Gaza: in arrivo le navi per risolvere un problema che non c'è La propaganda di Udg e l'analisi di Angelo Pezzana
Testata:L'Unità-Libero Autore: Umberto De Giovannangeli-Angelo Pezzana Titolo: «Le navi di pace sfidano Israele. Lieberman: li fermeremo-Condizionatori, vestiti e mercati pieni di cibo. Gaza non è affamata»
Due esempi differenti di informazione sulla cosiddetta "crisi umanitaria" a Gaza. Sull'UNITA' di oggi, 29/05/2010, a pag. 30, Umberto De Giovannangeli racconta la versione pacifista, dando per vera la propaganda degli odiatori di Israele. Per capire invece la reale situazione a Gaza, riprendiamo da LIBERO l'analisi di Angelo Pezzana, che riporta dati e numeri, con una citazione dal FINANCIAL TIMES, che forse è un po' più informato dell'UNITA'. Mentre scriviamo, la "flotilla" sembra avere dei problemi a Cipro. Invitiamo i lettori ad aprire il power-point in home page, per constatare quanto Gaza sia "affamata". Ecco gli articoli:
L'Unità - Umberto De Giovannangeli: "Le navi di pace sfidano Israele. Lieberman: li fermeremo"
Una delle navi dei prodi
I falchi di Gerusalemme «abbordano » la Flotta della solidarietà. Il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, bolla come un atto di «propaganda violenta contro Israele» la spedizione della flottiglia multinazionale delle organizzazioni nongovernative di «Free Gaza » salpate in questi giorni con l'intenzione dichiarata di spezzare il blocco contro la Striscia. «Nella Striscia di Gaza non c'è crisi umanitaria», sostiene Lieberman, in polemica con diverse istituzioni internazionali, nel corso di una riunione ad hoc durante la quale ha ribadito che il suo governo non permetterà ai battelli di raggiungere la meta. «Israele - aggiunge - si sta comportando nel modo più umanitario possibile e lascia passare migliaia di tonnellate di cibo e materiale verso Gaza, malgrado i crimini di guerra e i lanci di razzi di Hamas». L'iniziativa delle Ong - rincara la dose - è dunque solo «un tentativo di propaganda violenta contro Israele» cui Israele risponderà «non consentendo alcuna violazione della sua sovranità: in mare, nei cieli o a terra». Secondo voci riportate dai media delle regione, le forze di sicurezza israeliane hanno già provveduto a mettere in campo sistemi di disturbo delle comunicazioni attorno alla Striscia - sottoposta dallo Stato ebraico a una forte limitazione di accesso di merci e persone fin dall'ascesa al potere degli islamico-radicali di Hamas, nel 2007 - e hanno predisposto tende e servizi attorno al porto di Ashdod (sud di Israele): dove hanno annunciato di voler dirottare la flottiglia, per poi provvedere al rimpatrio forzato degli attivisti e al trasbordo via terra dei loro aiuti sotto il proprio controllo. I moniti israeliani non hanno in ogni caso scoraggiato i responsabili della traversata, promossa da Ong registrate in Turchia, Svezia, Grecia, Cipro, Irlanda e Algeria, con la partecipazione anche di alcuni pacifisti italiani. La tensione è altissima. La flottiglia internazionale ha rimandato a oggi la partenza, secondo quanto hanno reso noto gli organizzatori. «Abbiamo cambiato due volte i programmi perché gli Israeliani minacciavano di catturare l'imbarcazione turca e quindi abbiamo deciso di rinviare il raduno di tutte le imbarcazioni», spiega Audrey Bomse, una delle organizzatrici del movimento «Free Gaza», che guida l'iniziativa. Un altro problema, aggiunge Bomse, è stato un guasto tecnico che ha colpito uno dei natanti. Sette imbarcazioni cariche di aiuti umanitari si sono radunate nelle acque internazionali al largo di Cipro per fare rotta su Gaza. La «Flottiglia» trasporta tonnellate di medicinali, materiali da costruzione, generatori di corrente, carrozzine elettriche e materiale scolastico per la popolazione della Striscia (1,5milioni di persone, in maggioranza donne, bambini e adolescenti). La «Freedom Flotilla Italia» ha inviato - 27 maggio ore 19:42 - un fax al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. «Di sicuro saprà - si legge nel messaggio - che agenzie di stampa hanno riportato comeil Governo di Israele ha ripetutamente minacciato di impedire al convoglio, denominato Freedom Flotilla, di giungere a Gaza ricorrendo anche alla forza ed all’arrembaggio. Non saprà forse, signor sottosegretario, che la Freedom Flotilla navigherà unicamente in acque internazionali e nella acque territoriali di Gaza, sicché qualsiasi azione della marina israeliana si configurerebbe come atto di pirateria, ciò che la comunità internazionale non può permettere...Ci rivolgiamo perciò a lei auspicando vivamente che il Governo Italiano svolga con immediatezza - perché le navi giungeranno tra breve in vista della acque territoriali di Gaza – i passi necessari per invitare il Governo Israeliano al rispetto delle norme del diritto internazionale che non riconoscono ad Israele alcun diritto su Gaza da dove ha ritirato con scelta unilaterale il proprio esercito. Lo stesso assedio di Gaza che dura da un anno e mezzo è arbitrario ed illegittimo Restiamoin fiduciosa e vigile attesa, confidando in una sua risposta rassicurante... ». La risposta, finora, è solo una :il silenzio. Inquietante. Complice.
Libero - Angelo Pezzana: "Condizionatori, vestiti e mercati pieni di cibo. Gaza non è affamata".
Non è mica vero che il giornalismo italiano pende dalle labbra dell’influente - è l’aggettivo che ne precede sempre il nome - Financial Times. Da citare sempre quando l’influente quotidiano economico esprime giudizi su Berlusconi, oppure sulla situazione economica italiana, allora l’articolo, il titolo, una frase almeno, li troviamo puntuali sulla maggior parte dei nostri giornali. Che si abbeverano a quei giudizi, ritenendoli il Vangelo dell’etica professionale. Se così fosse sempre, non importa quale l’argomento in causa, per quanto bislacca, una sua logica potrebbe anche averla, mentre invece no, ci sono alcuni argomenti sui quali neppure l’influente FT riesce a smuovere la fede cieca, pronta e assoluta che la maggior parte dei nostri media ha nella vulgata pro-palestinese, in modo particolare quando si parla di Gaza, che è per definizione “una fogna a cielo aperto”, dove la gente “muore di fame perchè il blocco israeliano impedisce che arrivino i rifornimenti”, un posto dove mancano in sostanza i generi di prima necessità, e che quindi per “sopravvivere” ha sempre bisogno dei miliardi degli aiuti internazionali. Che poi vengano impiegati da Hamas per acquistare armi da usare contro Israele, beh, è un aspetto secondario di quasi nessun rilievo. Ma torniamo all’influente quotidiano inglese, che ha stampato una settimana fa un lungo reportage da Gaza, e che non è stato ripreso da nessun organo di informazione, nemmeno dal Sole24Ore, che è pure il cugino italiano. Il suo inviato a Gaza ha scoperto che nella Striscia si trova ogni ben di Dio, in primo luogo il cibo, del quale straripano le bancarelle sulle pubbliche piazze, ma anche automobili, televisori, frigoriferi coreani, impianti di aria condizionata cinesi, insieme a ogni altro genere di beni di consumo. Tutto questo grazie ai circa 300 tunnel che dal confine con l’Egitto permettono l’ingresso a Gaza di un contrabbando che ha concesso a un ristretto gruppo di “importatori” di arricchirsi enormemente. Sotto gli occhi vigili di Hamas, ovviamente, che però reclama gli aiuti internazionali perchè il suo popolo “muo - re di fame”. Ci riesce difficile immaginare che il servizio di Tobias Buck apparso il 24 maggio possa essere sfuggito all’occhio attento di chi si ispira alle pagine di quel giornale per rinvigorire la propria etica professionale. Eppure è andata così, neanche una riga, Gaza continua ad essere priva di cibo se non partono in soccorso navi cariche di "aiuti", per rompere “l’isolamento voluto da Israele”. Allora informiamo almeno i nostri lettori, che nella settimana dal 2 all’8 maggio, secondo quanto informa il “Coordi - namento delle Attività governative nei Territori”, sono entrate a Gaza le seguenti derrate: 1,535,777 di litri di gasolio per il funzionamento della centrale elettrica; 293,796 litri di benzina per auto; 917 tonnellate di gas per uso domestico; 76 camion di frutta e verdura; 91 camion di farina; 33 camion di carne, pollame e pesci; 39 camion di prodotti di latte; 112 camion di cibo per animali; 26 camion di prodotti per l’igiene; 48 camion di abbigliamento abbigliamento e scarpe; 30 camion di zucchero; 7 camion di medicine e strutture tecniche di laboratorio; 1 camion di latte in polvere e cibi per neonati. In più 370 malati, con personale di accompagnamento, sono entrati in Israele per essere curati; 93 palestinesi sono entrati in Israele per motivi vari, 191 appartenenti a varie Ong sono entrati a Gaza e 192 ne sono usciti. Questi sono i numeri di una sola settimana, e danno l’idea di quanto Gaza sia una “prigione a cielo aperto”, come recita la narrativa abituale. Il Finacial Times è meglio ignorarlo, se può aiutare a capire meglio quanto accade nella Striscia, perchè è bene che la propaganda rimanga intatta, i ruoli devono restare quelli di sempre, i palestinesi poveri e “occupati” e gli israeliani i cattivi, che devono continuare ad essere bombardati senza protestare, e,soprattutto, dovrebbero aprire i confini, via i controlli, gli ostacoli, entrino pure i terroristi fanatizzati a farsi esplodere, e Hamas continui ad aumentare il suo arsenale di armi, visto che la guerra a Israele è l'unico motivo della sua esistenza.
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