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Rainews 24 Rassegna Stampa
08.07.2010 L'atroce storia di Ilan Halimi e il nuovo antisemitismo
Nell'articolo di Valeria Pannuti

Testata: Rainews 24
Data: 08 luglio 2010
Pagina: 1
Autore: Valeria Pannuti
Titolo: «L'atroce storia di Ilan Halimi e il nuovo antisemitismo»

Su RAINEWS24, del 07/07/2010, Valeri Pannuti racconta il recente convegno sull'antisemitismo tenutosi a Roma, organizzato da Fiamma Nirenstein, nel quale era presente anche Ruth Halimi, la madre di Ilan.
Ecco il servizio:

"Sono qui per raccontare la storia tragica di mio figlio".
La voce di Ruth Halimi e' ferma, anche se tradisce un dolore indicibile. Riprende fiato, mentre ripercorre ancora una volta il racconto del massacro di suo figlio. E lo fa con coraggio e grande dignita'. Perche' sente di avere una responsabilita'. Testimoniare cio' che non sembrava possibile accadesse nel cuore dell'Europa, a Parigi. E perche' suo figlio Ilan e' stato una vittima dei suoi aguzzini, ma anche di chi non ha voluto ne' vedere ne' sentire.
La mattina del 13 febbraio 2006, il corpo di Ilan Halimi viene trovato lungo una ferrovia. Gettato li' da una banda di islamisti antisemiti che lo hanno rapito, seviziato fino alla morte. Lo hanno preso perche' e' ebreo.
"Giovani per i quali gli ebrei sono inevitabilmente ricchi", ha detto Ruth Halimi degli assassini di suo figlio.
"24 giorni. La verità sulla morte di Ilan Halimi" (Ed. Belforte, 2010), appena uscito per l'Italia, e' libro, di cui Ruth e' coautrice, insieme a Emilie Frèche, che racconta questo scempio, nella traduzione di Barbara Mella, Elena Lattes e Marcello Hassan.
Un racconto in prima persona del rapimento del figlio, della sua orribile prigionia, della ferocia delle trattative.
Sono qui, continua Ruth, "nella speranza che la storia di mio figlio possa toccare sentimenti al di fuori della Francia". E Ruth, coraggiosa madre, e' a Roma, in una sala della Camera. Occasione, l'incontro "Perché l'antisemitismo: le domande della storia", organizzato dall'onorevole Fiamma Nirenstein, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera alla presenza di storici ed esperti e , in collegameno telefonico da Gerusalemme, Robert S. Wistrich, storico, direttore del Vidal Sasson Center di Gerusalemme.
Al centro del dibattito, le matrici storiche e sociali dell'antisemitismo.
E' l'antisemitismo che ha ucciso Ilan, spiega Ruth. "Antisemitismo che non e' solo un problema degli ebrei, ma riguarda tutta l'umanita'". Poi racconta come gli aguzzini abbiano scelto suo figlio perche' ebreo. "Sono andati a caccia per Parigi. "Poi lo hanno sequestrato, affamato, picchiato, umiliato per 24 giorni. Fino alla morte". Ilan e' ebreo, ma per i media e per la polizia il rapimento e' soltanto un caso di cronaca nera. Come fosse un tabu' parlare di antisemitimo. Meglio minimizzare.
"Ilan non e' stato trovato, perche', nonostante la madre avesse suggerito la pista antisemita, non e' stata ascoltata", dice Fiamma Nirenstein. "Siamo di fronte ad un'ondata di antisemitismo come non si vedeva da anni", prosegue. "Sotto l'anti-israelismo si celano posizioni che rappresentano una incitazione alla violenza e ad uccidere: antichi stereotipi applicati ad una nuova realta', un odio atavico". Da qui l'importanza del lavoro della Comitato per l'indagine conoscitiva sull'antisemitismo, una commissione bipartisan.
"E la prima volta che esiste una tale commissione. Abbiamo un anno di lavoro davanti - spiega Fiamma Nirenstein, che la presiede - e alla fine, presenteremo un rapporto e delle proposte di legge per combattere questo fenomeno." In una delle audizioni parlamentari, una puntuale rassegna di siti antisemiti e' stata presentata da Stefano Gatti (Cdec), responsabile dell'Osservatorio sul pregiudizio antiebraico.
Il materiale raccolto rende stringente l'adozione di meccanismi legislativi per l'online, che abbiano carattere globale. Ossia bisogna risolvere le questioni di extraterritorialità e di cooperazione giudiziaria tra gli Stati.
"Il nostro comitato di indagine e' fatto da persone diverse", spiega l'onorevole Raffaele Volpi. "Le mie motivazioni possono anche non essere le stesse della presidente, ma vogliamo tutti svolgere un'azione non soltanto culturale, ma anche arrivare ad una proposta legislativa". "Mi ha colpito l'indifferenza", racconta. Quella che anche io ho provato quando il comitato e' stato minacciato". Poi, un ricordo. "Mio padre mi porto' a Dachau nel 1974. Sono passati 35 anni: spero, dopo questi 35 anni di domande, di essere almeno utile a qualche cosa".
Come e' cambiata (in peggio), l'immagine degli ebrei nella stampa araba, e' stato l'argomento dell'intervento del professor David Meghnagi, psicoanalista, ideatore e direttore del Master internazionale di secondo livello in Didattica della Shoah presso l'Ateneo di Roma Tre. L'immagine si e' decisamente deteriorata dopo il 1967, dopo la Guerra dei sei giorni, quando i governanti degli stati arabi dovettero accantonare il sogno di eliminare militarmente Israele. E allora il mito del complotto ebraico di vecchia matrice, del falso storico dei Protocolli dei Savi di Sion, si e' legato con questi eventi storici. E lo stato di Israele e' stato visto come la realizzazione storica dei Protocolli .
"Molti pensano che l'antisemitismo sia di destra - ha detto David Meghnagi intervenendo subito dopo la tragica testimonianza della signora Halimi - ma non e' soltanto cosi', l'antisemitismo ha attraversato tutta l'Europa. "E'stata una battaglia durissima, ma le battaglie non si vincono una volta per tutte bisogna ancora tornare a combattere e a spiegare". Appeasement. Ossia la politica adottata da Inghilterra e Francia negli anni '30, con lo scopo di placare le mire espansionistiche di Hitler e scongiurare l'intervento militare contro la Germania, e' la parola chiave usata dallo storico Piero Craveri per spiegare l'atteggiamento attuale. "Gli europei hanno cominciato a fare appeasement", spiega, "a prendere le distanze, a pensare che tutte le soluzioni sono possibili". Appeasement che porto' alla Seconda Guerra Mondiale. "Prima erano le tombe, gli edifici ora sono le persone" ad essere presi di mira, dice Craveri. "Quando nei popoli dell'Occidente che hanno vissuto il nazismo vediamo queste linee di movimento, bisogna preoccuparsi", dice. Analizza il contesto in cui si e' svolto il rapimento di Ilan Halimi lo storico Mario Toscano, che lo ricollega al prototipo antisemita dell'ebreo ricco, e individua una serie di elementi che hanno caratterizzato l'antisemitismo del periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, fra cui la questione israeliana e il ruolo politico internazionale del mondo sovietico. Secondo Marcello Pezzetti, storico della Shoah, e direttore del Museo della Shoah di Roma, "Tutte le varie teorie di intepretazione di Hitler e della Shoah non reggono (teoria economicista, ricerca dello spazio vitale...)". Le ragioni dell'odio antisemita vanno ricercate in radici arcaiche. "L'antisemitismo e' un fiume carsico, non lo vediamo, e' sempre sotto di noi, compare quando non ce lo aspettiamo e si appoggia alla roccia e alla sabbia, non e' ne' di destra ne' di sinistra."Pezzetti affronta poi il problema dell'antisemitismo su internet. In Francia, Germania, Austria, se ci si dichiara antisemiti si finisce in carcere. In Italia che strada dobbiamo prendere?
"L'Antisemitismo e' un'azione di barbarie all'interno della societa'", esordisce Robert S. Wistrich da Gerusalemme. "Una specie di nuovo jihad contro l'Occidente".
Qualche cosa, dunque, che non matura solo in ritrovi di nostalgici nazifascisti, tra cimeli e canzoni d'epoca. Ma che si diffonde silenzioso e inesorabile nelle Universita', nei giornali, nelle televisioni. Tra persone che dovrebbero avere gli strumenti culturali per tenersi a distanza dal pregiudizio antiebraico, riconoscerlo quando lo incontrano. Denunciarlo e combatterlo.
"C'e' un problema che si e' aggravato negli ultimi 10 anni, spiega Wistrich, una parte degli accademici, le élite dei media, hanno contribuito ad un clima di sospetto nei confronti dello stato di Israele". "Non si sa quanto questo atteggiamento sia intenzionale. C'e' sicuramente una parte malevola, con intenzioni politiche. Inoltre l'antisemitismo viene banalizzato, non viene piu' sentito come una minaccia".
"A sinistra, in Europa, c'e' una disponibilita' ad allearsi con gruppi estremisti e islamisti, che porta ad una tendenza a razionalizzare questi gruppi, che sono a favore di una guerra jihadista contro Israele e l'Europa". Per Wistricht e' in atto una sorta di distorsione nei confronti di Israele. "Non esiste nessun diritto a diffamare, non e' possibile che un intero gruppo di persone possa essere sottoposto a questo tipo di violenza verbale. Questo porta ad una incitazione alla violenza contro chiunque sia scelto come capro espiatorio". Per questo "nelle societa' democratiche bisogna continuare instancabilmente questa battaglia di idee, combattere le menzogne dell'antisemitismo". Perche' si tratta di "attacchi alla liberta' intrinseca della societa'". La fine di Ilan e' atroce. Il suo corpo inondato di benzina, e dato alle fiamme, rimane ostinatamente in vita. Eppure nessuno fece riscontri tra le compagnie aeree che operano tra Parigi e la Costa d'Avorio, da cui provengono le chiamate del capo-banda su un cellulare. Sarebbe bastato, pensera' Ruth, passare al setaccio le liste dei viaggiatori e il cognome di Youssouf, gia' schedato, sarebbe emerso. Youssouf Fofana, ventottenne di origine ivoriana, capo della ''banda dei barbari'', come e' stata definita dalla stampa l'eterogenea associazione di ventisette ragazzi, fra esche, complici, carcerieri e postini. Venti sono alla sbarra, come diretti responsabili del sequestro, sette per non averlo denunciato.
Ilan e' morto per le sevizie dei suoi aguzzini. Ed e' morto perche' i vicini hanno ignorato le grida, la polizia e media non hanno voluto urtare la sensibilita' delle comunita' islamiche. E perche', tutti, non pensavano che ci fosse un antisemitismo che porta la morte. Parla dell'importanza dell'educazione Ruth: "Vorrei che questo libro fosse letto nelle scuole, alle elementari, alle medie, al liceo", dice, alla fine del suo commovente intervento.
E da Wistrich, un appello alla responsabilita' dei mezzi di informazione. "E' difficile combattere gli atteggiamenti delle persone, soprattutto nel momento in cui i media non sembrano consapevoli di questa responsabilita'. Gli ebrei rappresentano un barometro della societa', nei confronti dell'intolleranza".

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