Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 07/10/2009, a pag. 14, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " In visita a Roma un Abu Mazen in crisi ".
Abu Mazen oggi è in visita a Roma. Vediamo se qualcuno degli ospiti (Berlusconi, Napolitano, il Vaticano) gli consiglieranno il riconoscimento di Israele come Stato ebraico, una decisione ovvia che riaprirebbe immediatamente il processo di pace, ma Abu Mazen ha dichiarato più volte che non lo farà mai. Ecco l'articolo:
Abu Mazen
Non è facile essere Abu Mazen, in questi giorni. Lo scrive un giornale israeliano, lo gridano le piazze, lo pensano le diplomazie. Tirano venti d’intifada su Gerusalemme, e a soffiare è l’arcinemico Hamas. Tira brutt’aria nell’Autorità palestinese, e la bufera spira da Ginevra. Da venerdì. Da quando è saltato il voto Onu sul rapporto Goldstone, quello che accusa Israele di crimini a Gaza. L’accusa è diretta: proprio gli uomini del presidente avrebbero «salvato» il nemico. Scatenando rabbia nei Paesi arabi, manifestazioni nei Territori. Lunedì, il leader siriano Assad ha rifiutato d’accogliere Abu Mazen a Damasco. Un ministro del governo palestinese s’è dimesso, accusando la «scarsa trasparenza». Il premier Fayyad e vecchie volpi dell’Olp hanno preso le distanze. E pure la flebile difesa d’Abu Mazen, forse ingannato da qualche collaboratore, si risolve in una cervellotica commissione d’inchiesta: nominata dall’Anp, per chiarire come mai l’Anp si sia comportata così...
Già, come mai? Gli americani smentiscono d’essere dietro quel no. E pure che sia stato scambiato con concessioni sugl’insediamenti. Alla Mukata smentiscono un volgare baratto con gl’israeliani, che da mesi bloccano un contratto da 700 milioni per una nuova rete di telefonini sauditi in Cisgiordania (di cui peraltro s’occupa il figlio di Abu Mazen). Per tacere delle rivelazioni di un’agenzia palestinese: Abu Mazen sarebbe addirittura ricattato con un video-scandalo, girato a gennaio, dove si vedrebbero i suoi «fare il tifo» per le bombe israeliane su Gaza. Tra veleni e verità, qualche evidenza: s’avvicina la campagna elettorale 2010; s’allontana un accordo Fatah-Hamas; si prepara un nuovo scontro, non solo politico, sulla Spianata delle Moschee. E silurato sulla via di Damasco, ecco arrivare a Roma un Abu Mazen più debole. Da oggi lo ricevono Berlusconi, Napolitano, il Vaticano. Che già sanno: no, non è facile essere Abu Mazen, in questi giorni.
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