Le reazioni in Italia ? Due articoli, sul CORRIERE della SERA, a pag.20, di Fabrizio Caccia e LIBERO, di Elisa Calessi e AQndrea Morigi, che riprendiamo oggi, 05/06/2010.
Corriere della Sera-Fabrizio Caccia: " La comunità ebraica e le proteste 'Preoccupati' "
Riccardo Pacifici, Presidente Comunità ebraica Roma
ROMA — Bambini arabi che gridano «Assassini» in testa al corteo, con la bandiera palestinese che sventola in piazza della Repubblica. Poco distante, al Portico d’Ottavia, un folto gruppo di giovani della comunità ebraica presidia da ore i varchi del Ghetto. Sono giorni così, di ordinaria tensione, dopo i morti sulla «Freedom Flotilla». Ieri duemila persone a Roma, tra cui subito Manolo Luppichini, uno dei sei italiani appena rilasciati da Israele. Altri mille, poi, in piazza San Babila a Milano, con striscioni anche contro i «complici» Berlusconi e Frattini. A Napoli, intanto, è partito il boicottaggio dei prodotti israeliani nei supermercati: picchetti di attivisti invitano i consumatori ad aderire. La Digos vigila, sebbene l’intelligence non segnali al momento allarmi particolari in Italia. «Da noi a Torino gli alpini della Taurinense fanno le ronde in piazzetta Primo Levi», racconta Claudia De Benedetti, vicepresidente dell’Ucei. «Siamo preoccupati sì, ma non esageriamo», raccomanda dal canto suo Pierluigi Campagnano, presidente della comunità ebraica di Napoli. «C’è tensione, è vero, però alcuni giornali usano toni irresponsabili», avverte Yasha Reibman, a lungo portavoce della comunità di Milano, il cui neo-presidente («da appena 3 giorni ma mi sembra un secolo...»), l’ingegner Roberto Jarach, si è comunque già consultato col responsabile della sicurezza interna: «Non mi pare di ravvisare pericoli— taglia corto —. Oltretutto Milano, rispetto a Roma, non ha grandi luoghi-simbolo...». Già, i luoghi-simbolo. Ieri mattina alle 8 il ministro per le Politiche comunitarie Andrea Ronchi è voluto andare di persona a salutare bambini e genitori della scuola «Renzo Levi», nel cuore del Ghetto. Un atto concreto di solidarietà — ha spiegato Ronchi — nel giorno in cui si celebrava anche il 66° anniversario della Liberazione di Roma e della riapertura del Tempio Maggiore ad opera delle truppe alleate. Ad accoglierlo (e a ringraziarlo) c’era il presidente della comunità, Riccardo Pacifici: «Noi non abbiamo paura— ha concluso Pacifici— nonostante quelli che io chiamo i "pacifinti", cioè gente che manifesta non tanto per la pace quanto per dimostrare il loro odio contro di noi e contro Israele. Ebbene, vorrei ricordare a questi "pacifinti" che oggi possono manifestare liberamente grazie al sacrificio di tanti soldati. Penso agli Alleati, ai Partigiani, alla Brigata ebraica...».
Libero- Elisa Calessi/Andrea Morigi. " Anche in Italia Gaza fa propaganda coi bambini "
Il più piccolo non sarà alto un metro. La t-shirt gialla, il cappellino verde da cui spuntano i capelli castano scuro. Ride forte davanti ai fotografi che fanno “clic”. Ride e si volta verso gli altri bambini, dai cinque ai dieci anni. Sono loro, oggi, che guidano il corteo per le vie di Roma. I più grandicelli si danno un tono. La kefiah bianca e nera al collo, sventolano piccole bandiere della Palestina, accennano una marcia, intonano gli slogan. I più piccoli, no. Sono solo inebriati dal gioco. Dal posto d’onore che gli è toccato. «Israele assassini, giù le mani dai bambini. Israele assassini, giù le mani dai bambini». Gridano con voci squillanti, penetranti come solo quelle dei bambini. Ce n’è una che avrà sette anni. I capelli mori, spettinati, alle spalle. La t-shirt bianca, i bermuda. Anche lei grida forte: «Israele assassini». Saltella, felice. Il capo è un ragazzino di dieci anni. Tuta nera, cicciottello. È lui che intona gli slogan. «Israele via via, Palestina è terra mia».Epoi un altro in palestinese che parla di Gaza libera. Ma quello che piace di più è il primo. Quello che fa rima con «bambini». Rima tragica. Spettrale se pronunciata da questi piccoli. Davanti alla falange coi calzoncini corti, una donna “diri - ge” il coro. Come fosse una maestra. «State qui, fermi ora. Su, cantare! ». Ma loro non hanno bisogno di maestre. Gli slogan li sanno bene a memoria. E ne sanno tanti. Uno più violento dell’altro. Il corteo è organizzato dalla “Rete romana di solidarietà per il popolo palestinese” contro l’at - tacco israeliano alla flottiglia Free Gaza. Dietro i dieci bambini, ci sono uomini e donne.Mammecon il velo e senza. Camminano dietro un lungo striscione nero con la scritta: “Rompiamo l’assedio di Gaza, fermiamo i crimini israeliani”. Un altro striscione invita a boicottare tutti i prodotti made in Israele. Ai lati del corteo distribuiscono volantini per spiegare come riconoscerli sui banconi dei supermercati. Spuntano anche Giovanni Russo Spena, Rifondazione comunista, e Cesare Salvi, ex diessino ora confluito anche lui in quel che resta del Prc. Per alcuni minuti si fa vedere Manolo Luppichini, il regista romano tornato ieri in Italia dopo l’arresto da parte delle forze armate israeliane. Il corteo arriva fino alla scalinata di Trinità dei Monti. «Un salto qua un salto là un salto nella libertà ». «Israele assassini». Parlano i rappresentanti delle associazioni antirazziste e della comunità palestinese. Invitano di nuovo a boicottare i prodotti israeliani. Poi l’annuncio: la nave Rachel Corrie, che si trova a poca distanza dalle acque territoriali israeliane, sta riuscendo a violare l’embargo. Applauso. Missione riuscita. Contemporaneamente, a Milano, cinquecento persone si dirigono da piazza San Babila verso corso Europa. Punta pericolosamenteverso il ConsolatoGenerale dello Stato ebraico, sotto le cui finestre un gruppo di militanti filo- Hamas intona “Intifada vincerà, Israele morirà”. Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan sosteneva ieri che Hamas, il movimento islamico palestinese che controlla la Striscia di Gaza,nonè un gruppo terroristico. Non ne sembrano altrettanto convinti i più giovani, che sfilano dietro gli striscioni dell’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese. Alla testa del corteo, un’altra generazione. Ultracinquantenni di Fatah, che parlano dal camion messo a disposizione da Sinistra critica per dire che ci sono anche i territori della Cisgiordania da liberare, non soltanto Gaza. Le loro voci, così come quelle dei compagni che tentano di intonare cori inneggianti alla libertà invece che alla morte, sono sopraffatte. Gli anziani filo- Olp citano Sandro Pertini, «l’uni - co presidente che ha detto la verità », dopo la strage di Sabra eChatila. Gli altri urlano “Allah akhbar”. Un po’ in disparte, Alì Abu Shwaima, imam della moschea di Segrate, sorride soddisfatto. I militanti del Partito marxista- leninista italiano, gli strilloni di Socialismo rivoluzionario, i rifondaroli, i cobas, gli ultras dei centri sociali lombardi, un po’ meno. La religione è pur sempre l’oppio del popolo, per i comunisti. E, tornando a casa, si chiedono: che siamo andati a fare? La rossa primavera, con i fondamentalisti, si tinge di verde.
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