Due pezzi estremamente interessanti sul CORRIERE della SERA di oggi, 24/07/2009. Il primo, di Davide Frattini, a pag.8, sul boicottaggio dei prodotti israeliani. Il secondo, a pag.23, di Pierluigi Battista sul probabile prossimo segretario dell'Unesco Faouk Hosny (si veda tutta la storia che lo riguarda cliccando il suo nome in HP nello spazio " cerca nel sito" )
Davide Frattini: " L'Europa e i prodotti israeliani: boicottaggio è discriminazione "
lottare per impedirlo
«Non spremere un arancio di Jaffa, spremi l’occupazione». Il boicottaggio dei prodotti israeliani — agrumi da importare o professori da accogliere nelle università — è una delle cause che unisce docenti britannici, consumatori turchi e Naomi Klein. «È ora che le persone integre impongano sanzioni simili a quelle applicate al Sudafrica per fermare l’apartheid», ha scritto l’intellettuale americana su The Nation.
La Corte europea per i diritti dell’uomo ha giudicato gli appelli all’ostruzionismo economico contro lo Stato ebraico con una parola: discriminazione. Ha deliberato 6 a 1 che un tribunale francese non aveva violato il diritto alla libertà d’espressione di Jean-Claude Fernand Willem. Il sindaco comunista di Seclin aveva annunciato, durante una seduta del consiglio comunale, nel 2002, di voler introdurre il boicottaggio delle merci israeliane. Le comunità ebraiche della regione lo avevano denunciato alla Procura, che aveva deciso di incriminarlo per «aver promosso la discriminazione su base religiosa, razziale o nazionale». Willem è stato prima assolto a Lille e condannato in appello, con una multa di 1.000 euro. Si è rivolto alla Corte europea sostenendo che la proposta di boicottaggio rientrava nel legittimo dibattito politico.
I giudici riuniti a Strasburgo (da Danimarca, Francia, Germania, Liechtenstein, Principato di Monaco, Macedonia e Repubblica Ceca l’unica opinione contraria) gli hanno risposto che non era stato condannato per le sue posizioni politiche, ma per «l’incitamento a commettere un’azione discriminatoria». Il boicottaggio «avrebbe infranto il normale esercizio dell’attività dei produttori, solo perché appartengono a una determinata nazione».
La comunità internazionale sa di poter usare l’import-export come tattica diplomatica. L’Unione Europea rappresenta il secondo mercato per Israele, dopo gli Stati Uniti. Nel 2008, le esportazioni (libere da tasse doganali) hanno raggiunto i 12 miliardi di euro: un terzo — accusano i critici — è prodotto nei territori palestinesi, dovrebbe essere sottoposto ai dazi, ma non se ne conosce la provenienza. Sono questi tributi mancanti che gli Stati europei stanno pensando di usare per esercitare pressioni sul governo israeliano.
Pierluigi Battista: " Oloca-Unesco "
Farouk Hosny, moderno Goebbels, in corsa per l'Unesco: fermiamolo !
Finalmente il mondo dello spirito in festa, nei giorni in cui il candidato superfavorito alla guida dell’Unesco, l’Onu della cultura, è rimasto l’egiziano Farouk Hosny.
Non poteva che essere lui, l’uomo che nella biblioteca d’Alessandria ha dichiarato: «Bruciamo i libri israeliani, magari li brucerò io stesso davanti a voi», il rappresentante della tolleranza e del confronto civile. Il mondo intero plaude all’amico fedele e leale di Roger Garaudy, noto per aver detto: «Gli ebrei hanno inventato l’Olocausto per il loro tornaconto politico ed economico». L’umanità si sente confortata per la nomina (condivisa dal governo Prodi nell’agosto del 2007, dicono, vociferano) di un uomo probo e giusto che ha proclamato «mai e poi mai» quando si è parlato dell’apertura di un museo di antichità ebraiche al Cairo, ha definito la cultura israeliana «subumana» e ha firmato la messa al bando di Daniel Barenboin, pacifista ma colpevolmente «ebreo». Bene, la cultura è in festa, viva l’Onu e la sua egida. Non è che quei rompiscatole di sionisti adesso si mettono a protestare?
Ma no. E gli intellettuali maestri di etica che dicono sempre «mai più Auschwitz», «mai più, mai più»?
Zitti e mosca, come sempre.