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Libero - Il Foglio Rassegna Stampa
18.11.2009 Nucleare in Iran. L'Occidente si prepara alla resa
Analisi di Carlo Panella, redazione del Foglio

Testata:Libero - Il Foglio
Autore: Carlo Panella - La redazione del Foglio
Titolo: «Nucleare in Iran. L'Occidente si prepara alla resa - Aiea iacta est - Con l’Iran ElBaradei snatura il ruolo snaturato dell’Aiea»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 18/11/2009, a pag. 21, l'articolo di Carlo Panella dal titolo "  Nucleare in Iran. L'Occidente si prepara alla resa". Dal FOGLIO ,a pag. 3, l'editoriale dal titolo " Aiea iacta est " e l'articolo dal titolo "  Con l’Iran ElBaradei snatura il ruolo snaturato dell’Aiea".  Ecco gli articoli:

LIBERO - Carlo Panella : "  Nucleare in Iran. L'Occidente si prepara alla resa"

L’Iran continua a dirigere le danze di un “dialogo” forte - mente voluto da Barak Obama, che si conferma sempre più inconcludente, salvo che sul punto cruciale: permette a Teheran di continuare indisturbato il suo programma nucleare verso la costruzione della bomba atomica. Ieri l’autorevolissimo Times ha pubblicato un documento riservato dell’Aiea che dimostra come l’agenzia dell’Onu, diretta dal Nobel per la Pace el Baradei, invece di essere risolutiva, lavori apasticci diplomatici che, alla fine, fanno solo il gioco degli ayatollah iraniani. LE CONDIZIONI Il documento è datato settembre 2009 (quindi precedente agli accordi di Vienna del 21 ottobre) e nei suoi 13 punti offre a Teheran uno scenario assolutamente favorevole, perché prospetta la possibilità di sviluppare in pieno i programmi nucleari, ritira tutte le sanzioni sinora deliberate dall’Onu e chiede solo la garanzia di ispezioni effettive nei siti nucleari iraniani (la crisi tra Onu e Teheran - si badi - nacque nel 2005 proprio per il rifiuto iraniano di queste ispezioni). El Baradei ha smentito l’esi - stenza del documento e così ha fatto l’Aiea, ma il Times sostiene di essere in possesso di una copia autentica. El Baradei, sempre ieri, ha però tirato fuori dal cilindro unaltro coniglio e ha proposto di stoccare in Turchia l’uranio iraniano arricchito «occasione per muovere il primo passo verso la fiducia fra Iran e Stati Uniti». Proposta surreale, pretestuosa, perché non si capisce per quale ragione l’Iran dovrebbe accettare lo spostamento in Turchia del suo uranio, dato che ha solennemente dichiarato di non avere intenzione di portarlo in Russia. La vicenda del documento fantasma del Times, così come questa sortita di el Baradei, dimostrano solo, e senza possibilità di smentita, che l’Aiea e il suo direttore, invece di fare pressioni forti su Teheran per obbligarla all’accordo, si inventano di tutto e di più pur di prolungare all’infinito il “dialo - go”, in perfetta sintonia con la “svolta” di Obama. Questo, permette agli ayatollah di dispiegare in pieno la propria tattica temporeggiatrice: in sede di Aiea, come hanno fatto il 21 ottobre a Vienna, gli emissari degli ayatollah siglano accordi, che poi però vengono smentiti dal governo iraniano cherilancia, li riapre. Così, le date ultimative stabilite da Obama, che questa primavera parlò di «una data limite a settembre 2009, non superabile», slittano in avanti all’infinito, mentre le centrifughe continuano a arricchire illegalmente uranio. LA STRATEGIA DI OBAMA Uno scenario sconcertante, chevedeObama inevidenti difficoltà, perché la sua strategia, opposta alla “fermezza”di Gorge W. Bush non morde, si è impantanata. Il presidente Usa tenta allora di ovviare nell’unico modo che conosce: a parole. Sempre ieri ha infatti concordato a Pechino col presidente cinese Hu Jintao un comunicato congiunto in cui i due leader annunciano di «avere concordato che l’Iran deve dare assicurazioni alla comunità internazionale sul fatto che il suo programma nucleare èpacifico e trasparente. L’Iran ha una opportunità per presentare edimostrare le sue intenzioni pacifiche ma se non riesce a sfruttare questa occasione dovrà affrontare le conseguenze». Di nuovo unaposizione interlocutoria, che lascia il pallino della trattativa in mano agli ayatollah e dà loro tempo. Rafforzato da questo balletto includente, il governo iraniano continua nella sua sfida con toni sempre più arroganti nei confronti dell’occidente e dell’Aiea stessa. Il rappresentante iraniano all’Aiea, Ali Ashgar Soltanieh, ha avuto così buon gioco per prendere in giro lo stesso ultimo rapporto dell’Aiea, in cui, fra l’altro, nonsi escludeva l’esistenza di altri siti nucleari non dichiarati oltre all’impianto per l’arricchi - mento dell’uranio di Qom, denunciato solo lo scorso settembre, usando parole irridenti: «I rapporti su questo dossier stanno trasformandosi gradualmente in un gioco fiacco e l’Aiea dovrebbe capire che politicizzare la questione non ha altri effetti che quello di danneggiare la sua credibilità ».

Il FOGLIO - "  Aiea iacta est"


Aiea

Mohamed ElBaradei, che lascerà a fine mese la guida dell’agenzia Onu incaricata di controllare il nucleare nel mondo e che ieri ad Assisi ha firmato un appello per la pace, è stato abile nel gestire l’immagine dell’Aiea, al punto da ottenere nel 2005 il premio Nobel per la Pace. L’idea che l’agenzia è riuscita a propagandare di sé è quella di essere l’ultimo baluardo contro l’aggressività “immotivata” ieri dell’America di Bush contro l’Iraq di Saddam, oggi di Israele nei confronti della teocrazia iraniana (che ogni giorno proclama l’esigenza di cancellare lo stato ebraico dalla carta). Ma le cose stanno così? ElBaradei sostiene che l’agenzia gode “della fiducia di tutti i paesi del mondo”. Ma in realtà tutti quelli che contano si affidano ai propri servizi di informazione, perché l’attitudine irenista dell’Aiea è considerata del tutto inappropriata ai pericoli rappresentati dall’armamento nucleare di feroci dittature. L’agenzia dipende dall’Onu, cioè da nessuno, e cerca di ottenere consenso dilazionando quelle denunce che invece sarebbero indispensabili. Chi è abituato a mettere la testa sotto la sabbia pensa che questo sia un atteggiamento che protegge la pace, ma dare l’impressione che la comunità internazionale sia indulgente o impotente nei confronti di chi cerca di dotarsi di strumenti di distruzione per perseguire finalità politicamente inaccettabili finisce per rendere inevitabili gli scontri bellici. Oggi i tentennamenti sull’Iran possono produrre effetti catastrofici se lasceranno credere al regime di Teheran di poter fare impunemente quel che gli pare. Anche Chamberlain pensava di aver portato la pace alla sua generazione, si è visto com’è andata a finire.

Il FOGLIO - " Con l’Iran ElBaradei snatura il ruolo snaturato dell’Aiea "

 
ElBaradei

Roma. L’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica (Aiea) avrebbe raggiunto un accordo con Teheran per convincere gli Stati Uniti e le altre potenze mondiali che il programma nucleare iraniano può proseguire senza pericoli. Lo dice il quotidiano inglese Times, che sostiene di avere ricevuto l’informazione da un governo “molto preoccupato” per i contatti con gli ayatollah. Il direttore, Mohamed ElBaradei, ieri ad Assisi a firmare un appello per la pace, ha smentito la notizia, ma l’ipotesi riceve grande attenzione a Washington come a Gerusalemme: gli Stati Uniti sono impegnati in una lunga trattativa per fermare le centrali iraniane, mentre il governo di Israele teme che gli scienziati del regime islamico siano già capaci di costruire armi atomiche. Le continue minacce del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, alla vita di Israele rendono la prospettiva molto rischiosa. Secondo il Times, l’accordo è l’eredità di ElBaradei,che lascerà l’agenzia fra pochi giorni dopo dodici anni da direttore. Sotto la sua guida, l’Aiea ha preso più volte le difese dell’Iran, nonostante i servizi segreti di mezzo mondo abbiano dimostrato che il programma atomico persiano è pericoloso. Era accaduto lo stesso con il suo predecessore, lo svedese Hans Blix, che non seppe riconoscere i progressi raggiunti dall’Iraq all’epoca di Saddam Hussein. Le sue sviste emersero alla fine del ’91, troppo tardi per evitare la Guerra del Golfo. “L’accordo raggiunto da Elbaradei potrebbe permettere all’Iran di conservare l’uranio in un paese come la Turchia – dice al Foglio Peter Craig, analista dell’Arms Control Association di Washington – C’è soltanto un problema: questa intesa non ha futuro senza il sostegno di tutte le parti. Firmare accordi non fa parte del mandato dell’Aiea, ElBaradei è uscito spesso dalle proprie competenze durante il mandato e ciò ha fatto male anche all’indipendenza dell’agenzia”. Ufficialmente, le trattative spettano a un gruppo formato dai cinque paesi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina) con la Germania. Il cosiddetto 5+1 ha già approvato sanzioni contro il programma nucleare iraniano, ma gli esperimenti proseguono. L’operazione ElBaradei sembra ancora più ambigua dopo l’ultimo rapporto dell’Aiea. Si tratta di un resoconto sull’impianto segreto di Qom, che si trova a venti chilometri dalla città santa. I tecnici dell’agenzia hanno visitato il sito il mese scorso, ma non hanno potuto interrogare il direttore dell’impianto. La centrale esiste dal 2002, quando il presidente era Mohammad Khatami; il regime di Teheran ne ha confermato l’esistenza soltanto due mesi fa. Secondo gli esperti dell’Aiea, la base è “troppo piccola” per produrre energia civile, ma può ospitare “tremila centrifughe”, quanto basta a mettere insieme un paio di ordigni nucleari ogni anno. I lavori sono a buon punto e potrebbero finire nel 2011. Il rapporto dice che Qom fa parte di una rete clandestina costruita per mandare avanti il programma nucleare nel caso in cui le grandi centrali di Natanz e Bushehr fossero bombardate. Il governo di Teheran tratta da mesi con la Russia per un sistema di difesa S300, che permetterebbe di fermare un possibile attacco dei caccia israeliani e americani, ma il Cremlino ha rimandato più volte lo scambio. Teheran nega l’esistenza di altri siti segreti e respinge le accuse di avere violato gli accordi; un portavoce del dipartimento di stato americano ha sostenuto ieri che il regime islamico “si ostina a rifiutare le proprie responsabilità”. Il capo della Casa Bianca, Barack Obama, ha riportato il dossier al centro dell’agenda internazionale negli ultimi giorni. Domenica ha affrontato il tema con il presidente russo, Dmitri Medvedev, e con il leader cinese Hu Jintao, che hanno concesso ambigue aperture al progetto di nuove sanzioni. Il regime risponde che non cederà: il ministro del Petrolio, Massoud Mirkazemi, ha annunciato un aumento del trenta per cento delle estrazioni petrolifere per fare fronte alla strategia di Obama.

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