Riportiamo dall'OPINIONE del 09/03/2010, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Erdogan rifiuta gli aiuti umanitari. Se sono israeliani ".
Erdogan
Le scelte politiche adottate dal governo turco nel recente passato, sia nei confronti dell´Occidente in generale, sia nei confronti di Israele in particolare (che, fino a non molto tempo fa era uno dei partner di riferimento), hanno allontanato la Turchia dall´Europa e l´hanno avvicinata a nuove e pericolose amicizie.
Lo scontro politico in atto fra Ankara e Gerusalemme, che ha preso il via dopo i risultati dell´ultima tornata elettorale che ha visto vittorioso il partito dell´attuale primo ministro, è un campanello d´allarme importante per capire che la Turchia sta percorrendo a ritroso la strada dell´occidentalizzazione segnata da Ataturk nel secolo scorso.
Il governo turco, in un´ottica di un ritrovato fondamentalismo islamico, non smentisce la sua politica estera e, fedele alla linea di riavvicinamento verso le peggiori dittature medio orientali (Iran e Siria), ha deciso, anche nel momento del bisogno, di rifiutare gli aiuti post-terremoto che Gerusalemme aveva generosamente offerto.
Le stesse squadre e lo stesso ospedale da campo che avevano tanto ben figurato nel post-terremoto di Haiti, erano pronti a partire per la Turchia e prestare la loro opera a favore delle popolazioni colpite dal recentissimo sisma. Ma sono stati fermati dal secco "no" arrivato dalla Turchia .
Il primo ministro Erdogan, che sembra più interessato alla demonizzazione dello Stato ebraico che non a portare aiuti a chi ne ha bisogno, ha deciso che una mossa politica di fermezza, che lo accomuna sempre di più ai suoi nuovi amici, avesse più valore di un aiuto professionale a favore delle popolazioni terremotate.
Questo atteggiamento di muro contro muro adottato dal governo di Ankara nei confronti dello Stato ebraico è stato fino ad oggi mal sopportato dal governo Netanyahu (ricordiamo ad esempio il burrascoso incontro fra il vice ministro degli esteri israeliano è l´ambasciatore turco a Gerusalemme), ma uno scenario di questo tipo, un rifiuto nel momento del bisogno, non era probabilmente stato preso in considerazione neanche tra i più pessimisti.
A questo punto, è facile prevedere le relazioni diplomatiche fra le due nazioni subiranno un ulteriore raffreddamento e andranno a toccare i minimi storici anche perché se da una parte il governo israeliano ha fatto di tutto per mantenere aperte le relazioni con la Turchia, ignorando o facendo finta di ignorare i continui attacchi di cui si è reso protagonista il primo ministro turco, quest´ultimo rifiuto apre nuovi inquietanti scenari.
Per il governo Netanyahu sarà oggettivamente difficile digerire la mossa di Ankara e proprio per questo è facile ipotizzare a breve un doloroso strappo diplomatico che getterà ombre ancora più dense sul futuro regionale.
La Turchia odierna è lontana anni luce da quella che conoscevamo, non è più quella nazione ponte fra le culture e che giocava un ruolo essenziale nel mantenimento della pace.
Dobbiamo purtroppo prendere atto che il cambiamento imposto dall´attuale governo, con le conseguenti prese di posizione assolutamente antioccidentali, ridisegnano la cartina delle alleanze sia sullo scacchiere mediorientale sia, più in generale, su quello mondiale.
Per inviare il proprio parere all'Opinione, cliccare sull'e-mail sottostante