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Informazione Corretta Rassegna Stampa
08.03.2010 Apartheid, il significato di una parola
L'analisi di Piera Prister

Testata: Informazione Corretta
Data: 08 marzo 2010
Pagina: 1
Autore: Piera Prister
Titolo: «Apartheid, il significato di una parola»

Nei paesi islamici vige l’apartheid, in Israele no!



Forse dovremmo prima  intenderci sulla semantica delle  parole e su
come esse vengono distortamente usate “ad usum delphini”, da quanti
sproloquiano usando il termine apartheid –potentemente evocativo di
lotte contro la discriminazione razziale in Sudafrica- inserendolo in
un differente campo semantico solo per seminare odio e nuocere ad
Israele, insomma per delegittimarlo. Chi fa uso di queste parole sono
esperti linguisti, indottrinatori e grandi manipolatori di cervelli
che giocano ad arte con la suggestione e la potenza evocativa che tali
parole suscitano nelle menti dei giovani o della gente che ignorano
l’inganno racchiuso in esse, capace di generare per associazionismo
una reazione a catena di rigetto. La cosa puzza di marcio per il
fetore, ma i piu’, non ragionando con il proprio cervello e seguendo
la massa non se ne accorgono nemmeno. La massa e’ quanto di piu’
ottuso possa  esistere, non e’ intelligente, dimentica facilmente e
segue ciecamente il caporione di turno.  Che c’entra Israele con
l’apartheid, se la loro associazione e’ del tutto arbitraria e non
esiste fra i due termini alcun nesso?
Insomma in questo caso “apartheid” e’ una parola usata a vanvera,
un’etichetta arbitrariamente appiccicata ad Israele solo per accusarlo
e delegittimarlo.  Il risultato e’ che, dando fiato alla tromba delle
menzogne la calunnia s’e gonfiata a tal punto da raggiungere un
crescendo  risonante da un continente all’altro, persino nei corridoi
degli atenei e nelle aule accademiche in Canada, in Europa e anche qui
negli Stati Uniti dove all’universita’ di Berkeley gli studenti hanno
impedito a Netanyahu di parlare per ben due volte e cosi’ hanno fatto
con Geert Wilders, mentre  alla Columbia University Ahmadinejad ha
potuto farlo, cosi’ come ha potuto colloquiare alla TV quando e’ stato
intervistato piu’ volte anche da Larry King e da Diane Sawyer, una
giornalista televisiva famosa di ABC news, bionda e bella che s’era
messa in testa per l’occorrenza la prima volta  il velo e poi una
giacca castigatissima con un collare bianco e rigido da prete.

Non e’ la prima volta che gli antisemiti ci provano,  anni fa in
Italia avevano associato la parola “rappresaglia” –usata sempre in
congiunzione con l’aggettivo “nazista”- con l’allora premier
israeliano Ariel Sharon. Costoro sono notoriamente istigati dai
partiti marxisti e catto-comunisti che da sempre amoreggiano
appassionatamente con il terrorismo palestinese e libico, nonche’ sono
amici anche di Ahmadinejad che sta perfezionando con l’aiuto della
Corea del Nord missili a testata nucleare. Gia’ qualche anno fa una
ventina di ingegneri siriani e iraniani insieme tentavano di applicare
il gas nervino di Saddam alle testate dei missili ma rimasero essi
stessi vittime delle loro malefatte. E adesso ci riprovano con testate
atomiche e meridiane di morte.
 Cosi’ hanno orchestrato una settimana di boicottaggio di Israele che
e’ stato definito “uno stato apartheid” nientepopodimeno, con tanti
paesi inconfutabilmente apartheid e canaglia che ci sono in giro! A
prova dell’erroneita’ di tale accusa  ci appelliamo ai numeri della
demografia secondo cui il 20% della popolazione israeliana e’ araba ed
e’ provvista di cittadinanza israeliana, frequenta scuole e siede in
Parlamento alla Knesset. E meraviglia delle meraviglie il viceministro
allo Sviluppo della Galilea e del Negev si chiama Ayub Kara ed e’
musulmano di minoranza drusa.
Nessuna discriminazione di razza, di sesso e di religione, dunque in
Israele. Non ci risulta poi che in Israele la polizia spari sulla
folla, torturi nelle carceri ed elimini i dissidenti. E che non
permetta alla Croce Rossa di visitare i Palestinesi in detenzione come
loro fanno disumanamente con Shalit.
Invece nei paesi arabi non avviene altrettanto, in quanto da tempo
hanno fatto piazza pulita degli ebrei che o sono stati cacciati o sono
rimasti vittime a furor di popolo, di pogrom istigati da quell’arabo
antisemita di Amin al-Husseini, gran mufti di Gerusalemme, alleato di
Hitler e zio di Arafat. Le abbiamo viste le fotografie del 1943, di
quando passava in rassegna le truppe della Divisione delle SS
musulmane Hanzar, con le insegne naziste della croce uncinata. E’
notizia di oggi che  la polizia turca e’ entrata in una sinagoga, a
Istabul e ha controllato l’identita’ dei presenti. Che altro e’ questo
se non un atto di intimidazione, con quello che attualmente sta
bollendo in pentola in Turchia, dove il governo di Erdogan,
negazionista dello sterminio degli Armeni, fa arrestare i militari e
dove i cristiani -con la loro presenza millenaria sin dai tempi
dell’apostolo Paolo di Tarso- dalla maggioranza che erano, ora sono
ridotti all’1 %. D’altronde nessuna religione puo’ coesistere con
l’Islam che le vuole assorbire e conquistare tutte. E’ assiomatico
dire quindi che nei paesi musulmani vige e governa l’apartheid, ma non
in Israele, tale ragionamento e’ logico e basato su pricipi apodittici
a posteriori, e quindi dimostrabili.

Il mondo fa lo gnorri e distorce volentieri il capo per guardare
dall’altra parte e per non vedere gli orrori,  per non ascoltare le
grida di dolore dei torturati, degli stuprati e di quelli che sono
barbaramente assassinati nei paesi canaglia, che invece piacciono
molto ai tanti Romano o ai tanti firmatari di “Gaza vivra’”. Perche’
quando si tratta di boicottare Israele, sono tutti aprioristicamente
tempestivi e d’accordo, ma quando si tratta di boicottare l’Iran si
esita e si tentenna, ben sapendo che il tempo perduto gioca a favore
dei mullah e a sfavore delle democrazie.

E gioca soprattutto a favore di Khamenei, che sta contando i giorni
che lo separano dall’orgasmo orgiastico che provera’ nel premere il
tasto del BOOM , nella sua stanza dei bottoni.

Piera Prister Bracaglia Morante


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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