Im Tirzł contro l'antisionismo di alcuni docenti universitari israeliani
di Angelo Pezzana
Rivka Karmi, rettore, Ronen Shoval, Im Tirzł
(Nell'immagine a destra, Yasser Arafat con Nevč Gordon, docente universitario israeliano famoso per aver sollecitato a livello internazioanle il boicottaggio sociale, politico ed economico di Israele)
Qualcuno minaccia le libertą di espressione nelle universitą israeliane, di sicuro almeno in quella del Negev intitolata a Ben Gurion. La notizia l’ha pubblicata ieri Haaretz in prima pagina con grande evidenza. Nel titolo c’era anche il nome del colpevole, un movimento di giovani sionisti, nato un paio di anni fa, con l’obiettivo di riportare all’onor del mondo i valori del sionismo, soprattutto nei dipartimenti di storia di molte universitą israeliane. Indicativo il nome scelto, ‘Im Tirzł’, ‘se vorrete’, al quale seguiva ‘ non sarą un sogno ‘, la frase profetica pronunciata da Theodor Herzl, il fondatore del sionismo politico. Cosģ un gruppo di ragazzi volenterosi si č messo d’impegno nel criticare quei professori universitari il cui compito principale era diventato scrivere libri contro lo Stato ebraico, negarne le origini e l’identitą, appoggiare il boicottaggio delle universitą straniere verso quelle del proprio paese, nelle quali essi stessi insegnano. Cosa c’č di meglio di uno storico che diffama Israele quando č pure israeliano e insegna in prestigiose universitą ? Gli ingredienti per passare da titolare di cattedra, illustre fin che si vuole, ma lontana dal palcoscenico del successo internazionale, a star dell’editoria mondiale, ci sono tutti. A quel punto ‘Im Tirzł’ ha preso come primo campione l’Universitą Ben Gurion del Negev e ha scritto il 18 luglio scorso una lettera al rettore, la prof.ssa Rivka Carmi, nella quale si chiedeva che venisse posto un termine alle attivitą antisioniste di alcuni docenti, e precisamente nove su undici del consiglio di facoltą conosciuti per la loro propaganda estremista di sinistra, sei di loro hanno anche firmato un appello che invitava i soldati di leva a disertare, con il capo dipartimento, il prof. Nevč Gordon, diventato famoso per aver sollecitato a livello internazioanle il boicottaggio sociale, politico ed economico di Israele. Al rettore veniva concesso un mese di tempo per conoscere quali provvedimenti intendeva prendere, ma il tempo č scaduto senza che alcuna iniziativa sia partita dal rettorato. E’ quindi scattata l’operazione di ‘Im Tirzł’, che ha spaventato tutti quegli organismi che finora avevano creduto di poter agire indisturbati nel diffondere pregiudizi e falsitą su Israele. “ Scriveremo a privati e istituzioni straniere che con le loro donazioni garantiscono il funzionamento dell’universitą. Gli spiegheremo quali iniziative finanziano con i loro soldi, se sono d’accordo con l’uso che ne viene fatto, e se non sia il caso di bloccarli, hanno dichiarato i ragazzi di ‘Im Tirzł’, provocando il panico non solo a Beersheva, dove ha sede l’Universitą Ben Gurion, ma anche in altre universitą, come Haifa, dove il rettore, che evidentemente sa come funziona il ‘politicamente corretto’ ha subito parlato di “azione maccartista”. Stessa definizione, stesso panico, per una proprosta di legge che verrą messa al voto in autunno alla Knesset, che richiede nuovi criteri di trasparenza per chi finanzia dall’estero una serie di Ong israeliane, tutte specializzate nel diffamare quei valori sui quali č nata la democrazia israeliana. Le accuse a Tzahal, le campagne denigratorie contro il comportamento dei suoi soldati, proprio in un paese come Israele, dove il codice militare obbedisce a dei criteri di assoluto valore morale, hanno scosso l’immagine di queste Ong al punto da far scattare un’indagine governativa. Ma sarebbe sbagliato attribuire alla sola sinistra la responsabilitą di questi attacchi contro i valori sionisti della societą che ha fondato lo Stato. Vi concorrono altre cause, forse lo stretto, eccessivo rigore nel difendere chi all’interno del paese, con la scusa della libertą di parola, ne mina addirittura la sicurezza. La democrazia č una gran bella cosa, basta che il prezzo per salvaguardarla non faccia crollare le basi sulle quali si regge. E’ gią successo, la repubblica di Weimar insegna.