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Corriere della Sera - La Repubblica Rassegna Stampa
27.04.2010 Attacchi a Elie Wiesel e una petizione su Le Monde
Contro Gerusalemme capitale unica e indivisibile di Israele. Cronache di Francesco Battistini, redazione di Repubblica

Testata:Corriere della Sera - La Repubblica
Autore: Francesco Battistini - La redazione di Repubblica
Titolo: «I 99 intellettuali ebrei contro Wiesel - Difendiamo Israele, non le colonie. Ebrei d´Europa in campo per la pace»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/04/2010, a pag. 17, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " I 99 intellettuali ebrei contro Wiesel   ". Da REPUBBLICA, a pag. 15, la breve dal titolo "Difendiamo Israele, non le colonie. Ebrei d´Europa in campo per la pace  ", preceduta dal nostro commento. Ecco i pezzi:

CORRIERE della SERA - Francesco Battistini : " I 99 intellettuali ebrei contro Wiesel  "


Elie Wiesel

GERUSALEMME — « Per me, per l’ebreo che sono, Gerusalemme è al di sopra della politica». «No, caro Mr Wiesel, per noi ebrei gerosolimitani quello che sostieni è frustrante e scandaloso». Paginate a pagamento contro pagine web. Un premio Nobel contro gl’Israel Prize. Al di sopra (o al di sotto) dell’eterno duello fra Est arabo e Ovest ebraico, dei proclami sulla capitale eterna e indivisibile o sulla necessità di tagliarla in due, della lite sulle case fra Netanyahu e Obama, una nuova polemica agita da una settimana l’intellighenzia israeliana. Con l’ottantunenne Elie Wiesel che compra lenzuolate pubblicitarie su quattro giornali americani per stamparvi un suo testo— titolo: «For Jerusalem» — che è un inno all’innegabile ebraicità della città (e viene da molti interpretato come un aperto sostegno alla politica del governo di destra). Con 99 intellettuali di sinistra — da Avishai Margalit, fondat ore di Peace Now, ad Avraham Burg, già presidente della Knesset — che accusano il Nobel per la pace di parlare dall’iperuranio degli Usa, dove vive dal 1963, e l’invitano «nella nostra città a vedere coi tuoi occhi gli effetti catastrofici della frenesia di costruire». «L’angoscia su Gerusalemme — scrive Wiesel — non riguarda il mercato immobiliare, ma la memoria». «Tu parli d’una Gerusalemme celestiale — replicano i 99 —; noi viviamo in quella terrena».

Santa o peccatrice? Sedia di Dio o, più banalmente, dedita agl’insediamenti? Città della pace celeste o, terra terra, metropoli impolverata dalla lotta? Gerusalemme non ha un fiume, né un mare. Non ha posizioni strategiche, né rendite di posizione. Non ha miniere, solo tre pietre sante: il Muro del Pianto, il Calvario, la Roccia di Maometto. Cinquanta volte assediata, ventisei conquistata, diciotto distrutta e ricostruita. Wiesel non si stupisce che il centro d’ogni scontro stia qui — «nemmeno Atene o Roma hanno suscitato tante passioni» —, ma qualche paletto per lui va messo. Perché questo luogo «è citato più di 600 volte nella Scrittura e nemmeno una volta nel Corano», è stata studio e fonte ispiratrice per teologi e poeti: «Quando un ebreo la visita per la prima volta, non è la prima volta; è un ritorno a casa. La prima canzone che ho sentito, era una ninnananna di mia madre su Gerusalemme». Una dichiarazione d’amore al «cuore del nostro cuore», all’«anima della nostra anima». Un appello perché resti qui «la capitale spirituale dell’ebraismo mondiale». Parole sulle pietre. Come tante. Che però scatenano le polemiche in un passaggio, verso la fine, là dove Wiesel scrive: «Contrariamente a quel che riferiscono alcuni media, ebrei, cristiani e musulmani hanno il permesso di costruire le loro case in qualunque luogo della città». La reazione dei 99 è dura: errori storici, rappresentazioni fasulle, scrivono all’anziano Nobel. Perché gli arabi, osservano, non hanno affatto questo permesso: se tu vivessi qui, caro Wiesel, «vedresti le grossolane diseguaglianze tra Est e Ovest nell’assegnazione delle risorse comunali e nei servizi». Burg e gli altri 98 citano i casi di Sheikh Jarrak e di Silwan, quartieri palestinesi dove il sindaco Barkat da mesi è impegnato nello sfratto di decine di famiglie che occupano case abusive: «Ti porteremmo dove le famiglie palestinesi stanno per essere strappate alle loro case per fare posto al nuovo vicinato ebraico. O dove decine di case saranno demolite perché il Comune s’è rifiutato di rilasciare le licenze edilizie ai palestinesi». Wiesel per ora incassa e non commenta. Anche perché, su Gerusalemme, di parole se ne spendono anche troppe. E ieri, quand’è girata l’ipotesi che Netanyahu avesse accettato una moratoria di fatto sulle nuove case a Est, e che di fatto ripartissero i prenegoziati coi palestinesi, nessuno ci ha creduto molto. La città eterna aspetta, da un’eternità, i fatti.

La REPUBBLICA - " Difendiamo Israele, non le colonie. Ebrei d´Europa in campo per la pace "

Quello pubblicato su Le Monde non è un appello pro Israele,nè a favore della pace, ma il contrario.
Invitiamo i lettori di IC a firmare, invece la petizione 'Raison Garder', cliccando sul link :
http://www.dialexis.org . Un appello in favore di Israele e contro i pregiudizi diffusi dall'appello di cui si scrive nella breve.
Ecco il pezzo di Repubblica:

PARIGI - «Vogliamo creare un movimento europeo capace di esprimere la voce della ragione». Comincia così l´appello che è stato pubblicato ieri su Le Monde e firmato da noti intellettuali ebrei d´Europa: «Il nostro obiettivo è difendere la sopravvivenza di Israele con la condizione necessaria della creazione di uno Stato palestinese sovrano».
L´appello sarà presentato al parlamento europeo il 3 maggio e ha tra i firmatari gli scrittori Alain Finkielkraut e Bernard-Henri Levy, il Nobel per la Fisica Daniel Cohen-Tannoudji, l´ex presidente della Svizzera Ruth Dreifuss, il rabbino di Bruxelles David Meyer, lo storico Pierre Nora. Dall´Italia, ha firmato anche Gad Lerner. «L´avvenire di Israele passa necessariamente per la pace con il popolo palestinese e l´affermazione del principio "Due popoli, due Stati"», ricordano i promotori. «Non sottovalutiamo la minaccia dei nemici esterni - continuano - ma sappiamo che il pericolo per Israele è anche nell´occupazione e nel prolungamento di colonie in Cisgiordania e nei quartieri arabi di Gerusalemme Est». L´appello è consultabile online al sito jcall.eu.

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