Il regista Samuel Maoz a Venezia
Alla Mostra del Cinema di Venezia, il Leone d'Oro per il miglior film è stato assegnato all'israeliano Samuel Maoz per il film " Lebanon".
Non abbiamo visto il film, ma se è stato invitato, e a maggior ragione se ha vinto, temiamo sia il solito film pacifista, che piace tanto in Occidente, che si delizia di fronte ai masochismi pacifisti un tanto al chilo. Se Maoz farà eccezione, ne prenderemo atto con mille scuse. Ma, ripetiamo, quel che fa soldi all'estero non è la storia raccontata per come è andata, ma piuttosto l'analisi introspettiva, macerata e piena si sensi di colpa, dove anche la sola idea del diritto alla difesa è visto come qualcosa di improponibile se a rivendicarlo è Israele.
Per questo ci sono piaciute le prime righe del commento del MANIFESTO di stamattina, 13/09/209, a pag. 1, nel pezzo di Roberto Silvestri:
" Israele è Leone d'oro. Ma ha vinto con un brutto film contro la guerra, non contro i massacri. Lebanon, di Samuel Maoz, metafora di un paese corazzato che vaga in spazi horror pericolosi e ostili, è opera prima, abbastanza virtuosa da convincere anche il pubblico più attrezzato che le vittime da compatire e ricordare con commozione, dopo l'aggressione in Libano del 1982 - bazooka contro bombardieri, tanks contro mitra - non sono i massacrati civili o in armi, ma la psiche fragile dei delicati massacratori. Missione riuscita. "
Al MANIFESTO non è piaciuto, questo non vuol dire che piacerà a noi, refrattari alla melassa pacifista, come crediamo debbano essere i veri amanti della pace. Ma che il trinariciuto giornale abbia fatto pollice verso, è qualcosa che rallegra la nostra domenica.