Una rondine non fa primavera. Nemmeno due. E' presto per prevedere una inversione di tendenza, ma qualcosa comincia a muoversi, almeno in Germania e in Francia, come dimostrano i due articoli che pubblichiamo. Il primo da LIBERO, di oggi 24/11/2009, a pag.21, di Enzo Piergianni, dal titolo " Via dalla Germania chi non abiura la sharia ". Il secondo dal CORRIERE della SERA, a pag.23, di Massimo Nava, dal titolo "Besson, non c'è posto per il Burqa in Francia".
Libero- Enzo Piergianni: " Via dalla Germania chi non abiura la sharia "
Per stabilirsi in Germania, gli extracomunitari dovranno firmare un “contratto d’integrazione” con il paese d’accoglienza. Lo ha annunciato ieri il ministro Maria Böhmer, incaricato speciale del governo federale e braccio destro della cancelliera Angela Merkel per le questioni dell’immigrazione. Sarà un vero e proprio documento, con sopra, nero su bianco, i diritti dell’immigrato, ma anche tutti i suoi doveri civili. «Chiunque vuole vivere e lavorare da noi deve dire di sì al nostro paese, deve accettarlo - ha spiegato Maria Böhmer - Questo presuppone una comune base di valori, la padronanza della lingua tedesca e la partecipazione alla società».
Nel “contratto d’immigrazione” i nuovi arrivati dovranno impegnarsi a comportarsi anche nella propria famiglia secondo le consuetudini occidentali, pena l’espulsione nei casi gravi. Quindi, parità di diritti e assoluta libertà di scelta per la donna e per i figli, a cominciare dalla religione e dalla scuola.
Il provvedimento dovrebbe diventare legge entro la corrente legislatura del Bundestag. La grande coalizione con i socialdemocratici è stata liquidata dalle elezioni di settembre. Ora gli alleati della cancelliera democristiana sono i liberali dell’Fdp e il patto della nuova maggioranza prevede espressamente la radicale novità del “contratto d’integrazione”. Non che i socialdemocratici fossero molto permissivi. I respingimenti alla frontiera e il reato di immigrazione clandestina con relativa pena detentiva furono codificati cinque anni fa, quando ancora governava il socialdemocratico Gerhard Schröder. Però i controlli non hanno funzionato bene e gli arrivi negli ultimi anni troppo spesso hanno ingrossato la società parallela, oscura e impenetrabile degli stranieri incapaci o contrari all’integrazione. La loro paura è di finire “germanizzati”, di perdere l’identità nazionale e religiosa. È un terreno fertile per i fanatismi politici e religiosi. «Benvenuto l’Islam, ma non all’islamismo», è la parola d’ordine del nuovo ministro dell’Interno democristiano Thomas De Maiziere. Circa la metà dei 15 milioni di stranieri in Germania ha il passaporto tedesco, ma anche tra i “naturalizzati” è marcata la diffidenza verso il modo di vivere e la mentalità dei padroni di casa. «In Germania vivono quattro milioni di musulmani - è la preoccupazione palese del ministro Böhmer - Per questo è importante che l’insegnamento della religione islamica avvenga nella scuola tedesca e nella nostra lingua, secondo le nostre regole, con insegnanti possibilmente formati in Germania».
Corriere della Sera-Massimo Nava: " Besson, non c'è posto per il Burqa in Francia "
PARIGI — Ex socialista, responsabile del ministero dell’Immigrazione e dell’identità nazionale voluto dal presidente Sarkozy, Eric Besson sarà a Venezia per partecipare al vertice dei ministri europei sulla questione dei flussi migratori. Dice al Corriere : «La risposta europea è necessaria e passa dal rafforzamento della vigilanza delle frontiere, in particolare dell’area mediterranea. Su proposta congiunta di Francia e Italia, i capi di stato e di governo europei hanno deciso di rinforzare l’agenzia Frontex, sia per le operazioni marittime sia per i voli di rimpatrio dei clandestini. Gli stati occidentali che si affacciano sul Mediterraneo devono coordinarsi meglio nel controllo dei confini. La Francia punta a costruire uno spazio di sicurezza e prosperità comune nel Mediterraneo, anche con la lotta all’immigrazione clandestina. Ma dobbiamo anche proporre nuove prospettive: proporrò un piano ambizioso a favore della mobilità dei giovani nello spazio mediterraneo».
In Italia è stato creato il reato di clandestinità. Si tratta di una soluzione applicabile anche in Francia? «Il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, adottato all’unanimità dai 27 Paesi membri costituisce la nostra linea comune. In questo patto, ogni Paese declina misure nazionali. In Francia, il reato d’entrata e soggiorno irregolare esiste, ma è di rado portato nei tribunali che preferiscono far gestire il problema a livello amministrativo. Ogni Paese deve tener conto della propria situazione. Determinare chi ha il diritto di soggiorno dipende dalla sovranità di ciascuno Stato».
Quali le ragioni del dibattito sull’identità nazionale in Francia?
«La nostra coesione nazionale è messa di fronte a sfide di vario tipo: discriminazioni, comunitarismo, integrazione europea, mondializzazione. Nella storia francese, è lo Stato che ha creato progressivamente la Nazione, fondandola su valori universali. Questo dibatto costituisce l’occasione di riaffermare il legame che ci unisce e la fierezza di essere francesi, ma anche la nostra apertura sul mondo. Il dibattito sta riscuotendo un grande successo popolare » ,
Ma come si può definire un tema che va dalla Marsigliese allo champagne? «L’identità nazionale non si definisce per decreto. Spetta ai francesi farla propria. È alla base di ogni progetto politico identificare ciò che unisce, nella storia, nella cultura, nei valori e nelle ambizioni per il futuro. Ognuno può prendere in considerazione un film, una canzone, un’opera, un elemento del nostro patrimonio culturale, architettonico o gastronomico. L’identità nazionale è un’eredità di valori — libertà, uguaglianza, fraternità, laicità e di cose molto concrete. Cosa vogliamo per il nostro domani e per quello dei nostri figli: non è una domanda secondaria».
Crede che la questione del burqa (da lei sollevata) vada risolta con una legge?
«Il burqa è un segno esteriore di asservimento della donna. È incompatibile con i nostri valori repubblicani e si scontra con due pilastri della nostra costituzione: i principi di uguaglianza e laicità. Il burqa degrada la dignità umana. Stiamo valutando se sia necessaria una legge o un regolamento, ma è certo che non c’è posto per il burqa in Francia » .
Lo smantellamento degli accampamenti di clandestini a Calais è stato un vero successo? L’impressione è che il problema rimanga aperto.
«Sì, si può parlare di successo. Il numero di immigrati illegali presenti nella regione di Calais è passato da 2.000 a 200. Certo, l’operazione non ha stroncato l’immigrazione clandestina, ma non dobbiamo mai abbassare la guardia».
Lei è passato dal partito socialista al governo di Sarkozy. Con quali motivazioni?
«Può essere considerato di destra Sarkozy quando promette di regolare il capitalismo finanziario, quando ricompensa il lavoro, quando aumenta i redditi minimi degli anziani? Si può considerare di sinistra quando favorisce l’investimento nelle imprese? La distinzione è superata. Sono stato motivato dalla sua volontà riformatrice della società e dello Stato francese. Mi hanno colpito il suo temperamento e la volontà di mobilitare e rinnovare il Paese». Perché i giovani delle banlieues fischiano la Marsigliese?
«Si tratta di una minoranza e di un fatto inaccettabile. È un fenomeno motivato dalla sensazione che la Repubblica non riconosca le loro aspirazioni. Dobbiamo rafforzare una vera uguaglianza delle opportunità. È quello che sta facendo il governo. Personalmente, sostengo un label della diversità per le imprese che è una grandissima esigenza per incitarle a rafforzare la diversità nel reclutamento e la loro gestione delle risorse umane. E funziona » .
Per inviare la propria opinione a Libero e al Corriere della Sera, cliccare sulle e-mail sottostanti.