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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.08.2009 Pakistan, estremisti islamici danno la caccia ai cristiani
Donne e bambini arsi vivi con l'accusa di aver dissacrato il Corano

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 agosto 2009
Pagina: 16
Autore: Cecilia Zecchinelli - La redazione del Foglio
Titolo: «Pakistan, caccia ai cristiani. Donne e bambini arsi vivi»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/08/2009, a pag. 16, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Pakistan, caccia ai cristiani. Donne e bambini arsi vivi ".

 Pakistan: corteo contro le violenze anticristiane

Un’accusa ripetuta di boc­ca in bocca: aver dissacrato il sacro Corano durante un ma­trimonio. Un processo popo­lare e sommario, in stile Far West. Poi, l’inferno. I cristiani del villaggio di Korian e quin­di della città di Gorja, a ovest di Lahore, nella grande regio­ne del Punjab pachistano, so­no stati oggetto di un vero po­grom lanciato da estremisti islamici. Per giorni hanno sac­cheggiato, distrutto, sparato dai tetti e nelle strade. Ieri, ar­mati di taniche di benzina, hanno dato fuoco a due chie­se e a decine di case. Hanno bloccato le strade e perfino la ferrovia per ostacolare i soc­corsi. Almeno sei cristiani so­no morti, tra loro un bambi­no e certamente qualche don­na. Tutti bruciati vivi.
Le immagini in tv degli scontri e delle case ridotte in macerie hanno fatto il giro del Pakistan, tuttora sconvol­to dai combattimenti nel Nord, conteso tra forze gover­native e «talebani», dove solo pochi giorni è stato comun­que confermato l’uso della legge islamica, la sharia. Dal­la valle di Swat al confine af­ghano continuano ad arriva­re notizie di discriminazioni anti-cristiane, come la loro esclusione dagli aiuti pubbli­ci concessi ai profughi. Ma quanto è avvenuto in Punjab, terra di mistici e di antiche buone relazioni tra fedi, è an­cora più deva­stante.
«È qualcosa che va contro lo spirito del­ l’Islam e le nor­me di una socie­tà civile, le leggi sono state mani­polate per farsi giustizia su pre­sunti reati», ha dichiarato ieri Asif Ali Zarda­ri, presidente del secondo Pa­ese musulmano al mondo per numero di fedeli, riferen­dosi alla legge sulla blasfemia che punisce con la morte ogni oltraggio all’Islam, reli­gione di Stato. «Il Corano co­munque non è stato profana­to », ha messo in chiaro il mi­nistro delle Minoranze, Shah­baz Bhatti, inviato di gran fretta a Gorja dopo l’esplode­re delle violenze. Bhatti ha di­chiarato
di aver ordinato da giorni alla polizia locale di di­fendere i cristiani minacciati, ma che le sue istruzioni «so­no state ignorate». Ha quindi annunciato che i responsabili del pogrom appartengono al gruppo estremista sunnita Si­pah- e-Sahaba, già accusato di attacchi armati e terroristi­ci contro le forze di sicurezza e la minoranza sciita e messo fuorilegge da alcuni anni. An­che se ieri in serata non c’era ancora notizia di arresti.
Un ministro del Punjab, Dost Khosa, ha per altro di­chiarato che «sabato qualcu­no ha aperto il fuoco contro un pacifico corteo di musul­mani in un quartiere cristia­no, peggiorando le cose: qual­cuno sta cercando di sfrutta­re la situazione». Dichiarazio­ne che lascia intuire una spac­catura tra le autorità o comun­que una situazione non anco­ra chiara. Esponenti delle due comunità, cristiana e musul­mana, si sono incontrati ieri sera a Gojra per tentare una riappacificazione. Nel frattem­po si teme che il numero del­le vittime possa aumentare:
già su Internet si parla di no­ve morti, e le autorità ritengo­no che altri potrebbero esse­re rinvenuti sotto le macerie.
I cristiani del Pakistan da giorni lanciavano appelli. «Ri­ceviamo continuamente lette­re di minacce e chiamate, la situazione è delicata e la ten­sione
palpabile», aveva di­chiarato a inizio settimana il segretario della Commissio­ne cattolica pachistana di Giu­stizia e pace. Parole pronun­ciate pensando alla crisi nel Nord e al Paese in generale. Prima degli ultimi eventi in Punjab.

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