Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/07/2009, a pag. 27, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " Boicottare i boicottatori. Nel nome di Daniel Pearl ". Sullo stesso argomento invitiamo i lettori a leggere la "Cartolina da Eurabia " di Ugo Volli di oggi dal titolo "Volevate che un tipo targato Ansa e CGIL sprecasse un fiato o alzasse un ditino per difendere il giornalismo israeliano? ". Ecco l'articolo di Pierluigi Battista:
Pierluigi Battista
La Federazione internazionale dei giornalisti ha cacciato Israele dall’organizzazione: all’unanimità (dunque con l’assenso e la complicità del rappresentante italiano). La suddetta, dannosa organizzazione non dice nulla sui Paesi che non conoscono la libertà di stampa e invece discrimina l’unica democrazia del Medio Oriente. La suddetta, dannosa organizzazione ha preso a pretesto una banale questione di quote (lo racconta bene Giulio Meotti sul Foglio) per dare sfogo a una forma di antisemitismo che dovrebbe far inorridire i giornalisti italiani.
Tre estati fa, durante la guerra del Libano, il leader della suddetta e dannosa organizzazione tuonò contro Israele per aver bombardato la tv di Hezbollah al Manar. Ma non ha mai protestato (e non risulta che lo abbia fatto il rappresentante italiano) quando sull’emittente di Hezbollah si trasmettono serial come La diaspora in cui un Rothschild dice ai suoi figli: «Dio ha onorato gli ebrei con una missione: dominare il mondo».
Scrive Meotti, inoltre, che nei programmi di quella tv ce n’è uno in cui «due ebrei sgozzano un bambino arabo per raccoglierne il sangue da utilizzare per la preparazione del pane azzimo» e un altro in cui «una prostituta malata in un bordello gestito da una tenutaria ebrea confida il suo desiderio di 'contagiare i non ebrei'».
La Federazione internazionale dei giornalisti (con l’assenso e la complicità del rappresentante italiano) caccia Israele ma non dice una parola sul fatto che nei media in cui si dà voce all’islamismo più radicale lo Stato di Israele venga abitualmente definito «ratto marcio». E dove sono sistematicamente santificati i bambini che si fanno esplodere per sterminare gli infedeli e guadagnarsi il Paradiso dei martiri della jihad.
La Federazione internazionale dei giornalisti (con l’assenso e la complicità del rappresentante italiano) arriva buona ultima in una sequenza di boicottaggi «antisionisti» che ha conosciuto i fulgidi esempi dei medici britannici desiderosi di espellere i colleghi israeliani dalla World Medical Association e degli accademici americani smaniosi di stracciare tutti i contratti siglati insieme a Israele.
La suddetta, dannosa organizzazione è dominata da un pensiero unico e ossessivo: discriminare Israele e non far mancare l’appoggio a chi, assieme alla distruzione di Israele, non nasconde il proprio compiacimento per la soppressione fisica degli ebrei. Non si sa se alla suddetta, dannosa organizzazione fosse affiliato il giornalista Daniel Pearl, decapitato dagli jihadisti perché ebreo. Sarebbe bello, però, se i giornalisti di tutto il mondo libero, nel nome e nel ricordo di Pearl, boicottassero i boicottatori e lasciassero al suo (ignobile) destino la Federazione internazionale dei giornalisti.
Per iniviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante