Riguardo agli spostamenti della nave libica sono stati pubblicati articoli su tutti i quotidiani italiani di oggi. Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 14/07/2010, a pag. 20, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo " Il cargo dei libici verso l'Egitto ", una cronaca sostanzialmente corretta.
Baquis scrive : "i libici avevano ribadito che l’imbarcazione, battente bandiera moldava e ribattezzata per l’occasione «Amal», (che in arabo significa speranza), fa sempre rotta verso la Striscia, smentendo un annuncio di fonte egiziana secondo il quale stava dirigendosi verso il porto di El Arish".
E' difficile credere che il vero scopo della nave sia portare aiuti alla popolazione a Gaza. Se fosse così, la nave approderebbe senza problemi al porto egiziano e le merci verrebbero trasferite a Gaza da laggiù. L'ostinazione a voler raggiungere Gaza denota solo la volontà di provocare Israele e aiutare Hamas.
Ecco la cronaca di Aldo Baquis:
Una 'pacifica' manifestazione di Hamas
In un ulteriore episodio di «Intifada marina» contro il blocco di Gaza, la Marina militare israeliana è entrata ieri in azione per impedire l’accesso alla Striscia a una nave cargo - la Amalthea - che trasportava duemila tonnellate di aiuti umanitari donati dalla Libia.
In nottata alcune navi da guerra israeliane avrebbero circondato il cargo, sul quale viaggiano 20 persone fra equipaggio e passeggeri. Lo ha detto alla France Press Yussef Sawan, direttore esecutivo della Fondazione Gheddafi, che ha noleggiato l’imbarcazione: «Navi da guerra israeliane circondano il cargo e lo minacciano. C’è una minaccia reale».
In precedenza i libici avevano ribadito che l’imbarcazione, battente bandiera moldava e ribattezzata per l’occasione «Amal», (che in arabo significa speranza), fa sempre rotta verso la Striscia, smentendo un annuncio di fonte egiziana secondo il quale stava dirigendosi verso il porto di El Arish, nel Sinai settentrionale. I contatti fra la marina israeliana e l’imbarcazione, condotta dal capitano cubano José Antonio, erano iniziati nel primo pomeriggio di ieri, quando la Amalthea distava oltre 150 chilometri dalle coste di Gaza. Una imbarcazione della Marina israeliana le ha offerto due sole possibilità: raggiungere indisturbata il porto egiziano di el-Arish (nel Sinai settentrionale), da dove gli aiuti umanitari potrebbero proseguire via terra verso Gaza; oppure arrendersi agli uomini di Flottilla 13 - l’unità di élite della Marina - e proseguire forzatamente verso il porto israeliano di Ashdod. Di là Israele cercherebbe di inoltrare gli aiuti a Gaza, se Hamas aprisse i valichi.
A Gaza l’iniziativa della Amalthea ha subito accresciuto la popolarità della Libia, del suo presidente Muammar Gheddafi e del figlio Saif al-Islam, che ha predisposto la spedizione umanitaria. Un attivista locale ha organizzato un corteo di ringraziamento alla Libia in una strada del centro.
In Israele c’era ieri un clima di relativa soddisfazione perché, di fronte alla «Intifada marina», lo Stato ebraico sembra aver messo a punto strumenti diplomatici adeguati. Nelle ultime settimane sono abortite due missioni di aiuti, dall'Iran e dal Libano. Per la Amalthea Israele ha potuto avvalersi dell'aiuto attivo di Grecia, Moldavia ed Egitto, che ha messo a disposizione il porto di el-Arish. La relativa apertura dei valichi al transito di merci ha contribuito a ridurre le pressioni internazionali su Israele. Hamas però resta determinato a lottare per la rimozione definitiva del blocco marino a Gaza, imposto tre anni fa. Nuove missioni umanitarie dovrebbero essere organizzate ad agosto, in concomitanza con il Ramadan.
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