Immaginiamo che non sia semplice raccontare con obiettività quel che succede a Gaza, ma tra inventare menzogne, come ha fatto per due giorni Francesca Paci sulla STAMPA, e scrivere un pezzo di progaganda filo-Hamas come quello che segue, di Roberto Bongiorni sul SOLE24ORE di oggi, 05/06/2010, a pag.9, con il titolo "Rachel Corrie: approderemo a Gaza" - oltre a tutto non corrispondente alle dichiarazioni rilasciate, ce ne corre. Lo spazio per una informazione che riferisca senza partecipare per una parte o per l'altra c'è, basta volerlo.
Rachel Corrie non era una pacifista, ma una odiatrice che ha cercato coscientemente di suicidarsi per dimostrare, come fanno peraltro i martiri suicidi, gli shaid, il suo odio per gli ebrei e Israele. Il fatto avvene quando la Carrie, per impedire che un bulldozer abbattesse una casa abusiva, si mise dietro al medesimo, dopo che era stata invitata ad allontanarsi. Non essendo stata vista, finì uccisa mentre il mezzo faceva marcia indietro. Diventò così un simbolo della "lotta" contro il "nemico sionista", un'icona pronta per l'uso quando occorre.
Bongiorni queste cose dovrebbe saperle, come dovrebbero saperle al SOLE24ORE, si vede però che lo stile-Tramballi ha fatto scuola, adesso abbiamo i tramballini, che sostituiscono l'originale.
Ecco il pezzo:
Rachel Corrie
GAZA. Dal nostro inviato
Qualcuno si è portato il binocolo, qualcun altro panini e bibite. C'è chi ha già in mano striscioni di benvenuto e chi, pur avendo le idee confuse, cerca di dissuadere gli altri ripetendo: «Buqra(domani) alle dieci, no. Forse già alle otto del mattino». Anche dopo il tramonto, sul molo del porto di Gaza una sparuto gruppetto di gente non desiste. Aspettano di scorgere il profilo della Rachel Corrie, la nave irlandese decisa a sfidare l'embargo navale israeliano per approdare al porto di Gaza con il suo carico di aiuti. Sono in molti a sapere che la Rachel Corrie si chiama così in onore dell'attivista americana schiacciata a Gaza da un buldozeer israeliano nel 2003. Sanno anche che è l'ultima imbarcazione della Freedom Flotilla, la flotta di attivisti di cui faceva parte anche la Mavi Marmara, attaccata lunedì prima dell'alba dalle forze israeliane. Prima di rientrare Fhadi, studente universitario spiega: «Se ce la faranno saremo tutti qui ad accoglierla».
Sarà difficile. La determinazione da parte di Israele a far rispettare l'embargo è più forte che mai. Intanto la vicenda sta assumendo i contorni di un giallo, con voci che si rincorrono, smentite e accuse di sabotaggio. Ieri mattina l'emittente satellitare al-Jazeera ha diffuso un messaggio ricevuto dall'equipaggio della nave. «Ci troviamo a 170 miglia dalla Striscia di Gaza. Quando arriveremo a 120 miglia diminuiremo la velocità di crociera. Non abbiamo avuto anco-ra contatti con gli israeliani ». Poco dopo la portavoce dell'organizzazione Free Gaza, Greta Berlin diffonde un comunicato: la nave non ha intenzione di sbarcare nel porto di Ashdod, come propone Israele, ma intende proseguire fino alla Striscia dove l'arrivo è previsto per questa mattina. Nel comunicato si precisa che la Rachel Corrie «trasporta un carico di materiale da ricostruzione, 20 tonnellate di carta e molti altri prodotti che Israele rifiuta alla popolazione di Gaza». Per quanto l'equipaggio sia numericamente modesto, a bordo ci sono alcune personalità, tra cui l'irlandese Mairead Maguire, premio Nobel per la Pace (l976) e il connazionale, Denis Halliday ex vice-segretario generale dell'Onu. «Se le forze israeliani saliranno a bordo – ha fatto sapere Maired Maguire- ci siederemo a terra. Probabilmente ci arresteranno ma non faremo resistenza ». Dopo il sanguinoso blitz contro la Mavi Marmara, Israele ora si trova in una situazione molto difficile, con i riflettori dei media di tutto il mondo puntati addosso. Proprio per questo il governo, che ha imposto l'embargo navale su Gaza affinché non arrivino armi al movimento islamico Hamas, ha ammorbidito i toni: «Non desideriamo un confronto, non vogliamo abbordare la nave. Se decideranno di approdare al porto di Ashdod garantiremo il suo arrivo in tutta sicurezza» ha dichiarato il ministero degli Esteri. La stessa proposta – respinta - era stata fatta nei giorni scorsi alla flottiglia guidata da Mavi Marmara. «Israele è pronta ad accogliere la nave. Scaricarla, e dopo un'ispezione per assicurarsi che non si siano armi e materiali per uso militare a bordo siamo disposti a consegnare tutto il materiale a Gaza» ha proseguito il ministero degli Esteri.
Ma le pressioni internazionali affinché sia permesso alla Rachel Corrie di approdare a Gaza sono forti. In merito il ministro italiano degli Esteri Franco Frattini ha detto ieri: «Noi pensiamo che alla luce della tragica lezione dei giorni scorsi, Israele debba consentire l'afflusso dei beni, delle merci e dei generi alimentari alla Striscia di Gaza, con i necessari controlli di sicurezza».
La situazione è molto complessa. E il brutto scivolone compiuto ieri da Gerusalemme non aiuta certo a risollevare l'immagine di Israele. L'ufficio stampa del governo ha divulgato per errore un video- farsa proprio sul sanguinoso blitz costato la vita a nove persone. Creato da Latma Tv, il video è apparso su You Tube con il titolo “ Flotilla- We con the world (Flotilla. Noi inganniamo il mondo), una parodia della canzone we are the world- in cui gli attivisti cantano che la crisi umanitaria a Gaza è un grande bluff - che il governo ha inviato a una serie giornalisti. Dopo alcune ore è stato diffuso un comunicato ufficiale. «Qualche ora fa abbiamo inavvertitamente diffuso il link di un video che avevamo ricevuto e che dovevamo valutare con attenzione. Il contesto di quel video non riflette in alcun modo la politica ufficiale dello Stato di Israele, dell'ufficio stampa del governo e di ogni altra istituzione pubblica».
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