Goldstone e il suo rapporto pieno di odio contro Israele Analisi di Fiamma Nirenstein, redazione del Foglio. Lodi sperticate da Bibì e Bibò
Testata:Il Giornale - Il Foglio - L'Opinione - L'Unità - Il Manifesto Autore: Fiamma Nirenstein - La redazione del Foglio - Michael Sfaradi - Umberto De Giovannangeli - Michele Giorgio Titolo: «È il 'palestinismo' la vera malattia dell’Onu - La solita Onu tenta un affondo diplomatico e giuridico contro Israele - 'Sono amico di Israele, ma non voglio coprire i crimini compiuti a Gaza'»
Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 17/09/2009, a pag. 19, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " È il «palestinismo» la vera malattia dell’Onu ". Dal FOGLIO, in prima pagina, l'articolo dal titolo " La solita Onu tenta un affondo diplomatico e giuridico contro Israele ". Dall'OPINIONE l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Gli israeliani ora si sentono soli contro il mondo ". Dall'UNITA', a pag. 28, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Richard Goldstone dal titolo " 'Sono amico di Israele, ma non voglio coprire i crimini compiuti a Gaza' " e dal MANIFESTO, a pag. 9, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Crimini di guerra a Gaza, l’ira d’Israele contro l’Onu ", preceduti dal nostro commento. Ecco gli articoli:
Ricordiamo l'analisi di Irwin Cotler pubblicata il 18-19/08/2009 su IC
Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " È il «palestinismo» la vera malattia dell’Onu "
La relazione della commissione Goldstone sull’operazione “Piombo fuso” è un pericolo per tutti noi. È, nero su bianco, il proclama che stabilisce che bisogna arrendersi di fronte al terrorismo sistematico che colpisce e usa i civili. Se si dà una rapida occhiata alle 575 pagine prodotte per stabilire che cosa è accaduto a Gaza nella guerra del 2008-2009, si vede che la commissione istituita dall’Onu non ha avuto alcun interesse alla verità, ma solo alla ennesima criminalizzazione di Israele: l’Onu incarna qui, ancora una volta, un esempio del palestinismo moralista che sfrutta, in funzione della delegittimazione antioccidentale, i sensi di colpa del mondo contemporaneo e cerca, nella pratica immediata, la morte civile e fisica dello Stato ebraico. L’Onu dedica ogni anno due terzi delle sue risoluzioni sui diritti umani alla condanna di Israele; la sua assemblea, dove sono già risuonati i discorsi antisemiti del presidente Ahmadinejad, adesso procede con una versione flautata, quella del giudice Goldstone, un ebreo con tanto di figlia che vive in Israele. Andiamo per ordine. Israele attaccò solo perché messo all’angolo da tredicimila missili caduti sul suo territorio dal 2000 e nonostante le mille richieste all’Onu di fermare Hamas dopo che aveva interamente sgomberato Gaza. L’organizzazione terrorista finanziata dall’Iran, devota alla distruzione di tutti gli ebrei del mondo, proseguì però nei suoi lanci. Le richieste di Israele all’Onu ottennero uno sbadiglio simile a quello che Goldstone ha dedicato al cittadino di Sderot David Bedein quando è andato alla seduta del Comitato per testimoniare le sofferenze della gente del suo Paese. In secondo luogo, il richiamo continuo alla legge internazionale che si fa in tutto il rapporto, delle cui bugie ci occuperemo fra un momento, ignora i crimini di Hamas, non mettendo in relazione la guerra col bombardamento cui ha sottoposto Israele. Solo Israele è sotto accusa e lo era fin dall’inizio, tanto che persino personaggi antisraeliani come Mary Robinson, commissaria Onu organizzatrice della Conferenza di Durban del 2001, hanno rifiutato di partecipare al comitato ritenendolo “non equilibrato”. È evidente invece che i principali violatori della Convenzione di Ginevra sono coloro che combattono sparando sui civili, usando strategicamente come scudo umano fisso le proprie donne e i propri bambini e travestendo i propri combattenti coi panni dei civili. Hamas, dunque. Insomma, Goldstone non risponde alla domanda del mondo contemporaneo su come combattere al di là della convenzione di Ginevra in situazioni, per esempio, come quelle descritte da noti inviati, in cui la gente terrorizzata veniva obbligata a proteggere gli uomini di Hamas restando prigioniera per far loro scudo nelle proprie case, nelle scuole, negli ospedali, nelle ambulanze. Goldstone condanna Israele per aver combattuto in una situazione di grande difficoltà in cui erano in gioco i civili, e dimentica che il quartier generale di Hamas era situato nei sotterranei dell’Ospedale Shiba, e che Israele non l’ha toccato benché ne facessero un uso cinico. Da chi ha ricavato le proprie informazioni Goldstone, che accusa Israele di aver colpito volontariamente i civili e di aver fatto fra i 1200 e i 1400 morti? E sono verificabili? La risposta è che il rapporto è pieno di bugie consapevoli. La commissione era già formata in origine da personaggi come la professoressa di Diritto Christine Chinkin che, prima dell’inchiesta, aveva «rifiutato categoricamente» il diritto di Israele all’autodifesa e che, sempre in anticipo, aveva dichiarato Israele «aggressore e perpetratore di crimini di guerra». Se si va a guardare da vicino le fonti consultate, troviamo che molte non sono identificabili. Le altre, sono semplicemente le Ong antisraeliane più politicizzate: Betzelem e il Palestinian Center for Human Rights sono citate 70 volte, l’organizzazione palestinese Al Haq altre 30, e così via. L’assunzione che siano stati colpiti intenzionalmente luoghi e persone appartenenti al mondo civile, fa uso di errori fattuali: Abdullah Abdel Hamid Muamar, 22 anni, ucciso, viene definito dal Palestinian Center “uno studente”, dunque un civile. Anche Human Rights Watch, un’altra delle fonti preferite, ne fa una vittima innocente, ma secondo una pubblicazione delle Brigate Al Qassam, Muamar era un membro di Hamas, e appare sul un website arabo mentre regge un missile Qassam. Secondo una ricerca dell’esercito israeliano, 564 morti erano membri armati di Hamas, 100 erano della Jihad Islamica; i membri del Fatah, pure presenti, non sono contati, e i poliziotti del regime di Hamas, categorizzati come civili, erano per l’84% parte del meccanismo di sicurezza di Hamas; fra loro, Muhammad el Dasuqi, un membro del Comitato della Resistenza, era per esempio probabilmente uno di terroristi che attaccò un convoglio dell’ambasciata Usa nel 2003. L’attacco alla scuola dell’Onu nel campo profughi di Jabaliya, che all’inizio fu indicato come una grande strage, fu poi smentito: la scuola, anche secondo fonti locali, non fu in realtà attaccata, l’esercito sparò a una struttura nei dintorni, dove si erano acquartierati i militanti di Hamas. In realtà, il Centro Interdisciplinare di Herzliya sostiene, secondo i dati riportati dal giornalista Ben Dror Yemini, che fra il 63 e il 75% dei colpiti sono stati uccisi perché erano coinvolti nella guerra. Erano circa 900 persone, e a questi vanno aggiunti, purtroppo, i civili usati come scudi umani. Hamas è il vero colpevole di crimini di guerra. www.fiammanirenstein.com
Il FOGLIO - " La solita Onu tenta un affondo diplomatico e giuridico contro Israele"
Richard Goldstone
Gerusalemme. Tra Israele e i suoi nemici nell’area medio orientale c’è un gap militare troppo forte e troppo difficile da colmare in tempi brevi. Per questo, si sta muovendo una campagna ostile che tenta con mezzi legali – commissioni, burocrati e avvocati – quello che non è possibile ottenere con la forza: disarmare l’esercito di Gerusalemme e privarlo del suo potenziale di protezione. L’ultimo colpo contro Israele è arrivato martedì dal rapporto Goldstone, scritto da una squadra di quattro ispettori su mandato delle Nazioni Unite, che accusa l’esercito di “crimini di guerra e forse di crimini contro l’umanità”, commessi durante l’offensiva contro Hamas nella Striscia di Gaza dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009. Ieri il presidente israeliano, Shimon Peres, era furioso. Il rapporto concede la possibilità per Hamas di violare la Convenzione di Ginevra perché al contrario di Israele non è uno stato: “E’ una presa in giro”. “In pratica garantisce legittimità al terrorismo e alle uccisioni a sangue freddo, mentre ignora il dovere e il diritto che ha ogni stato di difendersi da sé, una cosa che pure è esplicitamente affermata nella Carta delle Nazioni Unite”. “Hamas ha detonato esplosivi nel cuore delle città israeliane, colpito civili, lanciato più di dodicimila razzi e colpi di mortaio con un solo scopo: uccidere”. Ron Ben-Yishay, esperto militare del quotidiano Yedioth Ahronot, mette a fuoco le conseguenze dell’indagine delle Nazioni Unite. “Un attacco serio. La Commissione dice in modo esplicito che i metodi di combattimento e le armi usate dall’esercito israeliano anche prima dell’operazione Piombo fuso di quest’inverno sono illegittimi, violano la Convenzione di Ginevra e costituiscono un crimine di guerra. Se queste conclusioni dovessero essere adottate dal Consiglio di sicurezza e dal segretario generale, sarebbero una delegittimazione schiacciante dei metodi e delle armi che l’esercito tiene pronti per i combattimenti futuri, se Israele dovesse essere attaccato con missili dal Libano, dalla Siria o da Gaza. E’ anche un punto a favore dei gruppi terroristi come Hamas o Hezbollah: li incoraggia a usare la popolazione civile come scudo umano”. E ancora: “Il rapporto Goldstone serve direttamente e clamorosamente lo sforzo strategico degli elementi radicali dentro il mondo musulmano che vogliono legare le mani alle Forze armate nella sua guerra contro gli attacchi missilistici”. Il ministro laburista della Difesa, Ehud Barak, definisce le 575 pagine così: “Un premio al terrorismo”. La prossima trappola La campagna ostile si muove intanto anche su altri binari, sempre paludata di vesti legali e ragionevoli. Lunedì l’Iran ha festeggiato l’approvazione da parte dell’Aiea, l’Agenzia per l’energia atomica delle Nazioni Unite, di una sua proposta che vieta in generale “l’attacco contro installazioni nucleari in tutto il mondo”. Teheran nega il collegamento tra l’iniziativa e il timore che Israele lanci un attacco aereo preventivo contro i siti dove i tecnici iraniani lavorano a tappe forzate al programma atomico militare, ma proprio di questo si tratta. Gerusalemme ha già lanciato un raid contro un reattore iracheno nel giugno 1981, per fermare Saddam Hussein, e uno nel settembre 2007 contro un sito nucleare clandestino in Siria. Non sarà vincolata dalla decisione dell’Aiea, ma ora c’è un’altra ombra pseudolegale per rovesciare la percezione del torto e della ragione. Intanto, accusa Brett Stephens sul Wall Street Journal, l’Amministrazione Obama sta involontariamente accelerando il giorno dell’attacco israeliano, perché sottrae tempo ai negoziati seri. “A luglio, al G8 italiano, è stata data all’Iran la scadenza di settembre per cominciare negoziati seri sul nucleare. Ha risposto con un secco ‘no’ e un dossier di cinque pagine dove la questione non è mai menzionato: un insulto diplomatico. Ma l’Amministrazione non reagisce e attende lo stesso la partenza dei negoziati, per il primo di ottobre”. L’Amministrazione Obama è anche al centro di un’altra trappola diplomatica – non intenzionale – per Israele. A marzo Washington ospiterà il forum internazionale sulla sicurezza nucleare fortemente voluto da Obama. I paesi arabi sono pronti a sfruttare l’occasione per lanciare l’idea di un medio oriente “nuclear free”: formalmente ineccepibile, ma metterebbe in imbarazzo Gerusalemme. “ A noi l’idea piace – ha detto martedì a Vienna il presidente della Commissione sul nucleare israeliano, Shaul Chorev – ma è praticabile in un medio oriente anti israeliano? La proposta non dovrebbe arrivare dall’esterno, ma da dentro la futura ipotetica area ‘nuclear free’”.
L'OPINIONE - Michael Sfaradi : " Gli israeliani ora si sentono soli contro il mondo "
"Qui si sta prendendo in giro la storia e si sta legittimando il terrore. Questo perché qualcuno ha interesse a non differenziare le responsabilità di chi attacca da quelle di chi si difende. La guerra è di per sé un crimine per cui chi attacca è un criminale e chi si difende è costretto ad usare la forza perché non ha alcuna altra possibilità." Queste sono state le parole di Shimon Peres, presidente dello Stato di Israele e premio Nobel per la pace, con le quali ha commentato le conclusioni della commissione d'inchiesta dell'ONU sull'operazione "piombo fuso". Gli fa eco una nota del ministero degli esteri: "La commissione delle Nazioni Unite si è limitata a raccogliere testimonianze false o unilaterali, era chiaro fin dall'inizio che le conclusioni fossero state scritte a Ginevra prima ancora dell'avvio delle indagini. Il rapporto dei quattro esperti guidati dal giudice sudafricano Richard Goldstone accusa sia i palestinesi che gli israeliani di "crimini di guerra" e "crimini contro l'umanità". I palestinesi vengono imputati per i lanci di missili contro Israele effettuati senza distinguere fra obiettivi militari e civili, mentre gli israeliani per aver attaccato Gaza nel suo insieme in una sorta di punizione collettiva. Chi rischia però il rinvio a giudizio davanti al tribunale dell'Aja sono solo i governanti israeliani e gli ufficiali di Zahal, l'esercito israeliano. A Gerusalemme le reazioni sono di estrema durezza a questo che è un cambio nelle regole di autodifesa, regole che presumibilmente varranno, da oggi in poi, soltanto per lo Stato ebraico. Questa martellante demonizzazione di Israele che sta salendo di qualità ed intensità sta facendo crescere il malumore sia tra le fila dell'esercito sia nella popolazione israeliana che sta amaramente scoprendo quale direzione sta prendendo il mondo da quando Obama è alla Casa Bianca. Queste conclusioni, che somigliano molto di più ad un verdetto che non ad un'accusa, sono il punto più basso che l'organizzazione delle Nazioni Unite è riuscita a toccare, perché per accusare di crimini di guerra una nazione che fin dal giorno della sua indipendenza ha dovuto combattere cinque guerre e che da sempre ha dovuto fare i conti con i dirottamenti aerei, terroristi suicidi che si facevano esplodere nei negozi, nei bar o nei supermercati o in mezzo alla strada, mietendo migliaia di vittime fra la popolazione civile, bisogna avere una grande faccia di bronzo. Quelli non erano crimini contro l'umanità che meritavano una commissione d'inchiesta e colpevoli alla sbarra? Dov'era il giudice Richard Goldstone quando a Tel Aviv e a Gerusalemme saltavano un autobus al giorno e la=2 0sera si facevano i conti di morti e feriti? Ci chiediamo se la commissione abbia ascoltato le registrazioni delle telefonate che durante "Piombo Fuso" venivano fatte da appositi uffici dell'esercito israeliano ai numeri di Gaza per avvertire i civili palestinesi degli imminenti attacchi permettendo loro di mettersi in salvo. Oppure se abbiano visionato i filmati dei terroristi di Hamas che lanciavano missili verso Israele usando i tetti delle scuole e dell'ospedale Shiba di Gaza per montare le rampe di lancio. Ci chiediamo come mai la commissione di inchiesta ha agito con rapidità soltanto dopo l'operazione israeliana, mentre per ben otto anni di bombardamenti su Sderot abbiamo ascoltato solo sterili dichiarazioni. Sono decine le cause per crimini di guerra perpetrati in diversi angoli di mondo e che da decenni aspettano giustizia. Per loro, siamo sicuri, commissioni di inchiesta non verranno mai istituite
L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : " 'Sono amico di Israele, ma non voglio coprire i crimini compiuti a Gaza' "
Richard Goldstone insiste sul fatto di essere ebreo e amico di Israele e che proprio per questi motivi il suo rapporto è veritiero. Noi non vediamo correlazione fra la sua ebraicità, la sua presunta amicizia con Israele e il suo rapporto. Ciò che avrebbe dovuto fare sarebbe stato stendere un rapporto onesto, cosa che non ha fatto. Di amici così, Israele può fare a meno. Ecco l'intervista. Ci auguriamo che non appartenga al nuovo filone delle para interviste inaugurato da Udg con la sua (non)intervista a Tzipi Livni dell'8/09/2009, che è rimasta senza risposta: sarà stata una vera intervista ? il dubbio si fa sempre più certezza....
Richard Goldstone
Nei giorni scorsi aveva respinto con cortesia e fermezza le nostre sollecitazioni a parlare del rapporto-bomba che da lì a poco avrebbe presentato al Consiglio dei diritti umani dell’Onu: «Se vuole, ne potremo parlare dopo...». Quel dopo è arrivato e Richard Goldstone, ex procuratore del Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia e il Ruanda, mantiene la parola e ritorna con l’Unità sui punti più scottanti delle 600 pagine del rapporto – presentato ufficialmente l’altro ieri aNewYork, sull’offensiva israeliana «Piombo Fuso» condotta nella Striscia di Gaza. «In me e nei miei colleghi – sottolinea il professor Goldstone, sudafricano, ebreo – non c’è stato alcun pregiudizio anti israeliano, tanto meno antisemita. Essere amici di Israele significa anche denunciarne gli errori e gli abusi commessi». Goldstone ha chiesto che il suo rapporto sia trasmesso alla Corte Penale Internazionale dell’Aja e al Consiglio dei diritti umani dell’Onu, che lo ha ordinato. Sarà il pubblico ministero della Corte dell’Aja, l’argentino Luis Moreno- Ocampo ad esaminare il dossier preparato da Goldstone. «Mi auguro che tutto proceda più rapidamente possibile e in totale trasparenza», dice a l’Unità il giudice sudafricano. Che alle accuse piovutegli addosso, ribatte così: «Io e i miei colleghi sappiamo di avere la coscienza a posto. Nonso se altri coinvolti in questa tragica storia possano dire altrettanto ». ProfessorGoldstone, il rapportodalei redatto assieme ad altri tre esperti internazionali ha scatenato polemiche in Israele e nel mondo. Partiamo dall’accusa rivoltaaTsahaleairesponsabili del ministero della Difesa israeliano. Qual è con precisione? «Nel rapporto abbiamo documentato casi che evidenziano come le forze armate d’Israele non abbiano adottato le precauzioni necessarie richieste dal diritto internazionale per limitare le perditeumanee i feriti fra i civili e i danni materiali». Lei parla di casi documentati. Può fare qualche esempio in merito? «Posso dirle che i proiettili di mortaio al fosforo bianco contro le istallazioni dell’Unrwa (l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (ndr), l’attacco deliberato sull’ospedale Al Qods con proiettili esplosivi e al fosforo e l’attacco contro l’ospedale Al Wafa, rappresentano chiare violazioni del diritto umanitario internazionale ». Nel rapporto l’accusa rivolta a Israele è pesantissima... «Io e i miei colleghi abbiamo cercato di fare del nostro meglio, in condizioni difficilissime, per documentare una vicenda – la guerra di Gaza – drammatica e complessa nei suoi molteplici risvolti . In questa ricerca abbiamo rilevato che sia Israele che i miliziani palestinesi hanno commesso crimini di guerra e in alcuni casi crimini contro l’umanità. La prova che io e i miei colleghi non eravamo mossi da uno spirito di parte, è che a criticare il rapporto sono sia Israele sia Hamas». Professor Goldstone, lei sa che c’è chi l’accusa di aver portatoacquaal mulinodell’antisemitismomascheratodall’odio verso Israele. «Lo so bene e questa è l’accusa che più mi ferisce e m’indigna. Io sono ebreo, mi considero amico d’Israele e penso che quello che ho fatto sia nell’interesse d’Israele. Essere veri amicinon vuol dire occultare le verità scomode. Questo significa essere complici di atti – come quelli documentati dal rapporto - contrari alle più elementari norme del diritto umanitario internazionale». Nel rapporto non vengono prese in considerazione solo le operazioni strettamentemilitari,maancheil bloccoimposto da Israele a Gaza. Le autorità dello Stato ebraico lo motivano come misura di sicurezza. «In discussione non è il diritto di difesa da parte dello Stato d’Israele, né il rapporto si avventura in considerazioni di natura politica sull’effettiva incidenza di certe politiche repressive nel contenimento dei gruppi estremisti palestinesi. Ciò che affermiamoè che il blocco dei rifornimenti imposto da Israele tende a configurarsi, in base alle norme del diritto umanitario internazionale e della Convenzione di Ginevra, come una punizione collettiva per la popolazione della Striscia di Gaza». Hamas vi accusa di aver messo sullo stesso piano aggredito e aggressore. «Queste sono conclusioni di parte che nulla hanno a che fare con lo spirito e il contenuto del rapporto. Ciò che abbiamo rilevato è che il lancio di razzi in territorio israeliano costituisce un crimine di guerra e può essere ritenuto un crimine contro l’umanità in quanto non fa differenza alcuna fra obiettivi militari e civili. Il diritto di resistenza a forze occupanti, così come è configurato nella stessa Convenzione di Ginevra, non giustifica azioni che tendono a colpire civili. Voglio ribadirlo con forza: il lancio di missili e mortai verso città, villaggi e aree civili in Israele è ugualmente grave e e ciò è un grave crimine di guerra e forse un crimine contro l’umanità. Nel rapporto abbiamo anche condannato gli arresti arbitrari e le esecuzioni senza processo operati da Hamas a Gaza e chiesto la liberazione del soldato Shalit (catturato da Hamas nel giugno 2006, ndr)». TraleaccusecheprovengonodaIsraele, unadellepiùricorrentiècheil rapportoè“ preconfenzionato”.Quelrapporto, denunciaMarcRegev,portavoce del governo di Gerusalemme, è “nato nel peccato”... «Preconfenzionato un rapporto basato su 188 interviste, migliaia di pagine di documentazione,1200foto? Quel rapporto è pubblico. Chiunque voglia può prenderne visione. Chiedo solo che venga letto senza pregiudizi di parte e con onestà intellettuale. Ciò di cui mi rammarico è il rifiuto delle autorità israeliane a collaborare nella ricerca della verità. Per quanto riguarda poi il “peccato”, sia io che i miei colleghi abbiamo la coscienza a posto. Non so se altri possono dire altrettanto ».
Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " Crimini di guerra a Gaza, l’ira d’Israele contro l’Onu "
Michele Giorgio è entusiasta del rapporto Goldstone e scrive : "autodifesa non vuol dire poter commettere impunemente crimini di guerra (...) A Peres e ai dirigenti israeliani il rapporto non è proprio andato giù, nonostante contenga accuse anche ad Hamas e abbia chiesto la liberazione di Ghilad Shalit, il caporale tenuto prigioniero a Gaza dal 2006.". La richiesta di liberare Gilad Shalit (prigioniero di Hamas da oltre tre anni) e le accuse ad Hamas non implicano che Israele debba accettare le accuse assurde di Richard Goldstone. I crimini commessi dai terroristi di Gaza e la prigionia di Gilad Shalit sono reali. Giorgio riporta anche le dichiarazioni di Jonathan Pollack ("l’attivista contro il muro in Cisgiordania ") : "Pollack ha anche definito «non paragonabili le immense sofferenze palestinesi» con quelle degli israeliani sotto i lanci di razzi artigianali di Hamas da Gaza. ". Con questa affermazione il quotidiano trinariciuto si riconferma per quello che è : Hamas e i suoi terroristi hanno tutti i diritti di lanciare razzi contro gli israeliani oppressori, i quali non devono per nessun motivo difendersi. Al MANIFESTO gli unici ebrei che piacciono sono quelli della Shoà (morti) o quelli che soffrono dell'odio di sè. Ecco l'articolo:
Il Manifesto e Hamas: odio per Israele e occidente in perfetta sincronia
Il presidente israeliano Shimon Peres ieri ha fatto la voce grossa. A suo dire il rapporto presentato martedì all’Onu, che accusa il suo paese di aver commesso crimini di guerra, riconducibili in molti casi a crimini contro l’umanità, durante la sanguinosa offensiva «Piombo fuso» di inizio anno a Gaza, non sarebbe altro che «una presa in giro della storia». Il rapporto – ha detto Peres - «garantisce legittimità al terrorismo, agli spari e agli assassinii premeditati, ignorando il dovere e il diritto di uno Stato a difendersi, come è esplicitamente menzionato nella Carta dell’Onu». Ma autodifesa non vuol dire poter commettere impunemente crimini di guerra, senza dimenticare che 1,5 milioni di civili palestinesi di Gaza da anni sono soggetti ad un embargo durissimo attuato da Israele. A Peres e ai dirigenti israeliani il rapporto non è proprio andato giù, nonostante contenga accuse anche ad Hamas e abbia chiesto la liberazione di Ghilad Shalit, il caporale tenuto prigioniero a Gaza dal 2006. Il governo Netanyahu usa toni da battaglia, si prepara a lanciare un’offensiva diplomatica contro il rapporto presentato dalla commissione d’inchiesta guidata dal giudice ebreo sudafricano Richard Goldstone, ex presidente dei tribunali sui crimini commessi in ex Yugoslavia e Ruanda. Dalla sua parte Netanyahu ha tutta la stampa nazionale. «Una dichiarazione di guerra» ha titolato ieri Yediot Ahronot. «Dobbiamo ingaggiare battaglia » ha esortato sullo stesso giornale Eitan Haber, ex consigliere politico del premier Yitzhak Rabin, secondo cui Israele deve combattere con le armi della diplomazia contro i tentativi di rappresentare i suoi militari come criminali di guerra. Il timore di Tel Aviv è che il rapporto giunga in sede di Consiglio di Sicurezza dell’Onu e che i comandanti militari (e non solo) finiscano davanti al tribunale internazionale dell’Aja con l’accusa di essere criminali di guerra, come certamente chiederanno i palestinesi e alcuni paesi arabi. «L’obiettivo è evitare che Israele debba comparire davanti al tribunale dell’Aja», ha detto un consigliere di Netanyahu al quotidiano Ha’aretz. Netanyahu, Peres, il ministro degli esteri (e leader dell’estrema destra) Lieberman e ilministro della difesa Barak, avvieranno contatti con i paesi alleati per spiegare che si tratta di un dossier «sbilanciato » e che l’offensiva a Gaza è nata come una «guerra al terrorismo». Verranno anche fatte pressioni su Usa e vari governi occidentali per impedire la convocazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il governo Netanyahu ha il pieno appoggio dell’opinione pubblica, «scandalizzata dall’attacco» giunto dalle Nazioni Unite, ma è importante evidenziare che non tutti gli israeliani respingono le conclusioni di Goldstone. «La commissione d’inchiesta ha svolto un ottimo lavoro,molto accurato, ha raccolto un volume enorme di informazioni e testimonianze e ha effettuato tutte le verifiche necessarie. I casi poco chiari o non accertabili non sono stati inseriti nel rapporto - racconta al manifesto l’economista Shir Ever, che ha testimoniato di fronte alla commissione -. Israele dovrebbe accogliere le raccomandazioni fatte da Goldstone e non lanciare avvertimenti». Un altro testimone, l’attivista contro il muro in Cisgiordania Jonatan Pollack, sottolinea che tutte le organizzazioni per i diritti umani israeliane hanno chiesto al governo di accogliere il rapporto Goldstone. «Una cooperazione tra tutti questi centri non si registrava da anni – nota Pollack -ma il governo purtroppo si mostrerà indifferente e a questo punto l’unica soluzione è l’imposizione da parte della comunità internazionale di sanzioni contro Israele e l’attuazione di un boicottaggio simile a quello che venne praticato anni fa contro il Sudafrica». Pollack ha anche definito «non paragonabili le immense sofferenze palestinesi» con quelle degli israeliani sotto i lanci di razzi artigianali di Hamas da Gaza. Il movimento islamico ha reagito con moderazione. «Si tratta di una chiara condanna di Israele per aver commesso crimini contro i civili aGaza », ha commentato il premier di Hamas Ismail Haniyeh, «Israele ha usato la metà di tutte le sue armi e ha eseguito omicidi di massa nella guerra di 22 giorni». Alle accuse ricevute da Goldstone, Haniyeh ha risposto che «è irragionevole comparare le armi primitive e di piccole dimensioni che la resistenza palestinese usa per difendere la sua gente con i grandi armamenti che Israele ha usato per condurre un'aggressione di ampia scala su civili innocenti».
Per inviare la propria opinione a Giornale, Foglio, Unità e Manifesto, cliccare sulle e-mail sottostanti