemite. Dare dell’ebreo all’avversario, non è solo un fenomeno da stadio, quando si vuole offendere la squadra avversaria o l’arbitro, ma è lo strumento che ancora oggi viene usato nelle campagne elettorali di molte nazioni che si definiscono «democratiche». Per questo concordo con la lucida analisi di Antonio Macaluso che ieri sulle pagine del Corriere ha invitato Ciarrapico a fare un passo indietro inequivocabile. Ricordo ancora l’incontro a Palazzo Chigi con l’allora ministro Carlo Giovanardi insieme all’allora presidente dell’Ucei Amos Luzzatto in merito alla nostra vibrata protesta a seguito della legge Bossi-Fini con la presunta richiesta di impronte digitali ad alcune categorie di cittadini. In quella cornice incontrammo Gianfranco Fini e da quel primo incontro, non programmato, si posero le basi dello storico viaggio in Israele con cui si sono consolidati rapporti di una vera, leale, sincera amicizia e stima. Sostenere, nonostante tutto, che nessun governo italiano è stato così vicino alle ragioni d’Israele e alla sua democrazia come quelli di Berlusconi, sin dal 1994, è verità e non riconoscerlo, sarebbe un «tradimento» imperdonabile. Ma come è possibile coniugare amicizia e gratitudine a Berlusconi ed esternargli contestualmente la nostra rabbia? Gli ebrei, che sono gli inventori dell’humour sulla Shoàh e la Memoria non fanno sconti a nessuno. Abbiamo sei milioni di motivi. Ora il vero problema è l’inspiegabile, progressivo e lento scivolamento dell’attuale esecutivo con alleanze con singoli e/o formazioni politiche, seppur minoritarie, che fanno proprie le tesi dell’estrema destra italiana le quali apertamente rivendicano sentimenti nostalgici del fascismo che inquietano più che gli ebrei, le cancellerie di mezzo mondo. Vogliamo pensare che l’animo antifascista del premier saprà prevalere. Non svenderemo la difesa delle ragioni d’Israele a scapito della Memoria della Shoàh. Non svenderemo la Memoria della Shoàh per le ragioni d’Israele. Mi permetto, in conclusione, di portare un contributo di etica ebraica che traiamo da due versi del Pirkè Avot (Massime dei Padri) che usiamo far leggere ai nostri bambini nelle Sinagoghe nel periodo fra Pesach (Pasqua ebraica) e Shavuot (la festa della Legge), in cui è scritto «siate cauti con le autorità perché non vi si avvicinino quando hanno bisogno di voi» e «prega per la pace dello Stato, perché se non vi fosse il timore di esso, gli uomini si inghiottirebbero vivi a vicenda».
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