Riportiamo da LIBERO di oggi, 21/10/2009, a pag. 20, l'articolo di Andrea Morigi dal titolo " Il parlamento indaga sul catechismo di Allah ".
Hamza Piccardo, fondatore dell'Ucoii
Invece della proposta di insegnare l’islam a scuola, sono i catechismi islamici a finire in Parlamento. A portarceli è la deputata del Pdl Isabella Bertolini, prendendo spunto dalla rivelazione comparsa ieri su queste pagine a proposito dei testi di formazione religiosa destinati ai musulmani italiani.
È in arrivo un’interrogazione «per chiarire gli aspetti emersi dall’inchiesta del quotidiano Libero», in particolare su “Il cammino verso l’Islàm” di Muhammad Sulaiman Al-Ashqar e altri «manuali di catechesi adottati dall’Ucoii». Testi inquietanti, li definisce la parlamentare in una nota in cui preannuncia il suo atto di indirizzo e di controllo, perché «incitano alla discriminazione delle donne educando a presunti valori di una società in cui è giusto raccogliere offerte per finanziare la guerra o dove non esista la parità dei diritti tra uomo e donna».
Scorrendoli, oltre alle invocazioni ad Allah e all’invito alla preghiera, ci si imbatte nelle dottrine fondamentaliste che impongono l’obbligo del velo, il contributo per il jihad e discriminazioni religiose derivate dalla sharia, la legge coranica. Perciò la Bertolini ritiene inaccettabile che in Italia circolino simili testi religiosi, utilizzati per il catechismo dei giovani musulmani.
In polemica con chi all’interno del suo stesso partito intenderebbe promuovere lezioni di religione islamica nel sistema di istruzione pubblica, l’esponente del Pdl ricorda che «legittimare, in nome dell’integrazione, certi insegnamenti difficilmente compatibili con i principi costituzionali ed i valori fondanti della nostra società, è profondamente sbagliato e pericoloso». E preannuncia le domande che porrà ai ministri competenti: «Quanti sono i ragazzi islamici a cui vengono impartiti questi insegnamenti? Che cittadini potranno essere domani coloro ai quali vengono inculcati insegnamenti di questo tipo? Sono questi gli insegnamenti che verrebbero impartiti in una ipotetica quanto improbabile ora di religione islamica nella scuola pubblica?».
Cosa le risponderanno, lo si desume già dal tono con cui, a quattro giorni dalla proposta avanzata dal viceministro Adolfo Urso, continuano a piovere reazioni.
È Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, il primo a ricordare gli impegni del governo e della sua maggioranza, mentre «su una serie di altri temi, tutti meritevoli di approfondimento e di un confronto all'interno del Pdl, ma che non fanno parte del programma - come cittadinanza, voto agli immigrati per le elezioni amministrative, ora di religione per i mussulmani ed altro ancora - è opportuno procedere con la massima cautela, equilibrio». Le iniziative diverse, le cataloga come «fughe in avanti», soprattutto se promuovono «intese bipartisan concretizzate con proposte di legge, ancor prima di averne discusso nei gruppi parlamentari e nel partito».
Dal Carroccio, è Roberto Cota, presidente dei deputati della Lega Nord, a bocciare senza appello «la cittadinanza facile, il diritto di voto ai non cittadini e l’ora di religione islamica» come «proposte sbagliate ed in contrasto con i principi che ispirano il programma della maggioranza».
Sul territorio, il primo a dichiararsi «contrario» è il sindaco di Roma Gianni Alemanno, ma anche da altri primi cittadini, interpellati dall’Anci, arriva un “no” secco all’ora di religione islamica. «Un’idea idiota, che non deve trovare alcun seguito», taglia corto Attilio Fontana, sindaco di Varese e presidente di Anci Lombardia. D’accordo con il ministro dell’Interno Roberto Maroni, Fontana afferma che il risultato dell’iniziativa «sarebbe innanzitutto una nuova forma di ghettizzazione, un modo per disaggregare qualcosa che invece vogliamo integrare». Inoltre «l’islam è una religione che lascia spazio a ogni tipo interpretazione» e si rischia che le scuole «diventino madrasse pagate con i soldi del governo italiano».
Nemmeno dall’Emilia rossa arrivano apprezzamenti incondizionati. Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e vicepresidente dell’Anci, ritiene «la conoscenza della storia delle fedi, in primis quella cristiana radicata nel nostro paese», un elemento che «può favorire dialogo e rispetto reciproco». Dal sindaco di Forlì, Roberto Balzani, invece sbarramento totale «anche all’ora di religione cattolica nelle scuole pubbliche, quindi per me il problema non si pone». Piuttosto «è evidente che sia arrivato il momento di rivedere la questione dell’insegnamento della religione nelle nostre scuole pubbliche: sarebbe senz’altro più sensato trasferirlo nei luoghi deputati e fuori dagli spazi scolastici: nelle parrocchie, nelle moschee e nelle sinagoghe». Così torna a far capolino anche la vecchia tentazione illuministica e totalitaria dell’ateismo di Stato.
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