Una sintesi perfetta
di Federico Steinhaus
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Mi è capitato più volte, nei miei scritti e nelle conferenze, di sottolineare come l’antisemitismo moderno si annidi spesso nella sinistra occidentale ed in particolare italiana, ed ho anche evidenziato come questo antisemitismo si saldi con quello islamico, con le tesi genericamente anti-israeliane, con gli stereotipi dell’antisemitismo medievale e veterocristiano. Questi ultimi, poi, sono il patrimonio tradizionale della destra estrema e ne costituiscono la cifra culturale. La cosiddetta questione palestinese riesce da decenni a fondere destra e sinistra, antigiudaismo medievale ed antisemitismo politico, mettendo tutti d’accordo nel sostenere la causa politica che riesce ad operare un tale miracolo. Questa analisi ha avuto molti consensi, anche autorevoli, talora provenienti proprio dalla sinistra, e si può semplificare, sotto il profilo politologico, nella denuncia - last but not least - di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 4 giugno 2010: ad Israele non si perdona mai nulla, neppure quando crimini o violazioni molto più gravi commesse da altri stati passano sotto silenzio. Quello che comunemente si chiama “doppio standard di valutazione”. Ebbene, l’articolo lungo e tronfio (“L’Antico Testamento, un movente bellico di origine divina”, che riportiamo per intero) scritto da un esponente di Ordine Nuovo, Aldo Marino, per un foglio di estrema destra che si autodefinisce di sinistra e che imputa agli ebrei ogni crimine immaginabile sulla base di una lettura molto particolare della Bibbia, costituisce la sintesi perfetta di questi concetti. Scritto a seguito dell’abbordaggio drammatico delle navi dirette a Gaza, si avvale di una difesa d’ufficio della causa palestinese (e dunque di un tema tipicamente di sinistra) per inserirla in un quadro teologico e dunque veterocristiano nel suo antigiudaismo. Una delle possibili conseguenze di queste forme di antisemitismo che si saldano attorno ad un tema di attualità è la percezione che i fruitori dell’informazione possono avere di Israele, ed è anche questa ben esemplificata dalla lettera che un certo Massimiliano Piovan ha scritto al quotidiano locale “Alto Adige”: il paragone che vuole gli israeliani identici ai nazisti, che da vittime (ma erano gli ebrei, non gli israeliani, le vittime dei nazisti, dato che Israele non esisteva ancora!) si sono trasformati in carnefici, condito da insulti (“prepotenza razzista”), si trasforma nell’auspicio che Ahmadinejad riesca veramente ad annientare Israele.
Lettera di Federico Steinhaus al quotidiano ALTO ADIGE:
Egregio direttore, ho letto con amara sorpresa la lettera di un certo Massimiliano Piovan che Lei ha ritenuto non solo di pubblicare ieri, ma addirittura di collocare come prima e su 4 colonne per darle maggiore evidenza. Non entro in polemica con l’autore di quell’immondo assemblaggio di falsità e pregiudizi, ma Le contesto innanzi tutto la oggettiva omissione di una doverosa vigilanza, e di riflesso una implicita condiscendenza nei confronti dell’auspicio di una cancellazione violenta di Israele, oltre che naturalmente delle accuse (Israele= nazisti, le vittime dei nazisti – che erano gli ebrei, non gli israeliani – che sono diventate carnefici) nelle quali è evidente un antisemitismo che l’autore della lettera si premura di negare per proteggersi da quella accusa. La Sua scelta editoriale è sconcertante e squalifica il quotidiano che Lei dirige. Federico Steinhaus
lettere@altoadige.it <lettere@altoadige.it>