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Il Foglio Rassegna Stampa
28.04.2010 El Baradei appoggiato dai Fratelli Musulmani in Egitto
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 28 aprile 2010
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «In Egitto arriva la bozza programmatica dei Fratelli musulmani»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 28/04/2010, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " In Egitto arriva la bozza programmatica dei Fratelli musulmani ".


Giulio Meotti

Roma. L’Egitto si interroga su quale sarà il proprio futuro, alla luce del fatto che “il faraone”, Hosni Mubarak, sarà ottantatreenne quando si svolgeranno le prossime elezioni presidenziali (2011) e, con ogni probabilità, rinuncerà alla candidatura. Un cambio della guardia al Cairo è un evento verificatosi due volte in sessant’anni, con il passaggio di testimone da Nasser a Sadat e, in seguito, da quest’ultimo a Mubarak. Tra i possibili successori a Mubarak c’è Mohammed ElBaradei, l’ex direttore dell’Agenzia per l’energia atomica dell’Onu. Sulla rivista americana Foreign Policy è uscito un saggio dal titolo “L’infiltrazione islamista” e centrato sui legami tra ElBaradei e i Fratelli musulmani. Tre mesi fa il veterinario Mohamed Badie è stato eletto ottava Guida Suprema dei Fratelli musulmani, il più antico movimento islamista, oltre che il più potente blocco parlamentare del Cairo sebbene i suoi membri siano eletti come “indipendenti”. L’Economist ha parlato di “svolta oscurantista”, perché con Badie diventa dominante la corrente estremista. “Continuiamo nel cammino di Qutb”, ha proclamato Badie dopo l’elezione. Said Qutb negli anni Quaranta aveva proclamato che l’unico mezzo per liberarsi della corruzione è l’imposizione di una “dittatura giusta”, che permetta ai “virtuosi” di svolgere un ruolo politico. La sua preoccupazione primaria erano la modernità, il laicismo, l’individualismo, la promiscuità, la tolleranza, il materialismo, che avevano “contagiato” l’islam tramite il colonialismo europeo. La Fratellanza, nata nel 1928, ha da sempre evitato di mettere per iscritto un programma. Per molti analisti il “programma” dei Fratelli musulmani è soltanto uno slogan (“l’islam è la soluzione”) gridato nei comizi e iscritto sugli striscioni che gruppi di donne velate di nero agitano ai seggi elettorali. La celebre Carnegie Endowment for International Peace pubblica un rapporto sul programma della Fratellanza in vista delle elezioni. L’analisi è basata su iniziative parlamentari, documenti strategici e fatwe religiose. Nonostante la Costituzione egiziana ponga la legge islamica come fonte di legislazione, i Fratelli musulmani vogliono un “Consiglio di religiosi” che approvi le leggi. Immediato è stato il paragone con l’Iran. La loro bozza bandisce cristiani e donne dalla presidenza. “Se l’ayatollah Khomeini fosse vivo oggi celebrerebbe l’espansione della sua visione islamista”, ha commentato Mohammed Elmenshawy, direttore del sito Taqrir Washington. Il parere di questo Consiglio deve essere “vincolante”. Fra Gerusalemme e il Cairo vige uno storico trattato di pace e i Fratelli musulmani vogliono recidere ogni accordo politico ed economico con lo stato ebraico. Vorrebbero banche islamiche attraverso i “consigli di amministrazione della sharia”. In Parlamento hanno chiesto che le conduttrici televisive siano velate, che non si pubblichino romanzi con “riferimenti sessuali” e sia bandita “Miss Egitto”. Vogliono inasprire il codice penale su adulterio, truffa e consumo di alcolici. Vorrebbero una più severa regolamentazione degli indumenti scolastici e dei saloni di bellezza. Quando lo scorso dicembre la cantante americana Beyoncé si è esibita a Port Ghalib, località egiziana sul Mar Rosso, i Fratelli musulmani hanno chiesto che l’esibizione venisse vietata, in quanto è un prodotto della “società occidentale”. Da un lato i Fratelli musulmani discriminano il genere femminile, dall’altro vogliono espandere i diritti delle donne religiose che indossano il velo. Va da sé la difesa della circoncisione femminile. Hanno proposto leggi contro “l’immodestia e la mescolanza dei sessi”. Forte è l’ostilità nei confronti dei cristiani copti. Nel 1980 la Fratellanza rese nota una fatwa che proibiva la costruzione di nuove chiese. Nel 1997 la Guida Suprema Mustafa Mashhour affermò che i copti dovevano pagare la jizya, la tassa che il califfo imponeva alle minoranze ebraico-cristiane. E tempo fa Mohammed Habib, uno dei massimi leader dei Fratelli musulmani, ha dichiarato: “Quando il movimento andrà al potere, sostituirà la presente Costituzione con una islamica, in base alla quale a un non-musulmano non verrà concesso di occupare un posto di potere, sia nello stato sia nell’esercito”. L’ex deputato copto Milad Hannah ha risposto così: “Il giorno in cui i Fratelli musulmani avranno il cinquanta per cento dei suffragi, i ricchi copti abbandoneranno il paese e rimarranno soltanto i poveri, che si convertiranno. Spero di morire prima che arrivi quel momento”.

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